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Ferrarotti è morto e forse la sociologia non si sente troppo bene

Vita e opere dell’uomo, morto il 13 novembre a 98 anni, che ha portato la sociologia in Italia sfidando (e battendo) i pregiudizi crociani

“Non tutto è numericamente misurabile. Ed è difficile, probabilmente impossibile, calcolare il dolore, l’amicizia, il silenzio, l’inquietante solitudine di certe sere, la dignità. Siamo sempre più connessi, ma anche sempre più isolati, disorientati, impotenti, incapaci di distinguere tra reale e virtuale, privati dei corpi, delle smorfie, delle occhiate in una socialità fredda, simulata, finta”. Franco Ferrarotti – scomparso, oggi 13 novembre, all’età di 98 anni – titolare della prima cattedra di Sociologia in Italia, fa il punto sulla sua disciplina nella forma di una “Lettera a un giovane sociologo”, una sorta di testamento spirituale in libreria il 22 novembre per le edizioni Bibliotheka (40 pagine, 12 euro). L’insigne studioso è stato attivo e lucido fin quasi all’ultimo nonostante l’età più che avanzata. La sociologia – afferma il decano dei sociologi italiani – è “vittima del suo successo. Si è proposta come facile rimedio per studiosi sfortunati in altri campi. Nei casi migliori è divenuta giornalismo investigativo. In ogni caso, tende a perdere la visione d’insieme del sociale e la capacità di interconnettere in modo creativo i suoi vari aspetti”. “I sociologi odierni, probabilmente sotto la pressione del mercato, hanno perso l’ancoraggio con le basi filosofiche da cui è nata la loro disciplina, non hanno tempo per riflettere sui loro testi classici, non sembrano avere interesse per costruire una tradizione sociologica in senso proprio – spiega Ferrarotti – Per queste ragioni è plausibile che sfugga un aspetto essenziale: nella natura ibrida della sociologia non risiede il limite, ma il primato di questa disciplina, la cui ottica è in grado di ‘afferrare’ il reciproco condizionamento dei vari aspetti del sociale”.

Franco Ferrarotti, il padre nobile della sociologia italiana nella seconda parte del ‘900, ha fatto molti mestieri: il traduttore, il tornitore, il diplomatico a Parigi, il parlamentare e dulcis in fundo il docente di sociologia: è morto a Roma a 98 anni. In forza all’università La Sapienza di Roma fino al 2002, è stato anche deputato nel Parlamento per la terza legislatura, eletto per il Movimento di Comunità. Nel 2005 è stato nominato Cavaliere di Gran Croce. Era nato a Palazzolo Vercellese il 7 aprile del 1926. A confermarne la morte il professore emerito di Comunicazione Mario Morcellini che lo voleva per fargli tenere una “lezione” alla Fondazione che raduna i professori emeriti della Sapienza. Il titolo, “Come sta la società italiana”, era stato pensato, racconta Morcellini, proprio per lui. Nei giorni scorsi Ferrarotti era stato operato a Roma e, a quanto si apprende, l’esito dell’operazione era stato buono ma, ovviamente, non tale da consentirgli di tornare a casa e tantomeno di partecipare alla lezione ideata per lui. Ferrarotti è stato fondatore, con il filosofo Nicola Abbagnano, nel 1951 dei “Quaderni di sociologia”, di cui fu direttore fino al 1967, anno in cui dette vita alla rivista “La critica sociologica”, di cui da allora è stato sempre il direttore. Generazioni di studenti ricordano le sue appassionanti lezioni all’università romana. È stato ancora tra i fondatori, a Ginevra, del Consiglio dei Comuni d’Europa, responsabile della divisione dei progetti di ricerca dell’Ocse a Parigi. Nominato direttore di studi alla Maison des Sciences de l’Homme di Parigi nel 1978, è stato insignito del Premio per la carriera dall’Accademia nazionale dei Lincei nel 2001 e del titolo di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica dall’allora presidente Carlo Azeglio Ciampi nel 2005. Era membro della New York Academy of Sciences e presidente onorario dell’Associazione Nazionale Sociologi. Nella sua lunga carriera accademica, Ferrarotti ha insegnato nelle università di Chicago, Boston, New York, Toronto, Mosca, Varsavia, Colonia, Tokyo e Gerusalemme. La attività di ricerca e di studio di Ferrarotti è contenuta in una mole enorme di scritti che ha continuato a pubblicare fin oltre i 90 anni.

Dai fondamenti teorici della sociologia alle indagini sulle periferie, la mafia e il terrorismo. Dal racconto dei viaggi negli Stati Uniti e in Amazzonia al ricordo degli amici e maestri Cesare Pavese, Nicola Abbagnano, Felice Balbo e Adriano Olivetti. Sei volumi di oltre 5 mila pagine complessive pubblicati tra il 2019 e il 2020 dalla casa editrice Marietti 1820 raccolgono le principali opere di Franco Ferrarotti, un’opera omnia sistematizzata a cui si è dedicato lo stesso illustre sociologo ormai novantenne. I sei volumi sono arricchiti da introduzioni inedite e propongono una quarantina delle principali opere dell’autore. I primi due, dedicati agli “Scritti teorici”, riportano, tra gli altri, l’imponente “Trattato di sociologia”, i “Lineamenti di storia del pensiero sociologico”, le riflessioni sull’identità dialogica, l’empatia creatrice, la conoscenza partecipata e la critica della sociologia contemporanea contenuta nel testo “L’ultima lezione”. I due volumi che raccolgono le principali “Ricerche sul campo” di Ferrarotti, presentano in particolare ”Roma da capitale a periferia”, ”Vite di baraccati” il “Rapporto sulla mafia”, il “Rapporto sul terrorismo” e le indagini su giovani e droga. Infine i due volumi di “Scritti autobiografici” contengono il racconto dei viaggi negli Stati Uniti e in Amazzonia, i ricordi delle esperienze nella diplomazia e nella politica e gli omaggi agli amici e maestri Pavese, Abbagnano, Balbo e Olivetti.

Il primo volume autobiografico propone i seguenti testi: Atman. Il respiro del bosco; ‘anno della quota Novanta; Pane e lavoro! Memorie dell’outsider; I grattacieli non hanno foglie. Flash americani; 1951: oltre l’Oceano; La vera America; I doni dell’Amazzonia; Diplomatico per caso. La Parigi degli anni Cinquanta raccontata da un giovane osservatore; Nelle fumose stanze. La stagione politica di un ‘cane sciolto’ (pagine 852, prezzo euro 50). Il secondo volume propone: Un anno qualunque. Pensieri, persone, circostanze; 1965 L’anno della svolta; L’anno dell’ottuagenario riluttante: 2006 Al Santuario con Pavese; Un greco in via Po: Il conte di Vinadio: La concreta utopia di Adriano Olivetti; L’uomo di carta. Archeologia di un padre; Il poligrafo svergognato. Le mille pagine delle “Ricerche sul campo” di Ferrarotti contengono i suoi contributi pionieristici sulla violenza giovanile, gli albori del terrorismo, la diffusione della droga dalla fine degli anni ’60. Il doppio volume comprende anche “L’ipnosi della violenza”, “Riflessioni e dati su dodici anni di terrorismo in Italia (1969-1981)”, “Giovani e droga”, “Il potere come relazione e come struttura”, “Autori-editori: l’intellettuale come prestatore d’opera e l’attività editoriale nella sua evoluzione da artigianato a industria” e “La tentazione dell’oblio”.

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