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Altro che migranti, ecco che cosa ne sarà di Expo

Ecco che cosa ne sarà degli spazi utilizzati per l’Expo 2015, un grande affare per pochi a spese delle collettività. Registi di tutto sindaci del Pd, di Sel e di Cl

di Eugenia Foddai ed Ercole Olmi

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Altro che luogo per migranti, transitanti o rifugiati che siano, oppure senza casa, comunque bisognosi! Lodevole la petizione rilanciata su questo giornale ma quando l’Expo sarà terminata le aree di Expo torneranno nelle mani di Arexpo Spa che deciderà cosa farne tenendo conto dell’accordo di programma votato dagli enti coinvolti. Spiega bene Expopolis, scritto da Roberto Maggioni (giornalista a Radio Popolare, scrive sulla webzine MilanoX) che l’assetto societario finale di Arexpo Spa è questo: regione Lombardia 34,6%, comune di Milano 34,6%, Fondazione Fiera Milano 27,7%, provincia di Milano 2%, comune di Rho 1,1%. Arexpo ha comprato i terreni di Expo di proprietà della Fondazione Fiera (notare bene che il venditore e il compratore in questo caso sono la stessa società) e del gruppo Cabassi. Diviene così possibile urbanizzare aree ex agricole e il loro valore risulta decisamente accresciuto al momento dell’acquisto. Il 28 giugno 2007 in una scrittura privata tra comune di Milano, Fondazione Fiera e Belgioiosa Srl, società controllate dal gruppo Cabassi, viene scritto che i proprietari delle aree si impegnano a metterle a disposizione dell’evento in cambio di un diritto edificatorio. Alla fine di Expo, quando i padiglioni saranno smontati, i proprietari dei terreni passeranno all’incasso potendo costruire nuovi palazzi, case e negozi su una parte delle aree, con un valore di quei terreni triplicato. I proprietari delle aree ci avranno guadagnato prima con la vendita, durante con l’urbanizzazione e dopo con la costruzione. Il verde agricolo diventa così cemento al 50%. Questo accordo é stato sottoscritto anche da Pisapia due mesi dopo il suo insediamento il 25 luglio 2011. Ricordiamoci fra i tanti che Pisapia ha fatto sgomberare la torre Galfa per compiacere il piu’ grande palazzinaro di Milano un certo Salvatore Ligresti. Forse Pisapia non é il sindaco più adatto per trovare una soluzione al problema dei profughi.

Tutto ciò con buona pace di Vendola che, in una recente intervista a Repubblica, vanta che il “suo” (di Sel) Pisapia sarebbe il miglior sindaco d’Italia.

Intanto a Rho, comune su cui insiste l’operazione Expo, lo scorso agosto sono iniziati i lavori di demolizione e bonifica dell’ex Diana De Silva, un’importante realtà produttiva ormai dismessa da alcuni anni con la perdita di 104 posti di lavoro. E’ l’epoca del sincaco ciellino Roberto Zucchetti, il 2007. Già si parla di Expo, oltre al piano di riqualificazione dell’ex Alfa Romeo. La potente lobby di Comunione e Liberazione muove le sue pedine piazzando alla guida della città un fedelissimo dell’ex governatore Roberto Formigoni. Tuttavia, il piano integrato presentato dalla Bracco Real Estate, che prevede un mix di funzioni – commerciale residenziale direzionale/ricettivo – per 15mila mq di superfici edificabili, viene bloccato da un articolato fronte di forze sociali che vanno dal centro sociale Sos Fornace ai commercianti del Comune di Rho. Così, nel luglio 2010 il Consiglio comunale approva un ordine del giorno che rinvia sine die il piano integrato. La Bracco vuole un risarcimento di mezzo milione di euro dal Comune di Rho. La giunta Zucchetti è destinata a naufragare prima del previsto  per contraddizioni interne alla maggioranza e per l’opposizione sociale, E’ così che arriva l’attuale sindaco Pietro Romano. Di centrosinistra.

