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Zamoc: «Tu sei più grande del foglio. Il muro, invece, ti sovrasta»

Roma, un muro dipinto da Luca Zamoc sulla sede di un circolo Arci, il 30 Formiche. L’arte pubblica per ridare senso a spazi e relazioni

«Tu sei più grande del foglio. Il muro, invece, ti sovrasta. La prima sfida è quella del contesto: fondersi o no con il contesto?», dice a Popoff Luca Zanni, in arte Luca Zamoc. Lui ha un approccio “contestualista”, così dice, «i muri sono uno diverso dall’altro».

E’ proprio di Zamoc il murale di 170 metri quadri appena spuntato sulla Via Casilina, lì dove la consolare incrocia lo scenario pasoliniano di via del Mandrione, sulla facciata di uno stabile del 1918 incastonato, «come un’isola», fra due ferrovie e all’ombra delle arcate dell’Acquedotto romano.

Si intitola “Il suono del tempo” e Zamoc ha realizzato l’opera nell’ambito di un progetto di 30Formiche Aps, associazione culturale, affiliata ad Arci Roma, che da una decina d’anni ha aperto un circolo in questo luogo cruciale, tra i quartieri del Pigneto, della Certosa e di Torre Spaccata, nel V municipio. L’incontro è avvenuto nella sede di questo circolo, «che promuove cultura underground da 10 anni sul territorio romano, con un’attitudine particolare per tutto ciò che è arte sperimentale, arte che viene dal basso, il tipo di arte più urgente», dice Giuseppe Giannetti, il presidente del “trenta”.

L’opera, dipinta durante il mese di dicembre 2021, è stata la terza fase di un laboratorio di street art, “Dalla teoria alla prassi”, iniziativa finanziata con fondi della Regione Lazio, in collaborazione PalomArt, network internazionale di arte indipendente che ha diretto la produzione del murales. Il laboratorio ha coinvolto decine di giovani partecipanti, sia in presenza che in diretta tramite piattaforme streaming sui social. Alcuni di loro si sono offerti come assistenti volontari per i giorni della realizzazione dell’opera.

L’arte partecipata, secondo i promotori di 30Formiche, è un formidabile strumento di coesione sociale e la street art ne rappresenta uno dei linguaggi più efficaci per operazioni di rigenerazione urbana e sociale estranei alle retoriche dominanti del degrado. Il Laboratorio – animato da artisti, esperti, operatori indipendenti e accademici e coordinato da Maura Crudeli, project manageer per Yourban 2030 – ha fornito gli strumenti e le conoscenze necessarie a gestire le fasi di progettazione e creazione di un’opera artistica restituendo le storia e il senso di un linguaggio nato per risignificare spazi urbani e soggettività altrimenti condannati all’abbandono e alla marginalità.

Zamoc è nato a Modena nel 1986. Ha frequentato l’Accademia delle Belle Arti di Milano, dove ha conseguito un titolo in Graphic Design & Art Direction. Il suo lavoro abbraccia diversi media, dall’inchiostro su carta al digitale, dal fumetto all’arte pubblica. «La rigenerazione è un tema complicato, c’è sempre in agguato il rischio della gentrification», dice l’artista che, negli ultimi anni ha vissuto e operato a Milano, Berlino, Londra, Istanbul, Los Angeles e Barcellona.

«Ogni muro è muto, ma a questo volevo dare una voce, volevo che suonasse come il vostro circolo», ha spiegato Zamoc nel corso del Laboratorio. Il 30Formiche, infatti, è un punto di riferimento internazionale per la scena musicale e artistica underground. “Il suono del tempo” raccoglie una suggestione che, nei secoli, ha ispirato già vari artisti, da Michelangelo a De Chirico: il fascino dell’antico e il dualismo tra presente e passato. Un grande specchio, elemento simbolico del contemporaneo, si infrange sul Torso del Belvedere, celeberrima scultura neo-attica del I secolo aC conservata nei Musei Vaticani. Sullo sfondo della gigantesca facciata è evidente l’influenza della pittura metafisica di Giorgio De Chirico.

«I murales sono monumenti temporanei perché hanno una loro caducità e questo fa parte del loro fascino – dice ancora Zamoc – dalla loro presenza sorge un nuovo punto di interesse, un nuovo riferimento che caratterizza il contesto urbano».

«La street art – dice ancora Giuseppe Giannetti, presidente di 30Formiche – è stato uno dei linguaggi più apprezzati nel percorso di promozione culturale dell’associazione. Ci ha sempre interessato anche l’impatto che queste opere hanno sui territori che le ospitano per questo abbiamo colto al volo l’occasione dell’avviso pubblico di LAZIOcrea».  

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