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Legge Mancino, Fontana teme d’essere incriminato

Legge Mancino, Fontana, il ministro della famiglia bianca-etero-bigotta vorrebbe abolirla. Salvini pure poi frena

Abolire la legge Mancino, quella contro i reati di odio razziale: la bomba del ministro Fontana, quello della Famiglia, piomba sulla sonnolenta scena politica alla vigilia delle ferie, mentre l’Italia è punteggiata da spari e aggressioni razziste (le più recenti sono quelle di Napoli e Pistoia) e tweet roventi della coppia Salvini/Di Maio. Abolire quella legge trova il pronto consenso di Meloni (Fdi) e Roberto Fiore (Fn), cristiani nella medesima accezione del ministro veronese, oscurantisti. E’ un’idea che ovviamente piace a Salvini che poi ritratta, Di Maio e un tale Conte (sul sito di Palazzo Chigi assicurano sia il presidente del Consiglio dei ministri) se la sbrigano dicendo che non è nel contratto di governo. E’ un’idea così forte che fa impressione perfino a uno come Giovanardi, allergico a norme contro l’omofobia, l’unico a credere che a Ustica fu colpa di una bomba a bordo e paladino degli autori di abusi in divisa.  La sparata, per ora a salve, ha tuttavia un bersaglio preciso: quello di attendare sotto le bandiere della Lega più manipoli della galassia della destra estrema.

Le “Trumpate” del ministro

Probabilmente ci azzecca Acerbo, segretario Prc: «Il ministro Fontana propone l’abrogazione della legge Mancino perché teme di essere incriminato per incitamento all’odio razziale insieme al leader del suo partito. Per lo stesso motivo il suo partito si è sempre schierato contro una qualsiasi legge contro l’omofobia. La proposta di Fontana e le argomentazioni con cui la sostiene dimostrano che in Italia c’è un’emergenza razzismo al governo prima che nel paese. Fontana è un ministro omofobo e razzista espressione di un partito che sempre più assume un profilo neofascista. Il fatto che il Pd faccia schifo non giustifica il fatto che Beppe Grillo e i suoi seguaci si siano alleati con questi nazisti padani. Quelle di Fontana come quelle di Salvini sono “Trumpate” che servono a monopolizzare l’attenzione mediatica, ma il risultato è che avvelenano il clima nel paese. Che Fontana definisca anti-italiani gli anti- razzisti ricorda molto l’analoga retorica della propaganda mussoliniana contro antifascisti. Questi fascisti del terzo millennio, come i loro antenati, tendono a rubare alla sinistra radicale le parole risignificandole in senso reazionario. Infatti Fontana usa l’espressione “pensiero unico” coniata dal movimento contro la globalizzazione neoliberista distorcendone completamente il senso. Infatti la Lega è un partito neoliberista e sempre dalla parte delle imprese, che, alla lotta contro il capitale sostituisce il razzismo contro gli immigrati. Cose già viste negli anni ’30».

La nuda cronaca

«Abroghiamo la legge Mancino, che in questi anni strani si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano – scrive Fontana, in un post su Facebook – i burattinai della retorica del pensiero unico se ne facciano una ragione: il loro grande inganno è stato svelato. I fatti degli ultimi giorni rendono sempre più chiaro come il razzismo sia diventato l’arma ideologica dei globalisti e dei suoi schiavi (alcuni giornalisti e commentatori mainstream, certi partiti) per puntare il dito contro il popolo italiano, accusarlo falsamente di ogni nefandezza, far sentire la maggioranza dei cittadini in colpa per il voto espresso e per l’intollerabile lontananza dalla retorica del pensiero unico. Una sottile e pericolosa arma ideologica studiata per orientare le opinioni. Tutte le prime pagine dei giornali, montando il caso ad arte, hanno puntato il dito contro la preoccupante ondata di razzismo, per scoprire, in una tragica parodia, che non ce n’era neanche l’ombra. Se c’è quindi un razzismo, oggi, è in primis quello utilizzato dal circuito mainstream contro gli italiani. La ragione? Un popolo che non la pensa tutto alla stessa maniera e che è consapevole e cosciente della propria identità e della propria storia fa paura ai globalisti, perché non è strumentalizzabile».

