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Un fumetto rosso e blu, come le squadre del biliardino

La storia del 900 nel Biliardino di Alessio Spataro

di Francesco “baro” Barilli

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Biliardino (di Alessio Spataro – Bao Publishing, domenica verrà presentato a Bologna nell’ambito di BilBolbul) era uno dei fumetti che maggiormente m’incuriosiva, fra i vari presi nella consueta “abbuffata” lucchese. Ha finito con l’essere il più fresco e il più sorprendente: un libro riuscitissimo e dalla lettura appassionante.

Nasce da una felice intuizione: narrare la vita avventurosa di un personaggio tutto sommato poco conosciuto, Alexandre Campos Ramirez, meglio noto come Alejandro Finisterre, inventore del biliardino (o “calcio balilla”). Un’idea già di per sé curiosa, ma che sembrerebbe iscriversi nel campo del minimalismo: nulla di più errato, perché il biliardino e il suo “inventore” diventano il filo conduttore di una narrazione ambiziosa, che affronta l’intera storia del novecento. Tutto questo a partire dalla guerra civile spagnola, snodo cruciale della prima parte del secolo scorso che conduce alla seconda guerra mondiale, alla nascita delle feroci dittature europee, ma pure a pulsioni ideali e artistiche che hanno reso unica e irripetibile quella fase storica, pur nella sua tragicità. Così come la vita rocambolesca di Alejandro Finisterre è unica e consente ad Alessio di inserire camei di protagonisti del 900 (Tina Modotti, Frida Khalo, Diego Rivera, Camus, Che Guevara, Neruda, Orwell, Galeano e altri ancora) ma pure omaggi artistici (Guernica di Picasso o il celebre ritratto-nudo di Tina Modotti).

Biliardino è dunque frutto di una accurata ricerca documentale. Una cura evidente anche sul piano stilistico.

Alessio gioca su una bicromia essenziale rosso/blu, proprio come le squadre che si fronteggiano nel gioco da tavolo. Riesce nel difficile compito di mediare drammaticità e umorismo, aiutato dal suo tratto espressivo e “grottesco”, perfettamente efficace per dare un tocco di leggerezza al racconto. Infatti, seppure alle prese con un lavoro monumentale, Spataro non perde mai l’equilibrio fra narrazione “drammatica” e accenti “leggeri”, e la lettura risulta scorrevole per tutte le 300 tavole del libro. Anzi, è da sottolineare che, saggiamente, Alessio accantona quel “sarcasmo pesante” proprio di suoi precedenti lavori. Un sarcasmo, beninteso, pertinente nelle sue vignette di satira politica, ma che certamente avrebbe appesantito un lavoro di più ampio respiro, che non richiede un’uguale aggressività nei toni.

Per inciso, sembra che per Alessio questo “nuovo” approccio stilistico risulti naturale. Basti pensare alla delicatezza con cui tratteggia la storia d’amore (o comunque la giovanile infatuazione) fra Alejandro e Maria Casares (futura attrice e amante di Camus).

A cercare un difetto in Biliardino: come detto il libro è ricchissimo di spunti e citazioni, che forse non tutti possono cogliere. Ad esempio, la feroce conflittualità che danneggiò le forze di sinistra nella guerra civile spagnola, portandole alla sconfitta, appare (e sembra trasparire l’amarezza dell’autore) ma temo finisca col risultare criptica per il lettore comune. Analogamente i già citati “camei” di vari personaggi forse finiscono col disorientare un lettore poco attento o comunque non “già infarinato” sul 900. Ma tutto questo non svaluta minimamente il valore del libro. Anzi: la sensazione è che, al contrario, Alessio si sia trovato di fronte a una mole sterminata di aneddoti curiosi, in cui ha selezionato quelli più funzionali al racconto, probabilmente scartandone altri ugualmente gustosi.

Pure la velocità con cui Spataro gestisce i vari cambi di scena (e di ambientazione temporale e geografica, con le conseguenti fugaci apparizioni dei vari “personaggi celebri”) è perfettamente funzionale per dare un ritmo incalzante alla lettura, così come frenetica è stata la vita di Finisterre: poeta, inventore (a lui si deve anche il primo “voltapagine a pedale” per pianisti), ma anche rifugiato politico antifranchista, editore, imprenditore… Sicuramente personaggio picaresco, costretto dalla necessità ad aguzzare il proprio ingegno per “inventarsi” astutamente una via d’uscita di fronte a ogni avversità.

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