20.6 C
Rome
venerdì, Novembre 1, 2024
20.6 C
Rome
venerdì, Novembre 1, 2024
HomecultureGiulio Regeni, vogliamo verità e giustizia

Giulio Regeni, vogliamo verità e giustizia

Lettere di denuncia dai colleghi di Giulio Regeni ad al-Sisi e all’establishment del regime egiziano. Dottorandi che si occupano di Medio Oriente e nord Africa scrivono a Matteo Renzi

a cura di Popoff

copertina

Profondamente turbati dalla morte del giovane ricercatore italiano, torturato e assassinato per motivi politici, e indignati per il clima di omertà che coinvolge il presidente, il ministero dell’Interno e le autorità egiziane, pubblichiamo la traduzione delle lettere che chiedono verità e giustizia per Giulio Regeni.

Al di là della vergognosa farsa delle versioni ufficiali ‘montate’, la triste morte di Giulio si aggiunge alle innumerevoli uccisioni e sparizioni delle quali sono vittime migliaia di persone, tra accademici, giornalisti, attivisti e ‘semplici’ cittadini, in Egitto.

Lo stesso Egitto controllato da una dittatura brutale, che reprime la voglia di cambiamento del popolo spargendo fiumi di sangue, violando costantemente i diritti umani, le libertà individuali e d’espressione. Un sistema militare ultra-repressivo che si avvale, sin dalla prima ora, del sostegno dell’Occidente e del governo italiano, al quale chiediamo a gran voce di sconfessare con forza il regime alleato e di denunciare la barbarie sulla quale è imperniato il potere del presidente al-Sisi.

Lettera aperta di protesta per la morte di Giulio Regeni, sparizioni forzate e torture in Egitto*

Lettera aperta al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Inviata a The Guardian e ai media italiani per la pubblicazione e alle autorità egiziane tramite le ambasciate di Londra e Roma

Come membri della comunità accademica di cui Giulio Regeni faceva parte, siamo rimasti profondamente colpiti e addolorati dalla notizia della sua morte. La nostra comunità si è arricchita con la sua presenza. Ora ci sentiamo privati dalla perdita di un giovane ricercatore il cui lavoro affrontava questioni che sono di vitale importanza per la comprensione della società egiziana contemporanea. Il nostro pensiero va prima di tutto alla sua famiglia e agli amici, in questo momento particolarmente doloroso.

Siamo sconvolti dal fatto che il pubblico ministero egiziano dichiari che ci sono stati ampi segni di tortura sul suo corpo. Coloro che erano a conoscenza della scomparsa di Giulio prima della scoperta del suo corpo erano assai preoccupati per la sua sicurezza, dal momento che è scomparso nel bel mezzo di una campagna di sicurezza che ha portato ad arresti arbitrari di massa, un drammatico aumento di casi di tortura all’interno di stazioni di polizia, e altri casi di sparizioni, secondo la documentazione delle organizzazioni locali e internazionali per i diritti umani.

Mentre accogliamo con favore la dichiarazione dell’ambasciatore egiziano in Italia, Amr Helmy, secondo la quale le autorità egiziane indagheranno pienamente sulla morte di Giulio, notiamo che, secondo Amnesty International, reparti legati al Ministero egiziano degli Interni e al Ministero della Difesa egiziano sono usi a praticare la stesso tipo di tortura subita da Giulio contro centinaia di cittadini egiziani di ogni anno.

Invitiamo pertanto le autorità egiziane a cooperare con un’indagine indipendente e imparziale in tutti i casi di sparizioni forzate, i casi di torture e morti in detenzione nei mesi di gennaio e febbraio 2016 e a collaborare a eventuali indagini in corso da parte dei magistrati penali sulla morte di Giulio, in modo che i responsabili di questi crimini possano essere identificati e assicurati alla giustizia.

