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Piano Condor, sentenza a metà

8 ergastoli, 19 assoluzioni e 6 non luogo a procedere nel processo romano contro gli artefici del Piano Condor. Deluso il governo dell’Uruguay: 13 su 14 aguzzini e mandanti sono stati assolti

di Checchino Antonini

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L’avvocato Fabio Maria Galiani, che rappresentava sia la Repubblica dell’Uruguay, sia la parte civile Soledad Dossetti, ha dichiarato che “in tutta la mia esperienza non ho mai visto in Italia un’assoluzione di fronte a un compendio probatorio come questo”. «L’Italia- scrive lo storico Antonio Moscato – è il paese in cui ci sono voluti sette anni per ammettere che Stefano Cucchi non si è ucciso da solo, ed è anche il paese in cui se un giudice in primo grado fa per coscienza o per un miracolo una sentenza secondo coscienza (per esempio sull’amianto, o sulla ThyssenKrupp…), si può stare sicuri che sarà cancellata subito in appello, o al peggio in Cassazione. Non è l’unico paese europeo ad avere una magistratura così, ma certo non è l’ultimo nella graduatoria del cinismo e dell’ipocrisia. Anche l’Uruguay esprime la sua delusione per la sentenza del Tribunale di Roma che ha assolto 13 dei 14 imputati uruguaiani nel processo sul cosidetto piano Condor, la strategia coordinata elaborata dagli Usa e dealle dittature militari sudamericane per l’eliminazione degli oppositori. «Dal momento che speravamo in un esito diverso, ci sentiamo delusi, ma rispettiamo la separazione dei poteri», ha dichiarato il vice presidente dell’Uruguay, Raul Sendic, venuto a Roma per la lettura della sentenza. Da parte sua, Javier Tassino, dell’organizzazione Madres y Familiares de Detenidos Desaparecidos, ha già annunciato un ricorso in appello. La III Corte di Assise di Roma ieri ha emesso otto condanne all’ergastolo, 19 assoluzioni e sei non luogo a procedere per morte degli imputati, accusati di omicidio plurimo aggravato e sequestro di persona. Su 27 richieste di ergastolo per alcuni carnefici e protagonisti dell’orrore, la Corte ne ha concessi solo 8 (tutti già in prigione nei loro Paesi). La Procura di Roma ha condotto indagini interminabili, e lo stesso processo è durato 23 mesi e 61 udienze. «Alla lettura della sentenza un silenzio assordante, le facce attonite dei familiari delle vittime, gli occhi pieni di lacrime e la tristezza di chi cerca verità e giustizia da più di 40 anni», racconta Marco Consolo, del Prc.

Assolto Nestor Troccoli, l’unico degli imputati che risiede in Italia con doppia cittadinanza mentre è stato condannato all’ergastolo l’ex ministro degli Esteri uruguaiano Juan Carlos Blanco.

Una sentenza che fa «giustizia a metà per i tanti desaparecidos vittime delle dittature sudamericane di quel periodo, ma aggiunge un nuovo elemento alla verità storica che, a volte con grande fatica, è stata fatta su quanto accadde», ha detto anche Patrizio Gonnella, presidente della Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili. «Questo processo individua infatti un reato associativo transnazionale, concentrandosi proprio sul coordinamento criminale tra le diverse intelligence latinoamericane. Finora la giustizia nei diversi paesi aveva processato, eventualmente condannando, soprattutto gli esecutori materiali, ma senza mai riuscire a individuare il nesso causale politico ed il coordinamento tra le diverse dittature. Tra i condannati anche Luis Garcia Meza Tejada, ex presidente della Bolivia, Francisco Morales Cerruti Bermudez, ex presidente del Perù, e Pedro Richter Prada, ex primo ministro del Perù. Gli archivi del Piano Condor ritrovati in Paraguay nel 1992 riportano come bilancio della repressione 50.000 persone assassinate, 30.000 scomparse (desaparecidos) e 400.000 incarcerate», ha concluso Gonnella. Rifondazione comunista ricorda che la loggia massonica P2 ha avuto tra i suoi iscritti molti dei responsabili latinoamericani dell’orrore, mentre l’Uruguay e l’Argentina erano una importante base operativa di Licio Gelli. «Incomprensibilmente, suo figlio è oggi ambasciatore del Nicaragua in Uruguay. Con questa sentenza l’Italia sbatte la porta in faccia alla richiesta di giustizia e verità, violando la Convenzione internazionale tra Italia ed Uruguay. Ancora una volta i poteri occulti hanno garantito l’impunità a molti dei carnefici. In attesa dell’appello della Procura a questa vergognosa sentenza, Rifondazione Comunista fa suo il clamore di chi esige verità e giustizia.

