L’Altra Europa scrive a Falcone e Montanari provando a ricucire lo strappo dei due garanti del Brancaccio con la loro base
Cara Anna e caro Tomaso”,
abbiamo letto il testo di un documento che sarebbe condiviso anche da voi e una vostra nota che parla di un avvio di discussione che deve essere aperto e in cui vi rivolgete a noi direttamente. Noi riteniamo che il percorso che ci siamo dati sia quello giusto e corretto. Di questo percorso ci sentiamo protagonisti fin dal primo momento e perciò non riusciamo a comprendere cosa intendiate dire quando parlate di allargare ad AET (e al Prc) il testo di cui sopra. Noi non neghiamo il lavoro di relazione e cucitura per arrivare all’obbiettivo dichiarato ma lo abbiamo inteso come un servizio e non alternativo al percorso comune.
E infatti ci siamo ben guardati, ci pare di capire a differenza di altri, da costruire altri percorsi separati. Siamo stati e siamo rimasti legati alla nostra road map. Una larga discussione politica e programmatica che culmina nella assemblea del 18 novembre.
Pensiamo che l’assemblea del 18 novembre debba essere pienamente sovrana e debba dare compimento al percorso che abbiamo fatto insieme. Sarebbe ben strana una assemblea chiamata a discutere sostanzialmente di documenti prodotti al di fuori o lateralmente del nostro percorso partecipato. Pensiamo invece ad una assemblea che consolidi il nostro profilo e il nostro programma, naturalmente non ignorando ciò che è maturato intorno, ma chiedendo a tutti di riferirsi a ciò che noi collettivamente decidiamo di essere. Il profilo politico in cui ci sentiamo impegnati è quello che voi avete proposto al Brancaccio e cioè quello di una effettiva rottura con le politiche di un lungo ciclo ventennale che ha visto corresponsabile il centrosinistra, esperienza che consideriamo definitivamente conclusa. Non è pensabile un rapporto col PD né prima né dopo le elezioni. Anche se la situazione e i guasti prodotti da questo ciclo ci collocheranno all’opposizione dobbiamo saper esercitare e valorizzare il ruolo di rappresentanza e di battaglia in favore delle tante vittime delle politiche liberiste. Naturalmente sapendo parlare con chiarezza e precisione al Paese di quale concreta alternativa proponiamo ma non rendendo ambiguo o velleitario il messaggio che mandiamo risultando non credibili. Pensiamo che il cambio di rotta debba essere concretizzato in scelte molto chiare come l’abolizione di Jobs Act ( e delle leggi che già da prima hanno favorito la precarietà), Buona scuola e alternanza scuola lavoro ma anche pareggio di bilancio, fiscal compact, legge Fornero e decreti Minniti Orlando. È necessario un nuovo ruolo del pubblico e del “comune” dopo la ubriacatura ideologica delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni (non possiamo dimenticare il valore del referendum sull’acqua). il cambio di rotta dovrà quindi rovesciare le politiche di privatizzazione ed esternalizzazione di aziende e servizi pubblici, restituire ai comuni risorse e possibilità di salvare, manutenere e rendere civili le tante periferie del nostro Paese. Risorse che possono arrivare dal tagliare subito fondi a opere come il Tav o alle spese militari oltre che da una nuova politica fiscale. E serve un chiaro no a Trattati come il Ttip e il Ceta. Ma non vogliamo qui anticipare la discussione programmatica che dobbiamo fare e che deve essere vera e di fondo su tanti temi. Pensiamo a cosa significa una politica di genere oggi o realizzare un’altra idea di Europa. Abbiamo bisogno poi, come conferma il voto siciliano, di costruire la sinistra che non c’è e che essa sia resa viva da percorsi e rappresentanze innovative.
Su tutto questo e molto altro pensiamo che la nostra assemblea debba lavorare. Per arrivare ad una proposta condivisa che contenga un chiaro preambolo politico, chiare indicazioni programmatiche e trasparenti procedure democratiche per la rappresentanza elettorale che garantiscano la necessaria credibilità rispetto al progetto. Un cambio di rotta richiede infatti anche una grande discussione pubblica sulle regole e sulla selezione di coloro che questa svolta dovranno rappresentare davanti al Paese. Abbiamo bisogno che si percepisca chiaramente che non si tratta di perpetuare espressioni istituzionali ma di mettere in campo in reale discontinuità politiche nuove e persone che conquistino la fiducia di donne e uomini che la svolta e’ credibile e possibile. Una proposta da offrire a tutti. Non per precludere rapporti ma perché essi siano partecipati e trasparenti. Di questo vi chiediamo di discutere con voi nei tempi più ravvicinati possibile.