«Già in passato la Lega aveva proposto di abolire la Legge Mancino. Sono d’accordo con la proposta di Fontana: alle idee contrappongono altre idee, non le manette». Così il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, contattato dall’Ansa, pochi minuti dopo. Ma dopo altri pochi minuti: «Se mi chiedete se faremo una proposta di legge o una raccolta di firme per abolire la legge Mancino dico di no. È un’idea ma sicuramente non è una priorità per la Lega e il governo, che ha al centro della propria azione lavoro, tasse e sicurezza». «La Legge Mancino per me deve rimanere dov’è. Le pensioni d’oro invece devono scomparire alla velocità della luce. La discussione sull’abrogazione della Legge Mancino può chiudersi tanto rapidamente quanto si è aperta. Prima di tutto non è nel contratto di governo. In secondo luogo è uno di quegli argomenti usati per fare un pò di distrazione di massa che impedisce di concentrarsi al 100% sulle reali esigenze del Paese: lotta alla povertà, lavoro e imprese». », scrive il vicepremier e capo politico dei M5s, Luigi Di Maio, su Facebook. Non manca la litania sull’emergenza razzismo inventata dai media: «In Italia alcuni giornali stanno strumentalizzando alcuni casi di cronaca per coprire le vere emergenze del Paese e tutta l’Italia lo ha capito ieri quando si è scoperto chi era l’imbecille che ha lanciato l’uovo a Daisy Osakue. Ci sono invece milioni di disoccupati e milioni di poveri che per i giornali non esistono. Le soluzioni per rispondere alle loro esigenze sono dentro il contratto che il governo ha il compito di applicare».

«Personalmente credo che il rispetto delle idee sia un valore fondamentale di ogni sistema democratico, ma allo stesso modo ritengo che siano sacrosanti gli strumenti legislativi che contrastano la propaganda e l’incitazione alla violenza e qualsiasi forma di discriminazione razziale, etnica e religiosa», sempre su Fb il premier Giuseppe Conte. Il più chiaro di tutti è Fico: «Punire chi compie gesti e azioni che istigano alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali deve rimanere un principio del nostro ordinamento. Indiscutibile e da preservare, anzi da ampliare a tutte le categorie più deboli. #LeggeMancino». Ah, Giovanardi, senatore in congedo: «Nella scorsa legislatura, con un serrato ricorso all’ostruzionismo in commissione Giustizia del Senato, ho bloccato il disegno di legge Scalfarotto, già approvato dalla Camera, che voleva estendere le sanzioni penali della legge Mancino anche alla cosiddetta “omofobia”, snaturandone le finalità per una battaglia ideologica portata avanti dalle associazioni radicali Lgbt. Altra cosa invece è voler cancellare una norma di legge esistente che intende “contrastare la diffusione di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico” o l’incitazione alla violenza “per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Non si può infatti cancellare la storia e nell’ottantesimo anniversario dell’emanazione in Italia delle infami leggi razziali l’ultima cosa da fare è proprio quella di abrogare una legge che vuole impedire il ripetersi di una delle più grandi tragedie della storia». Anche i giovanardi (nel senso di cattolici conservatori) hanno un limite.

Sciocchezzaio minimo di un ministro

Fontana Lorenzo al suo 63° giorno da ministro ha già collezionato un bel numero di dicharazioni agghiaccianti: lasciando il Quirinale dopo il giuramento, si schierò contro le famiglie gay e l’aborto. Un’uscita sulla quale Matteo Salvini commentò freddo: «Sono idee sue». Ecco, in pillole, le uscite di Fontana che hanno fatto più parlare.

