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Il G8 in scena, senza tregua. A Genova

Teatro nazionale di Genova, G8 Project 2021, atto secondo. Il paesaggio orribile di un ventennio atroce

Senza tregua, come una corsa che lascia senza fiato, come una fuga da manganelli e tonfa, lacrimogeni e blindati… come nelle strade di Genova in quelle giornate di ormai vent’anni fa.

Dieci ore di teatro per una lunghissima maratona teatrale che inizia nel primo pomeriggio di sabato 9 ottobre  e finisce a notte inoltrata che è già domenica, in una staffetta che parte dal teatro Ivo Chiesa nel centro cittadino e taglia il traguardo alle due e mezza di mattina al teatro Modena di Sanpierdarena.  

Nove spettacoli di nuova produzione presentati in prima assoluta nell’ambito della seconda fase del G8 Project, che con questa rassegna allunga intelligentemente il tempo della riflessione e della memoria di ciò che è stato al di là delle forche caudine delle ricorrenze a data tonda tonda che cadono nel mese di luglio.  Riportanddo nelle orecchie e nelle mente le urla, i suoni delle sirene di ambulanze  e polizia, degli elicotteri e delle esplosioni dei candelotti lacrimogeni. 

Si apre così la stagione 21_22 del Teatro Nazionale di Genova, nella rassegna di nuova drammaturgia internazionale Il mondo che abbiamo, asse di un programma di iniziative  voluto dal direttore Davide Livermore in occasione del ventennale del G8 di Genova. La rassegna, curata dal dramaturg Andrea Porcheddu, prosegue fino al 27 ottobre, proponendo due o tre spettacoli per sera sia al Teatro Ivo Chiesa che al Teatro Gustavo Modena.

Un progetto in cui il Teatro Nazionale di Genova ha commissionato nove testi a nove drammaturghi della scena internazionale, ciascuno in rappresentanza di uno dei “Grandi” presenti al summit del 2001.  Roland Schimmelpfennig (Germania), adotta il punto di vista del portaborse di uno sherpa, gli anonimi delegati al vertice, che si perde in una surreale peregrinazione nel ventre della nave ormeggiata in porto che ospitava le delegazioni nazionali;  Nathalie Fillion (Francia, invece, in uno spettacolo costruito come un sogno nel quale si aggira anche uno spaesato Cristoforo Colombo tornato 500 anni dopo tra le strade della sua città natale;  Guillermo Verdecchia (Canada), con la storia di due ragazzi che si conoscono in un’università canadese  durante le contestazioni dei primi vertici internazionali e ne segue  la traiettoria di coppia fino alla separazione e all’approdo a destini diversi e imprevedibili sullo spartiacque delle giornate  di Genova;  Fausto Paravidino (Italia), che mette in scena il rito civile di un  processo politico a responsabili chiamati per nome e cognome che sulla vergogna di quella violenza hanno costruito le loro carriere e tocca il momento più intenso della serata quando legge in ordine alfabetico i nomi delle vittime della macelleria mesicana  della scuola Diaz. E chiama sul palco,  in un lungo e liberatorio applauso finale che sigilla la maratona, anche quel Mark Covell massacrato di botte e ridotto in fin di vita in venti minuti interminabili di pestaggio già davanti ai cancelli della Diaz; Sabrina Mahfouz (Uk), che racconta gli ultimi 20 anni di storia attraverso la metafora delle sostanze stupefacenti, dalla cannabis alle metanfetamine,  sul letto sfatto di una coppia perennemente strafatta; Toshiro Suzue (Giappone), affronta poi le conseguenze della globalizzazione su una cooperativa femminile di  lavoro agricolo nel Giappone rurale;  Wendy MacLeod (USA), percorre un inedito registro comico   in forma di una specie di sitcom con tanto di risate preregistrate sulle battute dei protagonisti esulal colonna sonora della serie I Griffin.  Perchè (anche) ridere di quello che è successo si può, quando le parole fanno esplodere tutto il grottesco e l’assurdo delle argomentazioni con le quali si volle giustificare l’ingiustificabile.  E quando anche il senso dell’umorismo è enzima indispensabile per metabolizzare il veleno di quelle giornate che intossica il corpo sociale da vent’anni.  Ivan Vyrypaev (Russia), col testo forse più riuscito che, in forma di intervista,  intreccia il privato più intimo con le sorti dell’umanità e adombra lo scenario distopico della pandemia come radicale soluzione malthusiana alla sovrappopolazione mondiale a opera di un misterioso centro studi  e infine Fabrice Murgia (Belgio/Unione Europea) nel confronto senza sconti tra una diciottenne di venti anni fa con la donna che è diventata oggi: illusioni e disillusioni, slanci e paure, progetti e fallimenti…

