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Spagna, la sorpresa fascista nell’ex feudo dei “socialisti”

Spagna, alle elezioni in Andalusia crolla il Psoe, sale Ciudadanos e spuntano i fascisti di Vox, scissione del Pp

di Enrico Baldin

Le elezioni in Andalusia hanno consegnato un nuovo risultato sconvolgente: il crollo dei socialisti, il trionfo delle “nuove destre”. Arretramento di 14 seggi dei socialisti che ripresentavano la leader Susana Diaz, esponente dell’ala destra del PSOE. Perdono 7 seggi anche i conservatori del PP. Podemos guadagna 2 seggi rispetto alla consultazione andalusa di 3 anni fa, ma ne perde 3 se si tiene conto che stavolta non si presentava in concorrenza alla sinistra di Izquierda Unida, bensì correva con essa nella lista Adelante Andalucia, riconfermando la candidata alla presidenza Teresa Rodriguez.

Il boom è stato delle destre. Nulla di nuovo o di inatteso nella crescita dei conservatori di Ciudadanos che avevano fatto il loro ingresso nella politica della Comunità del sud della Spagna solo tre anni fa. Ciudadanos passa da 9 a 21 seggi. La sorpresa vera però è rappresentata dall’ingresso nel Parlamento di Andalusia dell’ultradestra di Vox. A Siviglia infatti andranno 12 eletti, i primi 12 della storia di questa formazione. E questa, al pari della fine del dominio socialista, è la vera notizia di oggi, perché la Spagna fino ad oggi pareva immune dal virus che ha colpito il resto dei paesi europei, quello dell’ondata delle formazioni di destra radicale.

Una immunità solo su carta, però. Perché dentro al PP erano sempre state ben rappresentate le posizioni più conservatrici, da destra classica, quelle che non avevano mai reciso il legame con la destra franchista ma che avevano puntato a normalizzarla, rendendola più presentabile.

Il successo di Vox, formazione nata nel dicembre 2013, viene proprio dal PP e da quelle posizioni più a destra nel partito che era stato di Aznar e che negli ultimi anni è stato governato da Rajoy. Vox infatti vede gli albori da alcuni vecchi rappresentati dei Popolari, a cui si sono poi aggiunti neofalangisti, “cani sciolti” e altri conservatori soffocati dal severo sistema elettorale iberico, che si erano radunati nei navarri di Destra navarra spagnola, una prima scissione del PP datata 2011. La crisi dei Popolari ha fatto il resto: dai sofferti accordi elettorali coi socialisti, ai piani di austerity a firma Rajoy, dagli scandali corruttivi che hanno colpito il partito ai cali elettorali degli ultimi tempi. Vox è stata la sorpresa di queste elezioni, ma le premesse per vederlo in anticipo c’erano tutte.

 

Il leader 42enne Santiago Abascal è un ex popolare. Fu infatti parlamentare basco in quota PP fino al 2009. Il suo predecessore, il filosofo e scrittore Jose Luis Gonzales, era a sua volta un popolare. Del candidato presidente andaluso, Francisco Serrano, non si ricorda militanza nel PP, tuttavia dell’avvocato di Siviglia si ricordano le pesanti rimostranze rispetto alle riforme civili all’epoca di Luis Zapatero.

I diritti civili, appunto. Questo è uno degli argomenti favoriti da Vox che più o meno in tutto ha incarnato i valori della destra anti-europeista oramai diffusa in tutti i paesi d’Europa. Un acceso conservatorismo cattolico, le politiche anti-migranti, il no all’Europa. A cui vanno ad aggiungersi un paio di parole d’ordine tutte di matrice spagnola: il no ad ogni forma di autonomia dallo stato centrale spagnolo, un certo nostalgismo del periodo di Francisco Franco, culminato con la querelle polemica sullo spostamento dei suoi resti in un altro luogo dove non fossero possibili commemorazioni nostalgiche.

Vox dunque è un boccone avvelenato emerso dagli anni dei governi di larga coalizione, a cui il germe del populismo razzista ha dato linfa. Il nuovo “caudillo” Santiago Abascal, intrattiene rapporti stabili e frequenti con altre formazioni della destra europea, dalla francese Marine Le Pen alla tedesca Frauke Petry. Ieri, appreso il sorprendente risultato, Abascal è salito sul palco davanti ai militanti di destra e ha detto con tono solenne che il successo in Andalusia si espanderà a tutto il resto della Spagna. Un avvertimento che, con l’avvicinarsi delle elezioni Europee e con una ventilata crisi di governo, suona davvero come una sinistra minaccia.

 

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