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L’amore non campa di rendita

Una donna ad una svolta nel nuovo romanzo di Monica Gentile, Cosa può salvarmi oggi, pubblicato da L’Iguana, casa editrice femminista

di Tommaso Gambino

E’ da poco in libreria il secondo romanzo di Monica Gentile “Cosa può salvarmi oggi” (L’Iguana Editrice, Verona). A parte il titolo emblematico privato di quel punto interrogativo che invece ritroviamo nel libro, lo smarrimento dei tempi che viviamo mi porta a guardare all’importanza del linguaggio e dei suoi limiti nonché i riflessi che le parole e i pensieri hanno nel comportamento umano e nelle sue piccole storie.

Mi sovviene un’affermazione della scrittrice Herta Müller (Nobel per la Letteratura 2009) sul linguaggio e la Storia: Non è vero che ci sono parole per esprimere ogni cosa. E non è neanche vero che i pensieri sono fatti sempre di parole” (Il re s’inchina e uccide, Keller 2011). Questa suggestione – in realtà parte di un ragionamento più ampio, che come sempre discosta il saggio letterario dalla finzione narrativa – è utile al contrario per guardare al contesto di Cristina e degli altri personaggi. Cristina, infatti, è una donna che trova le parole per tradurre i pensieri in un cortometraggio da leggere e che ci racconta la sua piccola storia di travaglio con essenzialità.

Quarantacinque anni, un lavoro che detesta, un uomo da sempre, di nome Gaetano, e la volontà di un figlio a tutti i costi. Questa insomma è la Cristina che incrociamo lungo i passi delle nostre affrettate quotidianità: ripetitive e spesso conflittuali, estremamente social, tentate dalla presunzione di conoscere la direzione del vento senza guardare alla mutazione costante della Storia che investe e rende dipendenti tutti. Quotidianità, queste, che invischiate nella realtà la perdono indissolubilmente sotto agli occhi, imponendo strappi anacronistici in un lessico privo di senso e in costante impoverimento. Una Donna reale, Cristina, che fin dalle prime pagine non ci nasconde un aborto e della quale viviamo la svolta: prendere a calci il destino e mettere in discussione il mondo senza smettere di cercare la sua strada. Cosa potrà salvarla?

Un assaggio del romanzo (dal capitolo 8)

L’unica finestra accesa del palazzo è quella della loro cucina. È mattina, fuori fa ancora buio. Gaetano inizia il turno alle sei, Cristina è riuscita a dormire solo un paio d’ore.

– Lo so che sei avvilita, però non puoi fare così.

Lui ingoia l’ultimo sorso di caffè davanti al lavello; lei, in pigiama e vestaglia, prende il barattolo della marmellata dal frigo e lo posa sul tavolo.

– Crì, guardami.

Lei lo guarda, triste: – Ogni giorno mi faccio la stessa domanda: cosa può salvarmi oggi?

Gaetano la raggiunge, l’abbraccio gli restituisce la tensione dei muscoli di lei. Eppure una volta bastava ad allontanare i demoni.

– È successo. Dobbiamo farcene una ragione.

– Ci sto provando.

Cristina si scioglie dall’abbraccio. Prende un piat­to, il pane in cassetta, un coltello per spalmare e va a sedersi. Poi a un tratto alza lo sguardo: – Ma tu, davvero, lo vuoi un figlio?

– Che razza di domande fai? Ho mai detto che non lo voglio? Magari ho detto che sarà difficile or­ganizzarsi col lavoro che facciamo, questo sì. È una cosa diversa.

Cristina torna a concentrarsi sul pane, spalma la marmellata, ripulisce la lama sul bordo della fetta, poggia il coltello in un angolo del piatto.

– Ieri sono passata da Floriana, dovevo restitu­irle un libro. Annalisa stava disegnando. Le ho det­to: perché non colori il disegno, è più bello. Lei ha scelto il blu per le finestre. Le ho detto: buona idea, così se piove il cielo blu è già dentro casa. Quand’è venuto il momento di andarmene, m’ha regalato il disegno coi nostri nomi circondati da cuori e stelle. Mi sono sentita proprio infelice. Avrei voluto pian­gere per alleggerirmi, non ci sono riuscita.

Floriana è la migliore amica di Cristina, è stata la sua testimone di nozze. Si conoscono dai tem­pi del liceo, ma sono diventate amiche all’università frequentando gli stessi corsi di Inglese e di Filologia germanica. C’è stato un lungo periodo in cui Floria­na, da single prima, da sposata poi, aveva frequen­tato la casa di Cristina e Gaetano. Ma a Gaetano il marito di Floriana non piaceva, lo trovava troppo egocentrico e ambizioso per andarci d’accordo, così avevano smesso di vedersi a quattro. In un primo momento, anche i rapporti tra Floriana e Cristina si erano raffreddati. Poi l’amica era rimasta incinta di Annalisa e le due erano tornate a vedersi. Cristina aveva seguito la gravidanza e il parto come avrebbe fatto con una sorella, aveva battezzato Annalisa, si era molto legata a lei. Una volta aveva detto a Ga­etano che Annalisa era la figlia che avrebbe voluto: dolce, buona, socievole.

– Crì, non ti scordare che ti amo nonostante tutto.

Dal giorno dell’aborto è una delle sue frasi pre­ferite, come se l’amore potesse campare di rendita grazie alla memoria.

– Devi superare questo momento. Devi tornare a stare bene.

Deve tornare a stare bene, come no. Cristina re­spinge il piatto, è riuscita a mandar giù soltanto un paio di bocconi. Gaetano sciacqua la tazzina sotto l’acqua del rubinetto.

– Non fissarti, dobbiamo essere fatalisti. Ci stia­mo mettendo tutta la buona volontà. Ci sono tante coppie senza figli, possiamo essere felici lo stesso.

Lei abbassa gli occhi, attorciglia la cintura della vestaglia tra alle dita, spera che lui dica una frase autentica in quel trionfo di banalità.

– Ho un po’ di casini da risolvere in albergo, scu­sa, devo scappare. Parliamo stasera.

Si infila il giubbotto e le posa un bacio distratto sulla fronte. Cristina riconosce un’ombra di sollievo sul suo volto. Ne ha improvvisamente la certezza: c’è un carico ed è solo suo. Lui ha già cominciato a guarire.

Più tardi sciacqua i piatti della colazione, li capo­volge sul lavello per farli scolare. Vorrebbe piangere per allontanare l’angoscia. Nessun progetto. È tutto incolore. Dov’è finita quell’imprevedibilità in cui ave­va creduto a vent’anni?

foto Gero Parla

 

Monica Gentile, siciliana, dopo aver preso la sua laurea in lingue ha trascorso alcuni anni lavorativi in Francia e Regno Unito. Rientrata nella sua Isola, oggi vive e lavora a Palermo. Nel 2014 ha esordito con il romanzo “Tira Scirocco” (Pacini Editore, Pisa), con cui ha vinto il Premio Edizione Straordinaria per la narrativa inedita e che ha ricevuto una menzione al Premio Italo Calvino 2014 opera prima.

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