Giovane stella del calcio jugoslavo, Dragan Mance perse la vita in un incidente stradale nel 1985. Grazie ai tifosi del Partizan, ora Belgrado ha una via in suo onore
Di Carlo Perigli
Ulica Dragan Mance, in italiano “Strada Dragan Mance“, è una strada di Belgrado, allo stesso tempo tra le più famose in Serbia e tra le più sconosciute nel resto del mondo. È una via leggermente defilata dal centro città, che, partendo da Bulevar kneza Aleksandra Karađorđevića, accompagna i sostenitori del Partizan Belgrado verso il loro stadio. Una scelta voluta fortemente dai tifosi e recentemente approvata dal consiglio comunale di Belgrado, per ricordare una storia d’amore, bellissima quanto tristemente corta, che ha avuto per protagonisti il Partizan Belgrado e Dragan Mance.
Nato a Zemun, una piccola città a due passi da Belgrado, nel 1962, fin da piccolo Dragan cresce a pane, pallone e Partizan Belgrado. Indossare quella maglia per lui è un sogno, che coltiva allenamento dopo allenamento. Il ragazzo è determinato e a soli 17 anni esordisce nella Seconda Divisione jugoslava con la maglia del Fk Galenica, oggi Fk Zemun. Il talento c’è, l’impegno non manca, così il 15 settembre 1980 arriva quella telefonata; “Signor Mance, qui è il Partizan Belgrado”. Ci sembra quasi di vederlo, un ragazzo di 18 anni che parla con il suo sogno: lo sguardo perso, la cornetta che trema, poche parole con la voce tremante, poi via di corsa, destinazione Belgrado, c’è da scrivere la storia.
Entusiasmo, grinta, attaccamento alla maglia e tanta, tanta qualità. Dragan Mance del Partizan ne è anima e corpo e guida la squadra a suon di gol, 174 nelle 279 partite disputate. Quattro anni fantastici, coronati dallo scudetto del 1983 e dalla leggendaria vittoria contro il Qpr in Coppa Uefa, a conti fatti la partita più importante della storia bianconera. Dopo la sonora sconfitta – 6 a 2 – rimediata in Inghilterra, un risultato che vedeva il Partizan sconfitto prima ancora di tornare in campo, il match di Belgrado rimase nella storia. Un sonoro 4-0, che permise ai bianconeri di passare il turno, grazie anche al gol di Dragan Mance, che aprì la festa belgradese. Un gesto tecnico meraviglioso, che fece letteralmente esplodere la curva sud, mentre Mance veniva sommerso dai compagni.
Finchè non arriva quello che per i tifosi del Partizan è il giorno triste per eccellenza. È martedì 3 settembre 1985, due giorni prima Mance è andato a segno contro il Buducnost, la squadra che ha dato i natali a Dejan Savicevic e ora si sta recando agli allenamenti. Secondo alcuni racconti, la fretta causata dal ritardo lo portò a premere troppo sull’acceleratore, secondo altri invece sterzò all’improvviso per evitare un pedone. La Peugeout 205 sbanda e finisce contro un palo della luce posto sul ciglio della strada, interrompendo, dopo soli 22 anni, la vita della giovane stella jugoslava.
Leader in campo e idolo dei tifosi, la morte di Dragan Mance fu un colpo durissimo per tutti gli sportivi. Ai suoi funerali parteciparono oltre 30.000 persone, mentre i Grobari, il gruppo ultras del Partizan Belgrado, lo nominarono “leggenda della curva sud”, continuando incessantemente ad intonare cori in suo onore. Per i tifosi del Partizan, Dragan Mance è ancora là, sotto la curva sud, ad esultare scivolando sulle ginocchia, con il petto dritto davanti a tifosi ed amici, gli stessi che per anni hanno insistito affinché la memoria del giovane campione non andasse perduta. Nel 2011, le loro battaglie hanno dato i risultati sperati, con l’inaugurazione di Ulica Dragan Mance, un modo, anche se solamente simbolico, di tornare allo stadio accompagnati da Dragan.
Dragan Mance, quel sogno chiamato Partizan Belgrado<
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