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Le ramificazioni umbre di Mafia Capitale

Incenerimento e gestione dei rifiuti, questi gli ambiti in cui personaggi chiave dell’inchiesta romana hanno concluso importanti affari a Terni

Da Terni Marco Vulcano e Carlo Perigli

mafia capitaleUn centinaio di chilometri, poco più di un’ora di macchina. La distanza che separa Terni dalla Capitale è breve e i collegamenti tra le due città, anche se le migliaia di pendolari che ogni giorno partono dalla città umbra per recarsi a lavorare o studiare a Roma non saranno troppo d’accordo, funzionano benissimo.  Se non quelli viari, almeno quelli tracciati dalle rotte degli affari, al punto da far sentire anche qui l’eco dell’indagine romana Mafia Capitale. In particolare, a risuonare fino in Umbria sono stati i nomi di due tra i personaggi chiave del sistema romano sotto inchiesta: Salvatore Buzzi e Riccardo Mancini.

La figura di Mancini, come denunciato già nel 2013 dal comitato No Inceneritori di Terni, compare nelle vicende politiche umbre in occasione della gara d’appalto indetta da Acea per il revamping dell’inceneritore di Terni, nel 2010. Inizialmente a vedersi assegnare i lavori è la Ibi Spa, una società campana che gestisce discariche e impianti in Campania e Sicilia. Tuttavia, poco dopo essersi aggiudicata l’appalto, la Ibi viene colpita da un’interdittiva antimafia legata a un’inchiesta relativa alla discarica di Palermo, in seguito alla quale il contratto per il revamping dell’inceneritore di Terni viene rescisso. A quel punto, ricorrendo alle condizioni di urgenza previste dall’art. 221 del decreto legislativo 163/2006, Acea decide di affidare i lavori senza effettuare nessuna gara ad un’associazione temporanea di imprese, la Terni Scarl, dove tra le varie realtà figura la So.Ge.Ri., il cui pacchetto di  maggioranza appartiene alla Emis spa, controllata al 99% da Riccardo Mancini.

Per quanto tutto ciò sia perfettamente legale e nessuna indagine abbia mai affermato il contrario, appare quantomeno curioso che, mentre la prima e unica gara d’appalto sia stata vinta dalla Ibi con un’offerta di 16 milioni di euro, Terni Scarl si sia vista affidare i lavori per una cifra di molto superiore, vicina ai 21 milioni di euro. Soprattutto alla luce del ruolo ricoperto all’epoca dei fatti proprio da Riccardo Mancini. Ex militante del Fronte della Gioventù e considerato un fedelissimo di Alemanno, al tempo Mancini ricopriva anche la carica di amministratore delegato di Eur Spa, azienda pubblica controllata per il 90% dal Ministero dell’Economia e al 10% dal Comune di Roma. Comune di Roma che è anche il detentore della maggioranza delle quote di Acea, dalla quale la Sogeri di Mancini si vede affidare senza gara d’appalto i lavori di revamping dell’inceneritore di Terni.

Il Tribunale per il riesame ha definito Riccardo Mancini come un “un personaggio certamente contiguo ad ambienti criminali di elevato spessore”, aggiungendo che “può senz’altro essere affermato che il suo modo di interpretare la funzione pubblica non abbia nulla a che vedere con i principi di fedeltà, di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione”. Una bella garanzia per i tifosi dell’incenerimento dei rifiuti che a Terni sono da sempre bipartisan.

Interessante è però anche il ruolo di Salvatore Buzzi nella gestione dei rifiuti di Terni. Proprio nella città Umbra, quello che a tutt’oggi risulta il personaggio chiave di Mafia Capitale ha infatti fondato nel 2000 il Consorzio per la raccolta differenziata Roma scarl, vincitore nel tempo anche di diversi appalti nel comune di Roma, divenendone presidente.

Di Roma Scarl facevano parte la coop “29 giugno” (al centro del sistema Mafia Capitale) e la Cosp Tecno Service, industria leader nel trasporto dei rifiuti solidi urbani che a gennaio ha fatto sapere di essere uscita dal Crd Roma Scarl nel 2012 – anno in cui sembra che Buzzi abbia rilevato tutte le quote dell’azienda – e  di non aver avuto, da allora, alcun rapporto né con la coop “29 giugno” né con Ama. Tuttavia, a fine dicembre il procuratore capo del tribunale di Terni, Cesare Martellino, ha aperto un fascicolo senza ipotesi di reato sugli affari ternani di Mancini e Buzzi. Al momento le indagini della Guardia di Finanza sono tuttora in corso.

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