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Addio a Eduardo Galeano

Sempre dalla parte dei dannati.  La letteratura latinoamericana e non solo perde un grande autore e attivista

di Marina Zenobio

Galeano è morto

Il grande scrittore uruguayano Eduardo Galeno ci ha lasciato. E’ morto oggi in un ospedale di Montevideo, all’età di 74 anni, a causa di un cancro ai polmoni.

Fin dalla pubblicazione del suo Le vene aperte dell’America Latina, nel 1971, il romanzo è diventato un classico della letteratura politica latinoamericana che ha travalicato l’oceano. Ma tra le sue opere da non dimenticare anche il romanzo storico Memoria di fuoco, del 1986, tradotto in oltre 20 lingue, e ancora La conquista che non scoprì l’America (1992), Splendori e misiere del gioco del calcio (1997), Un incerto stato di grazia (con Sebastião Salgado e Fred Ritchin, 2002), Specchi (2008).

Prima di diventare un illustre intellettuale della sinistra latinoamericana, Eduardo Galeano lavorò in fabbrica come operaio, e poi come disegnatore, pittore, postino, dattilografo, cassiere…

Galeano aveva 31 anni quando scrisse Le vene aperte dell’America Latina e, secondo quando riconosciuto dallo stesso autore anni dopo, “Doveva essere un’opera di economia politica, solo che io non avevo ancora la preparazione necessaria […] Non è che mi sia pentito di averlo scritto, ma resta una tappa per me ormai superata”.

Nel 2009, durante il 5° Vertice delle Americhe, l’allora presidente del Venezuela, Hugo Chavez, regalò una copia dell’opera di Galeano – censurata e proibita all’epoca delle dittatura in Uruguay, Argentina e Cile – al presidente degli USA, Barak Obama. In quell’occasione l’opera fece un salto nella posizione dei libri più venduti da Amazon, da 60.280 al decimo posto.

Sull’episodio Galeno fu intervistato e rispose sorridendo: “Chavez ha regalo a Obama il libro con le migliori intenzioni, ma gli ha dato una copia in spagnolo, una lingua che non conosce. E’ stato un gesto generoso ma un po’ crudele”.

Conobbe il carcere Galeano, e fu costretto a lasciare il paese dopo il golpe in Uruguay del 1973. Andò a vivere in Argentina dove fondò il magazine culturale Crisis. Dopo essere stato iscritto nella lista nera del dittatore argentino Videla lasciò anche Buenos Aires per cercare rifugio in Spagna. Rientrò a Montevideo, nel suo paese, nel 1985, dove proseguì il lavoro di giornalista per il settimanale Brecha.

Nel 2010 Eduardo Galeano vinse il premio svedese Stig Dagerman per “essere sempre stato, nel corso della sua esistenza, dalla parte dei dannati, e per la sua capacità di ascoltare e trasmettere la loro testimonianza attraverso la poesia, il giornalismo, l’attivismo politico”.

Eduardo-Galeano

Eduardo Galeano, “Lettera al signor Futuro

Montevideo (Uruguay), 5 ottobre 2004

Stimato signor Futuro,
con la mia maggiore considerazione:

Le sto scrivendo questa lettera per richiederle un favore. Scuserete il mio disturbo.

No, non tema, non è che voglio conoscerla. Deve essere lei un signor molto richiesto, ci sarà tanta gente che vorrà avere il piacere, ma io no. Quando qualche zingara mi legge la mano, per leggermi il futuro, scappo alla disparata prima che ella possa commettere un tale crudeltà.

E comunque lei, misterioso signore, è la promessa che i nostri passi proseguano chiedendo senso e destino. E è questo mondo, questo mondo e non un altro mondo, il luogo dove lei ci aspetta. A me, e ai molti che non credono negli dei che ci promettono altre vite nei lontanissimo hotel dell’Aldilà.

E qui sta il problema, signor Futuro. Stiamo restando senza un mondo. I violenti lo prendono a calci come se fosse una palla. Giocano con i signori della guerra, come se fosse una granata; e i voraci lo spremono come se fosse un limone. Di questo passo, temo, più presto che tardi il mondo potrà non essere altro che una sasso morto in giro per lo spazio, senza terra, senza acqua, senza aria e senza anima.

Di questo si tratta, signor Futuro. Io le chiedo, noi le chiediamo, di non farci sfrattare. Per stare, per essere, abbiamo bisogno che lei continua a stare, che lei continua ad essere. Che lei ci aiuti a difendere la sua casa, che è la casa del tempo.

Ci faccia questa arditezza, per favore. A noi e a agli altri: agli altri che verranno dopo, se avremo un dopo.

Attentamente,

Un terrestre

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