Dr. Anne Alexander (University of Cambridge)
Dr. Maha Abdelrahman (University of Cambridge)

È possibile sottoscrivere la lettera qui

Versione originale: Open letter to Egyptian President Abdelfattah al-Sisi

Comunicato dell’ISA-RC47 “Social Movements”**

Cari colleghi dell’ISA47,

è molto triste apprendere la notizia della sparizione forzata, della tortura e dell’uccisione del nostro giovane collega Giulio Regeni. Giulio portava avanti una ricerca di dottorato presso l’Università di Cambridge a proposito dei sindacati indipendenti in Egitto, sotto la supervisione del nostro illustre collega Maha Abdelrahman, che presiederà il pannello ISA47 sui movimenti sociali e la repressione nel mondo arabo all’ISA Forum 2016 di Vienna.

I movimenti pacifisti e gli attivisti per la democrazia sono i più forti nemici dei regimi autoritari e della violenza – e la risposta alla guerra, come ha scritto Mary Kaldor. Nelle prime cinque settimane del 2016, è diventato ogni giorno più chiaro come loro siano divenuti anche i bersagli diretti della repressione dei governi autoritari. In Turchia molti dei nostri colleghi sono stati incarcerati e vari membri del nostro comitato di ricerca ISA47 sono minacciati perché sostengono che ci sia un’altra via oltre ai regimi autoritari o al terrore.

La sparizione forzata, la tortura e l’uccisione del nostro giovane collega Giulio Regeni ci mostra che le cose stanno peggiorando ogni giorno di più. Invece di diffondere il lavoro e le pubblicazioni dei ricercatori, il ruolo del comitato ISA per la ricerca sui movimenti sociali è improvvisamente diventato quello di diffondere le informazioni sulle minacce di reclusione, ed ora sulla tortura e l’uccisione dei nostri colleghi.

Come studiosi dei movimenti sociali, reclamare verità e giustizia per ciò che è accaduto al nostro collega è un dovere essenziale. Vorrei dunque incoraggiare tutti voi a leggere, firmare, sostenere e diffondere la breve dichiarazione dei nostri colleghi Anne Alexander e Maha Abdelrahman che troverete di seguito a questo messaggio.

La scomparsa di Giulio Regeni può essere una delle notizie più tristi, ma non rappresenta un caso isolato. Nelle prime cinque settimane dell’anno c’è stato un susseguirsi di chiamate, lettere, testimonianze e petizioni per denunciare la repressione contro i nostri colleghi. Essere scienziati sociali nel 2016 e lavorare con i movimenti sociali è diventato un mestiere rischioso e una vocazione (“Beruf” come direbbe Weber) in molti paesi. È tuttavia più necessario e importante che mai. Come studiosi dei movimenti sociali dobbiamo raccogliere informazioni e condurre ricerche e analisi per comprendere meglio il nostro tempo e per mostrare quali siano le forze locali, nazionali ed internazionali, le basi e i meccanismi, che hanno prodotto un mondo in cui gli attivisti per la pace e gli scienziati sociali sono diventati bersagli dei regimi repressivi supportati da alleati internazionali.

Abbiamo bisogno di dedicare più spazio ed energie nel condurre, discutere e diffondere la ricerca sulla repressione di stato nei regimi autoritari, ma anche di quella nei paesi occidentali. La piattaforma “Open Movements” ha pubblicato delle analisi importanti per quanto riguarda la repressione dello stato autoritario contro i movimenti sociali in Egitto, Turchia, Cina e Messico, tra gli altri. Sono necessarie però ulteriori analisi e dovrà essere dedicato più tempo a questi temi nei nostri incontri futuri.

Infine, come studiosi dei movimenti sociali, conosciamo l’importanza dell’azione collettiva e della mobilitazione. Spero che saremo in grado di intraprendere iniziative che facciano suonare il campanello d’allarme e di mobilitare in modo più ampio la comunità accademica, a cominciare dalla International Sociological Association e dalle nostre università, per chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni, la liberazione dei nostri colleghi turchi e per dimostrare che una comunità internazionale di studiosi è schierata al fianco dei nostri colleghi, si oppone alla repressione che subiscono e difende la libertà accademica.

