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‘Yoshe Kalb’ e la rivincita di Israel Joshua Singer

Dopo il successo de ‘La famiglia Karnowski’, Adelphi procede nella riscoperta dei romanzi dello scrittore oscurato dalla fama del fratello Premio Nobel.

di Antonio Coletta

‘Yoshe Kalb’ e la rivincita di Israel Joshua Singer

Israel Joshua Singer è stato riscoperto prima in Francia e poi in Italia attraverso La famiglia Karnowski, uno dei romanzi più interessanti pubblicati nel 2013, un’emozionante saga familiare che si snoda attraversa la Polonia, la Germania di Weimar, quella di Hitler e gli Stati Uniti degli anni trenta.

Dopo la decima edizione de La famiglia Karnowski, Adelphi Edizioni ha deciso di ripubblicare Yoshe Kalb, romanzo tragicomico scritto con piglio realista, spietato sguardo d’insieme sulle corti dell’ebraismo ortodosso d’inizio novecento.

Yoshe Kalb è prima di tutto una storia d’amore e desiderio: il protagonista Nahum non riesce ad assegnare una qualche corrispondenza tra le pulsioni per la giovane suocera Malka (“selvaggia, ostinata e ribelle”) e l’afflato religioso che ha ispirato la sua educazione e la sua vita fino a quel momento.

La modernità, la sensualità e la passionalità di Malka sono elementi di rottura che non solo mandano in pezzi la personalità di Nahum trasformandolo in un uomo senza identità, ma frantumano anche la comunità tradizionale ortodossa della quale i protagonisti fanno parte.

Le sventure che si abbattono sulla comunità, dall’incendio della Sinagoga all’epidemia fino alla guerra intestina tra corti, simboleggiano la fine di quel modello di società e delle sue convenzioni [le anacronistiche corti descritte nel romanzo, tuttavia, sopravvivono ancora oggi soprattutto in Israele, come raccontato nel film del 2012 La sposa promessa, premiato con una Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile al Festival del Cinema di Venezia].

Osservandone la biografia, si ha l’impressione che, come Nahum, anche I.J. Singer ebbe difficoltà ad assegnare a se stesso una precisa identità.

Nato ebreo ortodosso e divenuto illuminista, Israel Joshua Singer fu un sostenitore della prima ora della Rivoluzione Bolscevica: fuggì deluso dalla Russia nel 1921 e riparò nella natia Polonia, diventando prima corrispondente da Varsavia per il Jewish Daily Forward (quotidiano della comunità ebraica americana di dichiarata ispirazione socialista) per emigrare, infine, a New York.

Autore yiddish in conflitto con la lingua madre (in una sua lettera arrivò a dire che scrivere in yiddish era “umiliante”) e con l’ambiente dell’ebraismo ortodosso nel quale la sua famiglia era immersa (in contrasto con la volontà del padre rabbino, abbandoneranno quella comunità e diverranno scrittori anche la sorella maggiore Esther Kreitman ed il celebre fratello minore Isaac Bashevis), le sue opere ebbero successo limitato finché fu in vita per poi essere completamente oscurate dalla produzione del ben più longevo fratello, Premio Nobel per la Letteratura nel 1978.

Per nostra fortuna il maggiore dei Singer – definito “il fratello ben più talentuoso di Bashevis” dal celebre critico letterario americano Harold Bloom – coltivò il suo innato estro da contastorie: i suoi romanzi sono capaci di intrattenere, emozionare ed appassionare senza risentire del passare del tempo, nemmeno quando la tematica e l’ambientazione del racconto appaiono molto distanti dalle conoscenze e dal mondo del lettore.

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