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Londra, sentenza choc: Usa rassicuranti, Assange estradabile

Nella giornata mondiale dei diritti umani un tribunale britannico getta il giornalismo investigativo nell’oscurità e continua la tortura di Assange

«Nel giorno dei diritti umani dell’ONU un tribunale britannico getta il giornalismo investigativo nell’oscurità e continua la tortura di #Assange. Questa lotta non finirà qui». Il caporedattore di WikiLeaks Kristinn Hrafnsson twitta non appena apprende che l’Alta Corte di Londra ha ribaltato la sentenza di primo grado emessa lo scorso gennaio che negava l’estradizione di Julian Assange dalla Gran Bretagna agli Usa. È stato così accolto il ricorso del team legale americano che si opponeva al no alla consegna dell’ex primula rossa sulla base di un asserito pericolo di suicidio legato – secondo una perizia – al prevedibile trattamento giudiziario e carcerario. È quindi previsto che il caso venga rinviato al tribunale di grado inferiore per essere ascoltato nuovamente.

I giudici britannici hanno quindi accolto le rassicurazioni sul trattamento in carcere di Assange, una volta che fosse estradato negli Usa, fatte dalle autorità americane per evitare un temuto suicidio. Lord Burnett ha infatti dichiarato: «Questo rischio è a nostro giudizio escluso dalle rassicurazioni che vengono offerte». E ha aggiunto: «Questa conclusione è sufficiente per determinare il ricorso a favore degli Usa». Ci si aspetta che Assange presenterà un ricorso contro la decisione. Intanto si sono levate le grida di protesta tra i tanti sostenitori di WikiLeaks che si trovano davanti alle Royal Courts of Justice nella capitale britannica.

«La sua colpa – commenta in Italia Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista – sarebbe quella di aver rivelato documenti riservati, cioè di aver fatto giornalismo. Siamo tornati ai tempi del processo e della condanna a morte dei Rosenberg? L’Impero non perdona chi ha rivelato i suoi crimini. Il mito dello stato di diritto anglosassone evapora quando si tratta di dare una lezione a tutto il giornalismo non allineato.

La Gran Bretagna rimane la potenza coloniale e imperialista di sempre, alleata degli USA nelle criminali guerre degli ultimi decenni. Julian Assange è perseguitato da 11 anni con la complicità di tanti presunti difensori dei diritti umani e della libertà di espressione. Il parere contrario del governo e il voto conseguente di quasi tutta la Camera dei Deputati rimarranno come segno della complicità italiana con questa persecuzione».

Resterà negli annali delle vergogne a cinque stelle la motivazione con cui il partito populista di maggioranza relativa ha spiegato il voto contrario alla mozione per concedere lo status di rifugiato politico a Julian Assange: «preferiamo altre forme di sostegno. Ma una cosa è sicura: il Movimento 5 Stelle è sempre stato e sarà al fianco della battaglia di Assange e di tutti i whistleblower», ha detto pochi giorni prima della sentenza londinese, Iolanda Di Stasio, deputata del MoVimento 5 Stelle e capogruppo in commissione Esteri.

La decisione del tribunale londinese è ancora più assrda in virtù delle inchieste giornalistiche che forniscono una dimensione precisa alla persecuzione di Washington contro Assange. Era la fine di settembre quando un nuovo rapporto investigativo rivelava i dettagli di un inquietante complotto della CIA per assassinare il fondatore di WikiLeaks. «Se è vero, questa trama scioccante rappresenta una seria minaccia alla sua sicurezza e alla libertà di stampa», aveva commentato Reporter Senza Frontiere (RSF) ribadendo il suo appello agli Stati Uniti affinché facciano cadere le accuse contro Julian Assange e lo rilascino prima che sia messo ulteriormente in pericolo.

Yahoo! News ha pubblicato un rapporto il 26 settembre citando più di 30 ex alti funzionari degli Stati Uniti, che menzionano quella che sarebbe stata una vendetta guidata dall’allora direttore della CIA Mike Pompeo in risposta al rilascio da parte di WikiLeaks nel 2016 di strumenti segreti di hacking della CIA noti come “Vault 7” e poi descritti come la “più grande perdita di dati nella storia della CIA”. Il rapporto rivela la presunta esistenza di piani scioccanti, tra cui il possibile rapimento o assassinio di Assange, così come una massiccia operazione di spionaggio su altri collaboratori di WikiLeaks. “Sembra che non ci sia limite”, dice un ex alto funzionario del controspionaggio citato nel rapporto.

Il caporedattore di WikiLeaks Kristinn Hrafnsson ha scritto su Twitter quel giorno: “Una prima volta in 30 anni come giornalista: scoprire i piani dettagliati della CIA per rapire o assassinare Julian Assange e altri collaboratori o partner di WikiLeaks, e chiedersi se sono sulla lista”.

Un’ulteriore preoccupazione sono le indicazioni che i presunti piani della CIA hanno influenzato l’accusa. Secondo il rapporto, “alcuni funzionari del Consiglio di Sicurezza Nazionale erano preoccupati che il rapimento di Assange proposto dalla CIA non solo era illegale, ma poteva anche minare il caso contro il fondatore di WikiLeaks. Temendo che i piani della CIA possano ostacolare un potenziale caso penale, il Dipartimento di Giustizia ha accelerato la stesura delle accuse contro Assange per garantire che siano definite se fosse portato negli Stati Uniti”.

Supporters of WikiLeaks founder Julian Assange, hold placards outside the Royal Courts of Justice in London on December 10, 2021. – Two judges in London will on Friday rule on a US government appeal against a decision not to extradite WikiLeaks founder Julian Assange from Britain. (Photo by Niklas HALLE’N / AFP)

Proprio ieri, alla vigilia dell’anniversario della Dichiarazione Universale dei diritti umani, Articolo 21 ha voluto consegnare la tessera onoraria di Articolo 21 a Julian Assange.

A ricevere per conto di Assange la tessera onoraria è stata Stefania Maurizi, la giornalista che per anni ha lavorato sui documenti di Wikileaks e che alla vicenda di Assange ha dedicato il volume “Il potere segreto”.

“Voglio vivere in una società in cui si possono denunciare i crimini di guerra, la sorveglianza di massa, senza passare 7 anni in prigione come Chelsea, senza essere arbitrariamente detenuto per 9 anni come Assange, senza essere costretto a fuggire in Russia, come Snowden”, dice Maurizi a ridosso del pronunciamento. E, ancora, «E’ ora di chiamare USA & UK per quello che sono: i casi Assange & WikiLeaks dimostrano che non sono migliori dei regimi quando si tratta di giornalisti, sono solo meno brutali, ma il punto è: non c’è bisogno di uccidere i giornalisti quando puoi portarli sull’orlo del suicidio”.

Gli Stati Uniti e il Regno Unito sono rispettivamente al 44° e 33° posto su 180 paesi nell’Indice della libertà di stampa mondiale 2021 di RSF. L’Italia non ha nulla da rallegrarsi visto che è al 41°.

Anche noi di Popoff rilanciamo la mobilitazione per chiedere la liberazione di Julian Assange.

#FreeJulianAssange.

 

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