In effetti, come ha scritto Neil Pyper, “l’omicidio di Giulio Regeni è una sfida diretta alla libertà accademica”.
Geoffrey Pleyers
University of Louvain

ISA-RC47 “Social Movements”

Versione originale su http://effimera.org/

Lettera di protesta della Middle East Studies Association (MESA)**

Vostre Eccellenze, presidente al-Sisi, generale Abdul Ghaffar, signor Shoukry:

Vi scriviamo a nome della commissione per la libertà accademica della Middle East Studies Association (MESA) per esprimere la nostra indignazione per quanto riguarda la notizia dell’apparente tortura e assassinio di Giulio Regeni, uno studente italiano dell’Università di Cambridge, scomparso al Cairo il 25 gennaio e il cui corpo è stato trovato su di una strada al di fuori del Cairo il 3 febbraio.

MESA è stata fondata nel 1966 per promuovere borse di studio e l’insegnamento sul Medio Oriente e il nord Africa. Preminente organizzazione nel campo, l’Associazione pubblica il Journal of Middle East Studies e ha circa 3000 membri in tutto il mondo. MESA è impegnata a garantire la libertà accademica e libertà di espressione, sia all’interno della regione che in collegamento con lo studio della regione in nord America e altrove.

Il signor Regeni, un dottorando presso il Dipartimento di Politica e Studi Internazionali (Polis) dell’Università di Cambridge, è stato ‘visiting scholar’ presso l’Università americana del Cairo (AUC). Secondo le notizie e altre fonti, ha lasciato il suo appartamento alle 8 di sera del 25 gennaio con l’intenzione di prendere la metropolitana da Duqqi a Bab al-Louq per incontrare un amico, ma non è mai arrivato. Siamo consapevoli che, anche se le dichiarazioni iniziali del vostro governo attribuiscono la morte del signor Regeni ad una rapina andata storta o a un incidente stradale, il procuratore di stato Ahmed Nagi ora ha ammesso che c’erano segni di tortura sul corpo, tra cui bruciature di sigarette e ferite da coltello.

Anche se questo caso fosse un incidente isolato richiederebbe un’indagine approfondita per individuare i responsabili e assicurarli alla giustizia. Tuttavia, ciò che rende questo caso ancora più inquietante è il fatto che esso sia solo il più recente, se non il più mortale, esempio del crescente pericolo rappresentato dall’attuale clima politico in Egitto per tutti coloro che sono impegnati nel lavoro accademico.

Negli ultimi mesi vi abbiamo scritto più volte per esprimere la nostra profonda preoccupazione per una serie di numerose violazioni della libertà accademica e della libertà di espressione che richiederebbero innumerevoli pagine per essere elencate interamente:

  • divieto di ingresso nel paese e molestie nei confronti di numerosi studiosi e ricercatori;
  • pesante interferenza statale nei confronti degli studenti universitari e della gestione di facoltà;
  • licenziamenti ed espulsioni di centinaia di studenti e docenti;
  • condanna a morte di accademici.

Ora un accademico è stato brutalmente assassinato. Nei casi precedenti abbiamo rispettosamente chiesto la vostra attenzione su questi argomenti in linea con le norme internazionali in materia di libertà accademica, le varie disposizioni di legge egiziana e quelle dei trattati internazionali a cui il governo aderisce.

Tuttavia, il clima di repressione e di intimidazione nel quale i nostri colleghi in Egitto – egiziani e non egiziani – hanno cercato di portare avanti in modo perseverante il proprio lavoro accademico ha continuato solo a peggiorare. In effetti l’omicidio di Regeni, lungi dall’essere un’aberrazione, è in realtà il risultato prevedibile dell’aumento della repressione di stato contro gli accademici e gli studenti.

