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Danese sul referendum: «No all’antipolitica!»

Perché un taglio del Parlamento è il miglior regalo alla cosiddetta “Casta” (Francesca Danese)

Dicono che sarà un taglio alla Casta ma io credo che sia un regalo che le élite di questo Paese non meritano. Voterò No al taglio dei parlamentari perché in realtà è un taglio del Parlamento. Perché ruba democrazia e compromette il diritto alla rappresentanza dei territori e delle minoranze. E lascerà dietro di sé un Parlamento che non avrà nemmeno la forza di far funzionare le commissioni.

Questo furto di democrazia si rivendica in nome della governabilità, della famiglia naturale (si pensi al disegno di legge Pillon), della criminalizzazione delle Ong e della sicurezza, anche se i decreti in questo senso servono solo ad aumentare la percezione dell’insicurezza e la ricattabilità delle persone più povere.  

Un taglio senza alcun senso dal punto di vista del risparmio. Chi ha fatto i conti prima di me ha calcolato un risparmio di 95 centesimi a testa. Una cifra del genere in parecchie città non basta neppure per un caffè. Alcuni anni fa ci hanno fatto credere che era tutta colpa della preferenza multipla e l’abbiamo abolita. Ma poi i partiti si sono trasformati in agglomerati di competitor uno contro l’altro, cordate rancorose e feroci. Poi ci è stato spiegato che era tutta colpa del proporzionale e abbiamo eletto alcuni parlamenti con quel sistema che fa fuori le differenze anziché valorizzarle. La governabilità prima di tutto, ci veniva ripetuto. Poco importava se, tra l’astensionismo e le liste che non raggiungevano il quorum, restava fuori dalla rappresentanza più della metà di chi ne avrebbe avuto diritto. E si allargava la distanza tra i ceti popolari e la politica. Credete davvero che la democrazia sia un semplice clic su una piattaforma gestita in maniera opaca? Che democrazia è quella in cui gli eletti firmano un patto privato con un imprenditore? Già ai tempi di Pericle, gli ateniesi avevano ben chiaro che più larga era la platea degli eletti più difficile era corromperli.

In questa legislatura finora 118 parlamentari (il 12,5%) hanno cambiato gruppo e nella passata legislatura ben 348, pari al 37% degli eletti (più di un terzo!) avevano fatto lo stesso. E’ così da quando si è voluto semplificare il paesaggio politico in una società che, invece, è sempre più complessa. Oppure credete che sia spiegabile solo tirando in ballo l’opportunismo e l’attaccamento alla poltrona? Allora perché è proprio nei partiti più affezionati a questa idea di tagliare il Parlamento che si registrano i casi clamorosi di corruzione, di collusione con le mafie, di malcostume?

Ma non è ancora tutto: ci è stato detto che le Regioni dovevano essere autonome e la pandemia ci ha insegnato che aver spezzettato il sistema sanitario e quello scolastico ha creato nuove disuguaglianze e dilatato l’area della povertà. Se è un paese con l’ascensore sociale bloccato è anche perché è un paese che ha rinunciato agli spazi della politica e della partecipazione. Prendiamo l’immobilità delle Città metropolitane di cui molti cittadini nemmeno conoscono l’esistenza.

Abbiamo creduto a chi diceva che era tutta colpa del finanziamento pubblico dei partiti, dei giornali sovvenzionati e delle Provincie, così abbiamo cancellato tutta questa roba ma non è cambiato nulla. Anzi, non è migliorato nulla. Sono sparite molte voci, il paesaggio politico è mutato. La casta, quella, è rimasta. Capace di surfare sulle onde dell’antipolitica, quella Casta oggi ci chiede di avallare questo taglio del Parlamento e continua a sperperare soldi ad esempio per le spese militari e a immaginare “riforme” che vengono decise e messe a punto lontano dagli occhi dei cittadini. Gli stessi cittadini che oggi sono esclusi da qualsiasi possibilità di decidere come verranno spesi gli ingenti prestiti europei. Già ora oltre il 67% delle leggi approvate nascono fuori dal Parlamento e risulta che il Governo abbia risposto solo all’1,62% delle interrogazioni a risposta scritta. 8 su 10 proposte di legge presentate da parlamentari non hanno neppure avviato l’iter, la stragrande maggioranza delle leggi approvate sono di iniziativa del Governo e quest’ultimo neppure risponde alle interrogazioni dei parlamentari. Credete che la Casta sia più o meno felice di questo ennesimo alleggerimento del Parlamento? Sono contenta che l’attenzione su questi temi stia crescendo e che emerga la preoccupazione di centinaia di costituzionalisti e ampi settori della società civile e della politica per la pulsione autoritaria, la tendenza alla putinizzazione, in parte richiesta a nome del cosiddetto popolo a scapito dello stato di diritto.

Che sia referendum, allora, ma contro l’antipolitica per riconquistare la centralità del Parlamento e la piena attuazione della Costituzione.

 

 

 

 

 

 

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