Grazie.
L’Altra Europa con Tsipras
L’Italia è soffocata da una esagerazione di intelligenze, così è bloccata da decenni e l’evasore fiscale Silvio Berlusconi l’avete fatto rinascere, offrendo a lui spazi infiniti. In Italia c’è bisogno di un Partito Comunista rivoluzionario, unito, libero dalla burocrazia, capace di realizzare la trasformazione delle “chiacchiere”, dei tanti “capi” “comunisti”, senza capacità dialettiche, ma chiusi nella strategia criminale del fondamentalista islamico, non marxista-leninista, Josep Stalin, che distrutta la NEP di Lenin, ha sacrificato la vita di decine di milioni di russi ed ucraini, per la strategia di fame della “costruzione del socialismo in un paese solo”. Noi comunisti, del PCI, il 20 Giugno 1976, abbiamo conquistato 12.624.590 voti validi, il 34,42%. Poi Enrico Berlinguer ha assegnato la “non sfiducia” al Governo di Giulio Andreotti, e dopo il fallimento, la “crisi, il voto del Giugno 1979 ed il PCI, dopo perduto 27 deputati si è incamminato verso il declino. Oggi, dopo fatti cadere i due Governi di Romano Prodi, il 9 Ottobre 1998 ed il 24 Gennaio 2008, riconsegnato il “potere” al pregiudicato Silvio Berlusconi, poi fuggito il 12 Novembre 2011, dopo aver affondato l’Italia. Nasce il Governo Mario Monti, ecc… ecc… Fortuna che, dal 23 Febbraio 2014, hanno iniziato la ricostruzione dell’Italia i Governi Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, e la crescita è visibile dalle cifre fatte conoscere dall’ISTAT, dall’UE, e dal Bilancio triennale 2018-2020, in dibattito al Parlamento, da studiare marxisticamente, dialetticamente. I tanti “partiti comunisti”, personali, presenti in Italia, dopo la Lista ARCOBALENO, naufragata, capo il “parolaio giallo”, quello “del Governo morente”, non esistono più. Io sono comunista dal 1940, ho organizzato scioperi contro il fascismo nel Marzo 1942, in tre organizzatori degli scioperi arrestati. Dal 12 Settembre 1943, in montagna a dare vita alla Guerra Partigiana nell’alto Appennino maceratese e liberata la Città di San Severino Marche MC, il 1° Luglio 1944, dal nostro “BATTAGLIONE Mario”, composto da italiani e da tanti stranieri, bianchi e neri, migrati in Italia, in tante occasioni storiche, guerriere non pacifiche, generate dal nazifascismo dal 1938/39 come ben si sa. Sono un comunista, impegnato nella Associazione ANPI e per il 4 Dicembre 2016, ho lavorato per le RIFORME, non comprese e negate dagli italiani per il 59,1% dei voti validi. Ed oggi la “confusione ed in non voto” persistono come Voi, con lo scrivere a vuoto, senza costrutto, documentate, per dare forza alle negatività da Voi inventate. Ho scritto molti saggi anche di economia politica, chi vuole leggere, per formarsi culturalmente, chieda. Uno lo ho intitolato:-“LA TEORIA MARXISTA LENINISTA”. Per divenire “COMUNISTI” rivoluzionari e non “chiacchieroni”, studiare e comprendere quanto MARX, ENGELS, LENIN, GRAMSCI, Giorgio AMENDOLA, hanno scritto ed anche detto. Auguri, per l’unità, in un unico PCI, verso la Primavera 2018, ben in salute. Campa cavallo. Grazie. Saluti comunisti e partigiani, compagno Gennaro Barboni. Partigiano combattente per il “SI”, deputato del PCI, VI^ Legislatura. Imprenditore artigiano, OFFICINA MECCANICA di precisione, per macchine robotiche, a Milano. Follonica GR, 10 Novembre 2017.