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Teatro. Segreti e ricordi, il puzzle di Bedos

Il viaggio di Victor prima assoluta a Genova, con repliche sino al 19 maggio, per poi iniziare una tournée nella prossima stagione

Un uomo cade di schiena al rallentatore  in un abisso senza fondo.  Resa da un sofisticato ledwall a pavimento e un grande specchio sul soffitto, la suggestione di sapore quasi hitchcockiana – curata dallo stesso regista Davide Livermore  insieme a Lorenzo Russo Rainaldi e illuminata da Aldo Mantovani – gioca con geometrie e sdoppiamenti  grazie al video di D-Wok, in cui compare, nel frame finale, anche Diego Cerami, allievo attore della Scuola di Recitazione del Teatro Nazionale di Genova.

La scena iniziale di Il viaggio di Victor di Nicolas Bedos, rende tutto lo smarrimento di non ricordare di sé che il proprio nome e non riconoscere neanche la propria scrittura, la  rabbia del quotidiano  corpo a corpo – con la propria mente e con la donna che lo assiste –    di un  protagonista che ha perso la memoria in un incidente d’auto cui è fortunosamente sopravvissuto. Non sa più se gli piace il tè o il caffè, non riconosce casa sua e tantomeno le persone che lo salutano per strada. Lei lo incoraggia a riavvolgere il nastro, a cercare i ricordi, lo richiama alla sua responsabilità e sembra conoscerlo molto meglio di quanto lui non voglia ammettere. Un duello di parole e di gesti, di sguardi e di silenzi che si svolge   fino al disvelamento di una verità insostenibile che, semplicemente, lui aveva scelto di dimenticare e poter continuare così a precipitare di schiena nel vuoto, all’infinito, per non dover guardare la superficie del suolo che si avvicina inesorabilmente.

Opera inedita messa in scena in prima assoluta dal Teatro Nazionale di Genova in coproduzione con il Teatro di Napoli,  Interpretata da Linda Gennari e Antonio Zavatteri e tradotta in italiano da Monica Capuani, Il viaggio di Victor debutta in prima assoluta  al Teatro Gustavo Modena, con repliche sino al 19 maggio, per poi iniziare una tournée nella prossima stagione.  

Attore, regista e drammaturgo dai trascorsi controversi per accuse di stupro, Nicolas Bedos, classe 1979, aveva già attratto l’attenzione di pubblico e critica in Francia e in Europa con le proprie opere teatrali e cinematografiche, vincendo diversi premi, tra cui un César per il film La belle époque (2019), interpretato da Fanny Ardant e Daniel Auteil.  Con la sua scrittura accosta un passato incombente a un  presente sfuggevole e racconta con grande empatia i risvolti di una storia  dolorosa.  Il dialogo tra Victor e Marion è costruito come una spirale che non offre vie d’uscita. Nello spettacolo di Davide Livermore le battute dei due attori si intrecciano a musiche che vanno da Bach ad Arvo Part, sostenute da un preciso disegno sonoro curato da Edoardo Ambrosio. Parole confuse, a volte appassionate, a volte cattive, quelle di lui. Parole chiare, pazienti, a tratti disperate, quelle di lei. Passo dopo passo, segreti e ricordi si ricompongono come un puzzle, svelando l’indicibile mistero che li lega.

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