18.4 C
Rome
lunedì, Ottobre 14, 2024
18.4 C
Rome
lunedì, Ottobre 14, 2024
HomecultureGenova, il rifugio della fabbrica

Genova, il rifugio della fabbrica

Visita al rifugio di Campi costruito durante la seconda guerra mondiale che poteva ospitare fino 4500 persone.

 

“Avanzate rapidamente, non pensate solo a voi stessi, altre persone sono ancora in pericolo sulla strada.” Il messaggio scritto a caratteri cubitali è posto all’ingresso di una delle gallerie del rifugio sotterraneo anti-aereo realizzato, oltre 70 anni fa, dentro la collina di Coronata a Genova-Campi.

La visita a quello che a tutti gli effetti può essere considerato uno dei più interessanti rifugi risalenti alla Seconda Guerra Mondiale è organizzata dal Centro Studi Sotterranei, associazione che da oltre trent’anni a Genova opera nel campo della speleologia degli ipogei artificiali e dell’urbanistica sotterranea.

“Il nostro obiettivo è fare conoscere parti della città sconosciute ai più per preservarne la memoria – racconta Stefano Sai, architetto e presidente dell’Associazione – e allo stesso tempo valorizzare e preservare questi luoghi unici e così significativi per quello che hanno rappresentato per le migliaia di persone che hanno vissuto nascoste in questi sotterranei temendo per la propria vita”. 

Foto di Carlotta Bottaro

Genova sotto le bombe. Prima di partire per l’esplorazione Sai ricorda come Genova tra il 1940 e il 1945 subì 86 bombardamenti aerei, anche se complessivamente gli allarmi aerei furono oltre 600 perché sopra Genova transitavano anche i bombardieri che si recavano a Milano e Torino. Alla fine della guerra solo su Genova si registreranno, oltre alle migliaia di vittime, più di 16 mila edifici distrutti.

In quegli anni diventa quindi fondamentale costruire luoghi dove poter fare rifugiare la popolazione. Un dato su tutti, all’inizio della guerra i rifugi potevano ospitare circa 13mila persone, alla fine della guerra si arriva a 150mila su 600mila abitanti complessivi.

I rifugi ad oggi conosciuti sono 168: quelli costruiti dalla Società autonoma strade statali riutilizzando in parte delle gallerie della Camionale, o le gallerie cittadine, 64 sono quelli costruiti dal comune di Genova, altri sono stati costruiti dai lavoratori del porto… ci sono anche i rifugi (o ricoveri, come venivano chiamati durante il periodo fascista, per creare meno allarme…) privati, come questo di Genova Campi che era stato costruito per i lavoratori della Siac ((Società Italiana Acciaio Cornigliano), in seguito Ilva. Oggi degli anni d’oro dell’industria siderurgica genovese è rimasta solo la pressa, ancora lì probabilmente perché troppo pesante per essere spostata.

Foto di Carlotta Bottaro

Il rifugio di Campi. Il rifugio, che poteva ospitare fino a 4500 persone, ha uno schema planimetrico pentagonale articolato in 5 bracci/gallerie per un totale di 1 km circa, collegate tra di loro trasversalmente con due accessi e due uscite di sicurezza. Uno degli accessi era proprio in prossimità della fabbrica e dava la possibilità agli operai di entrare direttamente al rifugio. Dotato di uscite di sicurezza, condotti per l’aria, doppi impianti di illuminazione e portoni blindati oltre che un andamento a zig zag nella zona antistante le entrate/uscite per salvaguardarsi dall’effetto di propagazione dell’onda d’urto in caso di bombe.

Le gallerie sono costruite con un getto di calcestruzzo armato e poi da circa un metro di altezza salgono dei mattoni intonacati a costruire le volte del soffitto. Costruito in meno di un anno, tra il 1942 al 1943, potendo sfruttare lo schema a più gallerie che permetteva lo scavo contemporaneo di più tratti alla volta. Generalmente i rifugi venivano realizzati dai vigili del fuoco quando non lavoravano, questo è stata costruito da un’impresa privata.

Entrarvi è come fare un viaggio nel tempo: tutto è rimasto come allora (a parte, naturalmente, i segni, evidenti del passare del tempo), a partire dalle scritte che segnalano come comportarsi, “non fumare per non rendere l’aria insalubre”, “non occupare le porte di ingresso”, per non mettere a rischio l’incolumità di altre persone,  e poi pittogrammi originali, graffiti, (c’è ancora un “w Stalin”) infrastrutture impiantistiche dell’epoca, dotazioni di sicurezza, corpi illuminanti, ecc. 

“Un luogo dove venire per capire la fortuna che abbiamo a vivere in tempi di pace”- conclude ancora Sai prima di lasciarci consegnandoci di nuovo alla luce del giorno.

Prossimo appuntamento sabato 22 dicembre per visitare il Ponte Munumentale di Genova, sotterraneo molto particolare dove sarà possibile camminare sull’arcata strutturale del ponte, tra contrafforti di pietra fino ad arrivare in un salone dove si ergono per 20 metri in altezza le Mura della 6^ Cinta Fortificata voluta da Andrea Doria nel 1536.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ultimi articoli

Francia anni ’70, il mistero del “profeta rosso”

Storia di una "setta" maoista nel libro di una sociologa che Mediapart ha intervistato [Mathieu Dejean]

Il diario di un soldato di leva russo ai confini della guerra

“Esercito e confine del cazzo": la vita quotidiana in divisa, a Kursk, in un taccuino trovato in una postazione militare [Pierre Alonso]

Nè giustizia sociale, né climatica: ecco il piano di Draghi

Rapporto Draghi: l'ultimo lifting al progetto europeo. I rimedi proposti sono gli stessi del passato [Martine Orange]

Gaza: dopo la polio, il rischio è la carestia

Continua la campagna vaccinale ma Gaza registra “estrema carenza di cibo e esaurimento delle capacità di far fronte alla situazione”

Torna Vargas ma sulla pietra Adamsberg non risorge

Dopo sei anni torna il commissario di Fred Vargas con un dolmen e una storia ambientata in Bretagna, scombinata come poche