-2 C
Rome
sabato, Dicembre 7, 2024
-2 C
Rome
sabato, Dicembre 7, 2024
Homepadrini & padroniIl Sì alla Brexit come gli Spitfire nel 1940

Il Sì alla Brexit come gli Spitfire nel 1940

Dopo un bombardamento economico di avvertimento, il governo tedesco minaccia il popolo britannico. Il Sì alla Brexit come gli Spitfire

di Giorgio Cremaschi

13442180_1549569615352651_270927325261107387_n

Contro il popolo britannico che dai sondaggi pare orientato a far vincere il “Leave” cioè il Si alla Brexit, si è scatenato un bombardamento economico di avvertimento. Le multinazionali della speculazione finanziaria hanno organizzato un crollo controllato delle principali Borse. Questa manovra è stata accompagnata da una comunicazione a reti mondiali unificate ove si spiegava che questa caduta del valore dei titoli era solo un piccolo assaggio di ciò che accadrebbe se i britannici decidessero di lasciare l’Unione Europea. Al coro di banche, confindustrie varie, multinazionali, agenzie di rating, ha aggiunto il suo acuto finale il ministro delle finanze germanico Schauble. Il ministro più potente d’Europa, colui che ha ridotto la Grecia a colonia della Troika, ha minacciato brutalmente i britannici. Se sceglierete di stare fuori, non avrete nessun accordo con noi, sarete considerati meno dell’Albania.

A queste minacce hanno fatto eco in Gran Bretagna Cameron e le élites di destra e sinistra che sostengono il “Remain”, amplificando quelle minacce e trasformandole in punizioni bibliche pronte a scatenarsi sui cittadini britannici che scegliessero la Brexit.

Ancora un volta il partito unico europeista dà il meglio di sé. È significativo che quando i popoli minacciano di mettere in discussione la costruzione europea che li schiaccia, la risposta non sia mai sul terreno della democrazia. Se i popoli fanno sul serio la UE e chi la sostiene dimenticano immediatamente tutta la liturgia dei diritti umani che si dispiega normalmente per i gonzi e passano subito al sodo: se non state con noi vi distruggiamo a colpi di spread!

Non c’è nulla che riesca a dimostrare la natura antidemocratica di fondo della Unione Europea come i referendum su di essa. È accaduto un anno fa in Grecia, anche allora tutte le minacce erano contro il libero voto del popolo. Schauble allora sostenne che un No democratico dei greci non avrebbe avuto alcun valore, perché in Europa vale solo l’obbedienza al potere economico e finanziario e alle sue leggi. I greci resistettero e votarono No lo stesso, ma il loro governo tradì quel voto.

Ora i britannici sono allo stesso punto dei greci e anche se sono un popolo più grande in un paese ben più forte, sono soggetti alle stesse minacce autoritarie. Sapranno resistere ad esse? Non lo sappiamo anche se è significativo che proprio mentre Schauble faceva le sue dichiarazioni, uno dei leader storici del Labour, Skinner, si pronunciava a favore della Brexit nel nome della democrazia e dei diritti del lavoro. Aggiungendosi così al glorioso sindacato dei trasporti RMT e a tanti militanti di base politici e sindacali che rifiutano la subalternità blairiana del gruppo dirigente Labour.

Oramai è chiaro che in Gran Bretagna, non c’è solo la destra populista contro la UE, ma un fronte sempre più vasto di forze radicali, progressiste, populiste di sinistra.

Riuscirà il popolo britannico a resistere alle minacce? Non lo sappiamo ma lo speriamo. Anche in questa battaglia d’Inghilterra sono in gioco i destini di tutto il continente Se i britannici voteranno in pace il Si alla Brexit, aiuteranno tutti i noi come fecero in guerra nel 1940, quando resistettero ai bombardamenti veri e risposero ad essi con il coraggio dei piloti degli Spitfire.

 

1 COMMENT

  1. Ed è altamente significativo che ciò avvenga in GB, che ha avuto i vantaggi maggiori dalla UE, potendo mantenere fin dall’inizio (chissà perché) moneta propria e libertà economiche che l’ Italia si è sognata. Da noi non si è potuto nemmeno parlare di referendum, anche consultivi, che avessero potuto intaccare la “vulgata buona” della Unione Europea. Ci hanno trattato da “bambini deficienti” fin dagli anni ’50, quando gli zozzoni politico-economici ci imponevano manifestazioni pro-europa a piè sospinto, con la stampa itaGliota e asservita sempre in prima fila a soffiare in poppa all’ obbrobrio che gli usurai internazionali ci andavano imponendo.
    Sono Populista, ricordo con orgoglio i tempi in cui l’Italia si faceva rispettare e ne sono fiero. E non posso dimenticare che la sinistra tutta è stata complice del colpo di stato “europeo”, con i sindacati in testa…

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ultimi articoli

Dietro le quinte della rivoluzione spagnola

Diego Giachetti recensisce Morte dell’anarchico Durruti di Paolo Bertetto (Derive Approdi)

Licia Pinelli: un’assenza, una presenza

Poi, non l'ho più sentita. Sai come vanno queste cose, si rimanda sempre... E così arriva il primo 15 dicembre senza di lei [Francesco "baro" Barilli]

Camminare, vedere, raccontare

I viaggi "in bianco e nero" di Ivo Saglietti, fotoreporter, nella mostra in corso al Palazzo Grillo di Genova

Victor Serge, la memoria della rivoluzione

Leggere Serge è fondamentale sul piano storico, politico e umano [Maurizio Acerbo]

Lo squadrismo dei tifosi israeliani e il pogrom immaginario

Violenza ad Amsterdam: i fatti dietro le mistificazioni e le manipolazioni politiche e mediatiche [Gwenaelle Lenoir]