Jorge Nestor Fernandez Troccoli, ora cittadino italiano, è stato uno dei responsabili del Plan Condor in Uruguay. Nel 1996, ha scritto un libro “La ira de Leviatán” (L’ira del Leviatano) con cui rivendica i suoi crimini e pretende di essere riconosciuto come un servitore dello stato, di una patria dove gli anticorpi, i militari, dovevano farsi carico di combattere l’infezione democratica a qualunque prezzo. “Come se – scrisse tempo fa Gennaro Carotenuto – la picana elettrica, il vomito del supplizio, la diarrea degli sfinteri dei torturandi incontrollati per il terrore, il liquido seminale degli stupri, il sangue delle ferite che sgorgava a fiotti, le ossa spezzate di quel sant’Uffizio moderno, i cadaveri putridi o i corpi ancora vivi gettati nel grande fiume, non lo avessero in nessun modo schizzato, macchiato, insozzato”. All’epoca dei crimini, Troccoli era capitano del servizio segreto della marina uruguaiana (S2), dove era conosciuto come «el torturador». Nato a Montevideo il 20 marzo 1947, passaporto italiano dal 2002, grazie alla sua doppia nazionalità (e ad amici potenti) alla vigilia di un possibile arresto, Troccoli fuggì dall’Uruguay per nascondersi nel salernitano, tra Marina di Camerota e Battipaglia. Già arrestato in Italia nel 2008, poi scarcerato anche per vizi procedurali, ieri è stato vergognosamente assolto nonostante le prove schiaccianti per gli omicidi contestati, tra cui quelli degli italo-uruguaiani Raul Borrelli, Yolanda Casco, Edmundo Dossetti, Raul Gambaro, Ileana Garcia, e Julio D’Elia.

Negli anni ’70, una massiccia operazione di politica estera statunitense, portò al coordinamento delle forze armate e repressive tra le dittature dell’America Latina – Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay, Uruguay, Perù e Ecuador – integrate con le agenzie di intelligence locali. Un’internazionale contro ogni forma di proteste o di insurrezione che utilizzava metodi di repressione illegali e che gliplan-condor mappa Stati Uniti battezzarono Plan Condor.

I suoi obiettivi erano: condividere le informazioni ottenute nei rispettivi servizi segreti; eliminare l’attività armata dei guerriglieri comunisti; controllare le frontiere per evitare che chi fosse stato ricercato nel suo paese potesse trovare asilo nei paesi confinanti; formare quadri all’interno delle forze di sicurezza affinché potessero operare in tutta l’America Latina o in altre parti del mondo; addestramento per rintracciare gli oppositori, sequestrarli e torturarli; lottare per mantenere vivi nelle società coinvolte i valori “occidentali, umanisti e cristiani”.

Gli oppositori politici – militanti, attivisti, religiosi, professionisti, insegnanti, lavoratori, studenti – considerati di sinistra potevano essere arrestati in qualsiasi paese. La ricerca e il loro sequestro erano a carico di squadre di polizia, militari vestiti da civili, paramilitari che viaggiavano in veicoli senza targhe. Attraversavano quartieri, città, paesi cercando guerriglieri e attivisti presumibilmente di sinistra. Una volta sequestrati questi uomini, donne ma anche adolescenti, erano condotti in prigioni clandestine dove venivano sottoposti a torture, fisiche e psicologiche, per estorcere informazioni. Chi non moriva sotto le torture aveva comunque scarse possibilità di rimanere vivo. Una generazione di latinoamericani sterminata. Moltissime vittime del Plan Condor sono “scomparse” nel nulla e chiaramente di tutto questo “procedimento” scientificamente studiato, non doveva rimanere traccia ufficiale alcuna.

«Siamo riusciti assieme agli altri avvocati di parte civile e grazie al lavoro della Procura di Roma ad ottenere 9 condanne all’ergastolo. Ora cercheremo di recuperare i casi che hanno avuto assoluzioni». È il commento dell’avvocato Andrea Speranzoni, difensore che come parte civile rappresentava i familiari di sei vittime nel processo ‘Condor’ concluso in primo grado a Roma, oltre alla Cisl e al Partito comunista cileno. Per Speranzoni è stato «un processo importante per le vittime. Vero è – ha aggiunto – che celebrare processi 40 anni dopo i fatti presenta difficoltà enormi. Anche in questi casi infatti si è giunti ai giudizi dopo anni di impunità e giustizie di transizione in molti casi ambigue e inefficaci». Come avvocato «che in passato si è occupato di terrorismo interno e di armadi della vergogna – ha proseguito – mi viene alla mente il ruolo che la loggia massonica P2 ha avuto nel nostro Paese nei casi della strage alla stazione di Bologna e in molte altre vicende oscure».

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