LE FAMIGLIE GAY NON ESISTONO, PIÙ FIGLI E MENO ABORTI – Incentivare le nascite e disincentivare gli aborti; sostenere la famiglia, che è «quella naturale», mentre le famiglie arcobaleno «per la legge non esistono». Sono i punti cardine dell’intervista pubblicata dai giornali il 2 giugno del neoministro. «Fontana è libero di avere le sue idee», ma «non sono priorità», lo corregge Salvini.

POLITICHE PER LA NATALITÀ, È PRIORITÀ DEL GOVERNO – Il 13 giugno, dopo la pubblicazione dei dati Istat sulle nascite, il ministro scende nuovamente in campo. «Il senso primario del ministero – dice – è il rilancio demografico». Pochi giorni dopo annuncia apposite misure fiscali contro il calo demografico.

SPADAFORA AL PRIDE DI POMPEI. FONTANA, “LA FAMIGLIA È UNA” – È del 30 giugno un nuovo scontro nel governo che vede Fontana come protagonista. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Pari Opportunità Vincenzo Spadafora, indicato dal M5s, parla al Pride di Pompei: «L’Italia non tornerà indietro sui diritti, anche se in una parte del governo non c’è la stessa sensibilità». Dura la replica di Fontana: «Spadafora parla a titolo personale, non a nome del governo, né della Lega. La famiglia che riconosciamo e sosterremo, anche economicamente, è quella sancita dalla Costituzione».

LA BATTAGLIA CONTRO L’UTERO IN AFFITTO – «Penso che la necessità, per un bambino, di avere una madre e un padre sia un presupposto irrinunciabile», dice il 19 luglio commentando il riconoscimento a Verona di una coppia di padri di un bimbo.’È mia intenzione – aggiunge – combattere la pratica dell’utero in affitto in tutte le sedi opportune’.

NO AL RICONOSCIMENTO DEI FIGLI DI COPPIE GAY – Il 26 giugno torna sul tema criticando l’iscrizione nei registri comunali di bambini figli di coppie gay nati con la pratica della maternità surrogata. «Fermi la propaganda», lo attacca nuovamente Spadafora. Mentre la sindaca M5s di Torino Appendino rivendica: «Questa Amministrazione continuerà a registrare sugli atti di nascita l’annotazione che attesta il riconoscimento dei bambini da parte di entrambi i genitori dello stesso sesso».

Le norme della legge Mancino

La legge Mancino, che oggi il ministro Fontana, ha ipotizzato di voler abrogare, è nata nel giugno del 1993 e condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista, aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. La legge punisce anche l’utilizzo di simbologie legate a suddetti movimenti politici. E’ nota come legge Mancino, dal nome dell’allora Ministro dell’Interno che ne fu proponente, il democristiano Nicola Mancino. Uno dei primi effetti della legge fu lo scioglimento, proprio nel ’93, del Movimento Politico Occidentale, un’organizzazione di estrema destra fondata nel 1984 dal quello che ne fu per anni il leader, Maurizio Boccacci. Ad oggi è il principale strumento legislativo che l’ordinamento italiano offre per la repressione dei crimini d’odio. La Lega Nord ha proposto nel 2014 un referendum per abrogarla sostenendo che si tratta di una legge «liberticida». E i critici della legge Mancino sostengono fra l’altro che essa sarebbe incostituzionale, in quanto in contrasto con l’art. 21 della Costituzione, che garantisce la libertà di manifestazione del pensiero. La legge prevede la reclusione fino a un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro di chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; e la reclusione da sei mesi a quattro anni di chi, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. In virtù della legge è vietata, inoltre, la formazione di ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo che abbia come scopo l’incitamento alla violenza sempre per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. La legge Mancino, che modifica una norma del ’75, vieta l’accesso ai luoghi dove si svolgono competizioni agonistiche a tutte quelle persone «che vi si recano con questi emblemi o simboli. I trasgressori saranno puniti con la reclusione fino a un anno». Da tempo si discute in merito ad una possibile estensione della Legge Mancino ai reati basati sulla discriminazione in base all’orientamento sessuale e all’identità di genere.

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