Cina, il 19° Congresso del P.C.C. Un assise dagli sbocchi imprevedibili
di Aldo Bronzo*
Il contesto in cui si colloca il 19° Congresso del P.C.C. non è scevro da contraddizioni e da problematiche di cui la direzione raggruppatasi attorno alla figura carismatica e accentratrice di Xi Jinping deve pur tentare di dare una risposta.
Infatti, dopo i successi fatti registrare dalla “riforma” denghista sino al 2008, i meccanismi che avevano garantito quello sviluppo si sono parzialmente inceppati: in sostanza meno capitali dall’estero e meno sbocchi alle merci cinesi sui mercati internazionali. Ne conseguì una inevitabile tendenza al ristagno che fu contrastata dall’allora leader in carica Hu Jintao con una politica di “stimoli”, cioè con opera pubbliche pari a 580 miliardi di $ che, se arrestarono il tendenziale declino, stimolarono un debito pubblico spaventoso, pari a 3,4 miliardi di $.
La direzione compattatasi attorno a Xi Jinping al 18° Congresso sembrò voler prendere le distanze da queste metodiche, dal momento che si valutavano del tutto negativamente le pericolose implicazioni. Per Xi e i suoi molto meglio proiettarsi verso i mercati internazionali con una forte crescita degli investimenti all’estero e con la creazione di una “via della seta” per egemonizzare il commercio internazionale in aree ben precise, previo anche la creazione di una banca opportunamente costituita alla bisogna, la Aiib (Asian Infrastructre Investment Bank) chiaramente sottratta all’abituale egemonia statunitense e alla soffocante egemonia del dollaro nel trade. In breve un utilizzo crescente delle categorie dell’economia di mercato – opportunamente adattate al rango di “socialismo con le caratteristiche cinesi” – a cui veniva associato un rigido controllo del corpo sociale, un tentativo di rendere più trasparente l’operato economico dei vari potentati provinciali e un impegno rivolto a ridimensionare il dilagante fenomeno della corruzione con il ricorso diffuso e generalizzato a severe misure repressive. Il tutto con il fine esplicito di rendere la produzione meno proiettata verso il mercato internazionale, ma qualitativamente migliore e più capace di sollecitare il consumo interno.
Tuttavia, al di là delle rassicuranti dichiarazioni ufficiali, non sono mancate difficoltà di vario genere in questo tentativo messo a punto per mantenere lo sviluppo economico su livelli tali da non suscitare pericolose tensioni sociali. In particolare il consumo interno non si sviluppa adeguatamente per cui, di fronte al delinearsi di spinte recessive, non si è trovato di meglio che rilanciare gli “stimoli” già cari a Hu Jintao che Xi aveva esplicitamente criticato. 377 miliardi di $ per 2016, mentre per l’esercizio corrente è previsto un impegno di spesa pari a 376 miliardi di $. Un fiume di denaro che il centro pechinese eroga a mani basse e che comporta l’inevitabile coinvolgimento di quegli organi periferici che si azzuffano per garantirsi le quote più rilevanti, magari per mettere a punto infrastrutture dall’utilità perlomeno dubbia senza disdegnare il ricorso a procedure corruttive abbastanza diffuse. Così lo stesso tentativo di Xi e dei suoi di ridurre il fenomeno della corruzione con un’incisiva azione repressiva viene compensata, per così dire, dalle stesse procedure messe a punto per mantenere lo sviluppo economico su livelli che garantiscano la stabilità economica e politica. Il tutto mentre il debito pubblico sembra fuori da ogni reale controllo.
Tuttavia anche le proiezioni verso il mercato internazionale presenta bilanci altalenanti e difficoltà di vario genere. Certo la fondazione della Aiib ha fatto registrare consensi di incontestabile entità, se è vero che vi hanno aderito gruppi finanziari di ben 70 paesi; ma il sostegno alle imprese cinesi operanti all’estero (outbond direct investment) ha evidenziato più di una battuta d’arresto che poi ha dato luogo a squilibri monetari di tutto rilievo se le riserve valutarie in $ che a tutto il 2014 ammontavano 3993 miliardi , a gennaio del corrente anno non superavano i 2998 miliardi.
Di fronte a questo intersecarsi di problemi Xi Jinping affronta il 19° Congresso per porre la sua candidatura a leader incontrastato della Cina dove pullulano le pulsioni più disparate e le spinte più contraddittorie, anche per le irrequietezze dei nuovi ceti lavorativi più inclini a rappresentare quanto meno sul piano rivendicativo le loro esigenze, mentre lo scenario a livello internazionale presenta un quadro difforme e continui cambiamenti di scenari. Ed è del tutto da verificare che l’accentramento dei poteri nelle mani di un leader incontrastato varrà a garantire quello sviluppo adeguato ad assicurare lo stato di benessere generalizzato verso la metà del secolo in corso, secondo le promesse fatte ad un corpo sociale che, ieri come oggi, viene privato di ogni capacità di decisione e di qualsiasi capacità d’incidere.
Il 19° Congresso del P.C.C. lascerà, con tutta probabilità, molti problemi irrisolti.
*Aldo Bronzo è autore, tra l’altro, di Le ombre del drago. Storia critica del comunismo in Cina, dalle origini ai giorni nostri edito da Red Star Press, 2016 può essere richiesto alla nostra casella postale kallemillennium@gmail.com con uno sconto del 30% sul prezzo di copertina