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Magherini morì asfissiato

L’autopsia: morte dovuta a meccanismo complesso di tipo tossico, disfunzionale cardiaco e asfittico. Ma per i carabinieri è solo una morte da droga.

di Checchino Antonini

Magherini morì asfissiato

La morte di Riccardo Magherini si deve a «un meccanismo complesso di tipo tossico, disfunzionale cardiaco e asfittico». I risultati dell’autopsia, resi pubblici in serata con un verbale firmato da tutti i periti, sembrano trovare le parti concordi anche sul fatto di mantenere sotto sequestro il corpo dell’uomo rimasto ucciso durante un fermo da parte di una gazzella dei carabinieri a Firenze.

Tradotto per i non addetti ai lavori significa che ad ammazzare l’ex calciatore sarebbe stata anche l’asfissia prodotta dalle modalità della contenzione dell’uomo, immobilizzato, secondo i testimoni, anche con l’uso di maniere piuttosto energiche e violente, dai militari intervenuti. Ma le agenzie di stampa titolano sull’assenza di segni di lesioni. Seguono la traccia del legale dei carabinieri convinto che il pestaggio non c’entri nulla. Un copione già visto per il caso Aldrovandi. Anche allora l’ufficio stampa del Viminale (lo stesso che disse in diretta tv che Spaccarotella, l’omicida di Sandri, aveva sparato in aria) suggerì ai giornali di titolare sull’autopsia che avrebbe escluso il pestaggio.

«Questo verbale – spiega a Popoff il legale della famiglia Magherini, l’avvocato Fabio Anselmo di Ferrara – lo dedico a coloro che hanno sostenuto fin dal primo momento che l’unico responsabile della morte di Riccardo fosse lui stesso. A questo punto dobbiamo avere un processo. Di fronte alla corte d’assise la verità emergerà in modo chiaro. Riccardo deve avere il suo processo».

I familiari del ragazzo ucciso ancora aspettano che qualcuno dei 72 testi a favore dei carabinieri (tante sarebbero le voci prodotte nelle indagini a caldo) confermi pubblicamente che quell’intervento avvenne nei limiti previsti. Finora sono emerse solo testimonianze di persone restate senza fiato per la violenza prodotta ai danni di una persona che stava male e chiedeva aiuto. I video sembrano abbastanza eloquenti.

Undici, per ora, gli indagati dopo la denuncia dei familiari che, grazie a questa perizia, ora sanno anche quanto abbia sofferto il “Maghero”, come lo chiamavano gli amici.

Si tratta dei quattro carabinieri che effettuarono l’arresto (accusati di omicidio preterintenzionale), di cinque operatori del 118 intervenuti sul posto con ambulanza e automedica e di due centralinisti del 118 che avevano ricevuto la richiesta di intervento (accusati di omicidio colposo). Le cause della morte di Riccardo Magherini, deceduto il 3 marzo a Firenze mentre veniva arrestato dai carabinieri, sono «legate a un meccanismo complesso di tipo tossico, disfunzionale cardiaco e asfittico», si legge dunque nel verbale steso al termine della riunione dei consulenti tecnici del pm, degli indagati e della famiglia Magherini, che hanno analizzato gli esiti dell’autopsia.

Su facebook, il padre di Riccardo, Guido, parla di «giorno molto triste, perchè abbiamo saputo quanto Riccardo abbia sofferto prima di morire. Questo però ci darà ancora più forza per andare avanti per far sapere a Brando», il figlio di Riccardo, «chi era suo padre, un uomo fantastico unico che solo degli incapaci, per il momento, poi vedremo come chiamarli, gli hanno tolto». Ma per il difensore dei carabinieri la causa principale di morte è l’uso dello stupefacente, e «una parte residuale marginale di causazione dovuta a difficoltà respiratoria, che può essa stessa derivare dall’uso dello stupefacente». E le fratture e altri segni sarebbero «collegabili all’attività di rianimazione, penso che debba essere riconsiderato e rivalutato il tanto contestato intervento dei carabinieri, che è avvenuto secondo protocollo». Un film già visto, per alcuni, a Ferrara e in altri casi di malapolizia.

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