Pertanto, il caso di Giulio Regeni ci spinge a richiedere con questa lettera al vostro governo un’indagine completa e imparziale sulla sua morte, l’arresto dei responsabili e un’azione penale nei loro confronti.

Attendiamo la vostra risposta.

Cordiali saluti,
Beth Baron
MESA President
Professor, City University of New York

Laurie A. Brand
CAF Chair
Professor, University of Southern California

Versione originale: Letters on Egypt to president al-Sisi, Major-General Abdul Ghaffar, and Mr. Shoukry

Lettera aperta per il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano Matteo Renzi

Lettera aperta per il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano Matteo Renzi, la quale pubblicazione verra’ in seguito offerta a giornali Italiani ed esteri, e che verra’ sottoposta all’attenzione delle autorita’ italiane competenti e coinvolte nelle investigazioni sulle circostanze che hanno portato all morte del nostro piu caro e stimato collega Giulio Regeni in Egitto.

Spettabile Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi,
il ritrovamento del corpo, ormai senza vita, del nostro stimato collega Giulio Regeni in Egitto ha provocato un immenso dolore in tutti noi che ci occupiamo di Medio Oriente e Nord Africa.
La notizia ci ha addolorato, ma non ci ha colto di sorpresa, purtroppo.

Noi, studiosi ed accademici che abbiamo avuto modo di essere in Egitto per ricerca o che abbiamo seguito le notizie provenienti dal Paese grazie al lavoro di tanti colleghi come il nostro stimato Regeni, sappiamo benissimo quanto fragile sia diventato ormai il valore della vita nel Paese.

Arresti di massa, sparizioni di centinaia persone, uccisioni sommarie e a cielo aperto, intimidazioni, espulsioni di accademici e di critici del regime sono all’ordine del giorno da quando il generale al-Sisi, il 3 Luglio 2013, ha preso il potere con un colpo di stato militare. Quel giorno il cammino egiziano verso la democrazia ha smarrito anche la sua ultima speranza.

Quel giorno le voci dei tanti giovani che, a partire dal 25 gennaio 2011, avevano fatto il primo passo verso un Egitto più libero, più democratico e, per la prima volta in sessant’anni di storia, più padrone di sé e del proprio volere, sono state nuovamente soffocate. Quelle voci sono state represse e silenziate per la sete di potere di una casta militare che dal 1954 si comporta da padrona, non ricordandosi invece che la funzione di chi governa è anche quella di proteggere i propri cittadini.

Sin dal luglio 2013, note organizzazioni governative e non governative hanno denunciato l’abuso dei diritti umani in Egitto da parte delle forze dell’ordine, non solamente militari ma, soprattutto, le forze di polizia, sia quelle ufficiali, sia le ‘baltagiya’, ovvero le forze mercenarie di cui lo stesso al-Sisi è direttore e principale responsabile.

Il popolo egiziano è vittima di sparizioni, uccisioni e arresti di massa, incarcerazioni arbitrarie, detenzioni senza giusto processo, forti limitazioni alle libertà fondamentali di espressione ed opinione.

Le notizie frammentarie e contrastanti sulle circostanze della morte di Giulio sono, per noi, segni piuttosto chiari della volontà delle forze dell’ordine egiziane di nascondere le vere cause del decesso, che noi riteniamo essere probabilmente collegato all’abuso di potere delle stesse forze dell’ordine egiziane, poiché torture di quel tipo sono difficilmente imputabili a forze extra-istituzionali.

Noi crediamo, inoltre, che il governo italiano abbia volutamente chiuso gli occhi davanti all’abuso dei diritti umani contro il popolo egiziano da parte del regime militare di al-Sisi. Ci chiediamo se l’abbia fatto in vista degli interessi economici che il nostro Paese ha in Egitto. Scambi economici che devono continuare a crescere ed il cui ultimo esempio è rappresentato dalla possibilità italiana di trarre vantaggio dello sfruttamento di giacimenti di gas naturale al largo delle coste egiziane, e recentemente scoperti dall’Eni.