La Bracco ci riprova nel 2012 e ilsuo  piano viene definitivamente approvato il 2 luglio 2014. Il progetto prevede una riqualificazione immobiliare per complessivi  13500mq di superfici edificabili così ripartite: circa 6500mq destinate a residenziale, 3250mq a commerciale e 3800mq a funzioni direzionali/ricettive. Detto in parole povere, si tratta di molti appartamenti con un edificio di 8 piani alto 30 metri e un nuovo albergo nell’ex palazzina uffici. Quello realizzato sarà tutto residenziale a prezzi di libero mercato (la tipologia di residenziale più costosa). Rispetto al PGT vigente si tratta di un regalo con i fiocchi, come spiega un comunicato dei No Expo del centro sociale Sos Fornace. L’operazione immobiliare dovrebbe fruttare alla Bracco Real Estate circa 33 milioni di euro, quattro volte di più di quanto previsto in assenza di variante urbanistica. Sotto il complesso edilizio è prevista la realizzazione di un parcheggio interrato di 2 piani al quale potrebbe eventualmente aggiungersene un terzo – la falda acquifera presenta una serie di criticità. La convenzione prevede che le funzioni insediate potranno variare del 25%, fermo restando le superfici approvate.

Rispetto alle previsioni del piano integrato proposto dalla giunta Zucchetti le superfici edificabili sembrerebbero ridursi. Infatti, il 
progetto del centrodestra prevedeva 15mila mq di superfici realizzabili, così suddivise: alberghi 5000mq, negozi 5800 mq, uffici 2100mq e 
residenziale 1800mq. In realtà, le norme tecniche di attuazione approvate con il PGT della giunta Romano prevedono un bonus di 
edificabilità del 10% per la realizzazione di edifici in classe energetica A+ come gli edifici che verranno realizzati al posto della Diana De Silva. Basta fare un rapido calcolo per verificare che alla fine non ci sarà molta differenza rispetto al piano del centrodestra. 
Invece, chiariscono i no expo giunti al decimo anno di occupazione, la differenza più significativa è la realizzazione di un  cinema-teatro al posto della nuova sede del tribunale pensata in precedenza. Il nuovo cinema-teatro, il cui costo sarà di circa 10 milioni, sarà realizzato a scomputo degli oneri di urbanizzazione, contributi di costruzione e cessione di standard urbanistici. Cioè, sempre con soldi dei cittadini rhodensi derivanti dagli obblighi di legge che l’operatore immobiliare è tenuto ad assolvere e che l’amministrazione di centrosinistra ha deciso di investire in un progetto molto sentito dalla cittadinanza.  Un punto tutto da approfondire rimane quello dei costi di gestione del 
cinema-teatro. Se è chiaro quanto costa l’edificio del cinema-teatro, non è assolutamente chiaro quanto peserà ogni anno sulle casse rhodensi la sua gestione. L’obiettivo minimo è quello di una gestione in economia, ma stupisce che il sindaco di Rho Pietro Romano non si sia fatto carico di fornire una relazione sui costi di gestione. Quando era consigliere di opposizione sollevò la stessa questione rispetto ai costi di gestione del progetto del tribunale. Evidentemente la coerenza  non è il suo forte. 
All’interno del progetto di riqualificazione è previsto che la mensa dei poveri di via Castelli Fiorenza – gestita dalla Caritas cittadina – 
dovrà sloggiare per far posto ad una piazzetta proprio di fronte al nuovo cinema teatro. Paradossalmente, questo intervento è stato escluso dal perimetro del piano integrato nonostante sia un punto qualificante del progetto stesso. Il costo per la realizzazione della piazza sarà di circa mezzo milione di euro le cui risorse saranno tutte da reperire. Sicuramente non deriveranno dal piano della Bracco, che invece 
beneficerà di questo intervento pubblico.

Ma il 2 luglio scorso è stato notificato alla Bracco il decreto di rinvio a giudizio per rispondere di appropriazione indebita ed evasione fiscale per oltre un milione di euro in qualità di presidente di Bracco spa. La Bracco avrebbe contabilizzato nei bilanci di alcune sue società spese di natura personale attraverso una serie di false fatturazioni (in particolare, si tratterebbe di immobili privati e imbarcazioni). Ad 
essere rinviato a giudizio, oltre al presidente di Expo, anche Pietro Mascherpa il presidente di Bracco Real Estate srl che sta portando 
avanti il piano integrato dell’ex Diana De Silva.

“Dieci anni dopo il cerchio si chiude”, conclude la nota di Sos Fornace: la dismissione dell’ex Diana de Silva iniziata nel 2005 con 
l’amministrazione guidata dalla sindaca di centrosinistra Paola Pessina, si conclude con una speculazione edilizia 10 anni dopo grazie al sindaco del Partito democratico Pietro Romano. Il tutto coperto dalla foglia di fico di un cinema-teatro probabilmente destinato a diventare una cattedrale nel deserto. Una funzione pubblica che si sarebbe potuta realizzare senza fare favori a ladri e palazzinari, ma utilizzando meno dello 0,01% dei soldi pubblici destinati alle opere essenziali di un 
inutile grande evento come Expo 2015.

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