Agli artisti è stato infatti chiesto non solo di ripensare i fatti accaduti nel 2001, quanto piuttosto di riflettere sui primi venti anni di questo nuovo millennio: guardare in prospettiva al passato recente, ma anche porre un’ipotesi di futuro, con uno sguardo aperto anche al futuro delle nuove generazioni. Un mandato ampio che ha consentito agli autori di prenderla anche molto alla lontana e impostare in una grande varietà di toni e registri le tematiche del G8 di Genova, che sono state tradotte e affidate a registe e registi italiani: Giorgina Pi dirige Sherpa di Roland Schimmelpfennig, Mercedes Martini Our Heart Learns di Guillermo Verdecchia, Serena Sinigaglia Transcendance di Sabrina Mahfouz, Thea Dellavalle Change le monde, trouve la guerre di Fabrice Murgia, Teodoro Bonci del Bene Dati sensibili: New Constructive Ethics di Ivan Vyrypaev, Kiara Pipino Basta! di Wendy MacLeod, Thaiz Bozano Il vigneto di Toshiro Suzue, mentre Fausto Paravidino e Nathalie Fillion dirigono i propri testi, Genova 2021 e In situ – Rêverie del XXI secolo.

Ne risulta la composizione di un puzzle che, alla fine,  restituisce – occorre riconoscerlo – il paesaggio orribile di un ventennio  atroce che ha visto il naufragio di ogni orizzonte utopico o di trasformazione collettiva del reale, di scatenamento   di guerre e guerre civili infinite che hanno globalizzato su scala mondiale  quella violenza premeditata, col pretesto di armi di distruzione di massa inesistenti,  nei confronti di chi non si poteva difendere. E col corredo di arresti illegali, le torture, le reclusioni arbitrarie in buchi neri  impenetrabili di tanti innocenti.  Guantanamo come una Bolzaneto su scala mondiale, Genova 01 come profezia, allucinata come  l’incubo di una notte di mezza estate, del mondo che sarebbe venuto a partire dall’11 settembre di quello stesso anno.

Rimaniamo così ancora tutti inchiodati, vent’anni dopo,  all’eterno presente che non passa di quei giorni di un’estate lontana che ha cambiato il mondo per sempre. Noi,  che nostro malgrado, avevamo visto tutto prima. Noi, che abbiamo visto Genova. Vent’anni fa.

 

Durante tutto il periodo degli spettacoli, grazie all’app realizzata da ETT sarà di nuovo fruibile al pubblico l’installazione multimediale Fare luce ideata da Davide Livermore.  Ulteriori informazioni e biglietti per gli spettacoli su www.teatronazionalegenova.it

 

IL CALENDARIO DEGLI SPETTACOLI:

dal 10 al 17 ottobre al Teatro Ivo Chiesa nella stessa sera

SHERPA 

di Roland Schimmelpfennig, regia Giorgina Pi

con Gabriele Portoghese, Aurora Peres, Fabrizio Contri, Cristina Parku, Carolina Ellero

mar, mer, ven h 20.30, gio, sab h19.30, dom ore 16

OUR HEART LEARNS

di Guillermo Verdecchia, regia Mercedes Martini

con Martina Sammarco, Matteo Sintucci, Alberto Giusta, Silvia Napoletano, Rita Castaldo

mar, mer, ven h 22, gio, sab h 21, dom ore 17.30 

dal 10 al 17 ottobre al Teatro Gustavo Modena nella stessa sera

GENOVA 21

testo e regia Fausto Paravidino 

con Fausto Paravidino, Iris Fusetti, Matteo Manzitti, Barbara Moselli, Enrico Pittaluga

mar, mer, gio, ven, sab h 19.30, dom h 16

IN SITU

testo e regia di Nathalie Fillion

con Graziano Piazza, Viola Graziosi, Odja Llorca, Fabrizio Costella

mar, mer, gio, ven, sab h 21, dom h 17.30

DATI SENSIBILI: NEW CONSTRUCTIVE ETHICS 

di Ivan Vyrypaev (Russia)

regia e interpretazione Teodoro Bonci del Bene

mar, mer, gio, ven, sab h 22.30, dom h 19 

dal 19 al 27 ottobre al Teatro Ivo Chiesa nella stessa sera

TRANSCENDANCE

di Sabrina Mahfouz, regia Serena Sinigaglia

con Lucia Limonta, Edoardo Roti

mar, mer, ven h 20.30, gio, sab h19.30, dom ore 16

CHANGE LE MONDE, TROUVE LA GUERRE

di Fabrice Murgia, regia Thea Dellavalle

con Irene Petris, Alice Torriani, Emanuele Righi

mar, mer, ven h 22, gio, sab h 21, dom ore 17.30

dal 19 al 27 ottobre al Teatro Gustavo Modena nella stessa sera

IL VIGNETO

di Toshiro Suzue (Giappone)

regia Thaiz Bozano

con Irene Villa, Lisa Lendaro, Francesca Santamaria Amato, Sonia Convertini

mar, mer, ven h 20.30, gio, sab h19.30, dom ore 16

BASTA!

di Wendy MacLeod (USA)

regia Kiara Pipino

con Lisa Galantini, Roberto Serpi, Cristiano Dessì, Alessandro Pizzuto, Davide Mancini, Marisa Grimaldo

mar, mer, ven h 22, gio, sab h 21, dom ore 17.30                   

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