Come accademici e cittadini italiani ci chiediamo quanto la crescita economica del nostro Paese possa essere diventata una moneta di scambio di fronte alla morte del nostro collega Giulio Regeni e di migliaia di inermi cittadini egiziani. Chiudere gli occhi di fronte alle circostanze della sua morte, continuare a sostenere ed accordarsi economicamente con un regime militare dittatoriale e repressivo come quello di al-Sisi in Egitto significa per noi denigrare e sminuire l’importante contributo politico, culturale ed umano che Giulio e gli altri cittadini egiziani portavano all’Italia, all’Egitto ed al mondo, ma anche il violare stesso di liberta’, democrazia e rispetto dei diritti umani sui quali si fonda il nostro stesso Paese.

Noi riteniamo inoltre che continuare a sostenere economicamente regimi dittatoriali come quello di al-Sisi renda vano ogni sforzo nel fronteggiare le crisi umanitarie che stiamo vivendo. Il terrorismo e l’emergenza migranti sono fenomeni che hanno un’origine comune: la mancanza delle libertà fondamentali. Il terrorismo, come noi italiani sappiamo bene, si alimenta attraverso la repressione e la violenza. Continuare a finanziare economicamente i paesi in cui avvengono quotidianamente violazioni dei diritti umani significa solo procrastinare e rendere piu’ difficile il raggiungimento di una soluzione alle emergenze dell’immigrazione e del terrorismo.

Per questo noi accademici, colleghi e amici di Giulio Regeni, chiediamo la piena e attiva collaborazione tra governo italiano ed egiziano nell’investigare l’accaduto e le circostanze che circondano la morte del nostro amato collega. Chiediamo inoltre, che i colpevoli, i veri colpevoli, siano portati nelle mani della giustizia, per quanta giustizia ci possa essere rimasta in Egitto.

Ma soprattutto domandiamo al nostro Governo, ed a Lei in primis caro Presidente del Consiglio Matteo Renzi, la verità sulla vicenda della morte di Giulio, anche se questo implicherà ammettere di aver, direttamente o indirettamente, supportato un regime militare e dittatoriale come quello di al-Sisi le cui politiche repressive hanno eventualmente colpito anche l’Italia e noi italiani.

Cordialmente,

Erika Biagini, Dublin City University, Irlanda
Mauro Saccol, Università di Genova, Italia
Carlotta Stegagno, Università di Genova, Italia

Info e commenti: giustiziapergiulio@gmail.com

Adesioni: https://docs.google.com/forms/d/1u2mE0xEtKMuPCDw3958FBbI6kj1ynJCerrAeGkUjKeE/viewform

*Traduzione da www.effimera.org

**Traduzione di Giampaolo Martinotti

1 COMMENT

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ultimi articoli

La fantascienza torna a Roma, per tre giorni

Dall'8 al 10 novembre la prima edizione di Sfestival, festival romano della fantascienza, promosso da Allarga.menti

Genova, le Origini dei linguaggi della danza contemporanea

Gli appuntamenti dell’edizione 2024 della rassegna internazionale di danza contemporanea Resistere e Creare 

Teatro d’evasione, undicesima stagione per le Donne del Muro Alto

La compagnia guidata da Francesca Tricarico esordisce al MAXXI per la Festa del Cinema di Roma. Domenica 20 ottobre, alle ore 16.00

Francia anni ’70, il mistero del “profeta rosso”

Storia di una "setta" maoista nel libro di una sociologa che Mediapart ha intervistato [Mathieu Dejean]

Il diario di un soldato di leva russo ai confini della guerra

“Esercito e confine del cazzo": la vita quotidiana in divisa, a Kursk, in un taccuino trovato in una postazione militare [Pierre Alonso]