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Vicenza, l’autostrada che non serve ma avvelena la terra

Valdastico Sud, biscione di 54 km che si è mangiato la campagna e sta inquinando l’acqua nascondendo rifiuti pericolosi.

da Vicenza, Irene Rui*

Vicenza, l'autostrada che non serve ma avvelena la terra

In questi giorni non si fa altro che parlare dello scandalo veneto riguardante il Mose, ma anche dell’ospedale di Santorso, Pedemontana, Valdastico nord, Ospedale Sant’Angelo di Mestre, la terza corsia dell’A4 est, e via discorrendo; tangenti, giro di denaro, appalti non chiari, un sistema a dir poco mafioso che coinvolge politici, imprenditori, ma anche gente comune. Ma la Valdastico Sud che fine ha fatto, dove sono andati a finire i rifiuti interrati sotto il manto d’asfalto, l’inquinamento, le irregolarità progettuali e di cantiere? Tutto svanito, si preferisce, e chissà perché, non parlare della nostra Salerno-Reggio Calabria. Eppure i personaggi coinvolti sono gli stessi. L’affaire Valdastico sud, un biscione di 54 chilometri che si è mangiato non solo la campagna del basso vicentino, ma che sta inquinando la nostra acqua, e divorando anche la vita vegetale e animale, compreso quella umana, è molto appetibile sia per nascondere i rifiuti pericolosi, sia per i proventi da finanziamenti ad opere spesso inutili come cavalcavia che finiscono in terreni agricoli. Fossi con canneti cementati, animali morti, aumento di linfomi, il valore culturale delle ville palladiane compromesso, gli stessi prodotti agricoli e gli orti rischiano di essere compromessi, così come gli allevamenti. L’acqua per l’irrigazione, “grazie” a ciò che è nascosto sotto il manto autostradale, sostanze chimiche con valori elevati, vedi cloruri, borio, piombo, arsenico, cadmio, selenico, mercurio, amianto, nichel, berillio e il molibdeno è altresì compromessa. Queste sono tutte sostanze cancerogene tranne il molibdeno, che però preso in quantità elevate porta ad una precoce anemia e alla morte. E’ da chiedersi se l’aumento dei linfomi nel basso vicentino non sia dovuto a ciò che si trova nella pancia di questo grande biscione, che a quanto sembra non contiene solo scarti di fonderia non trattati, ma anche, presumibilmente, fanghi di concia e altri prodotti altamente nocivi, scaricati di notte in modo che nessuno li possa notare, tranne qualche residente, che inizia a preoccuparsi vedendo l’acqua del suo pozzo di colore nerastro. Residenti, che parlano fra i denti, che hanno paura ad affermare, ciò che vedono, in pubblico, poiché intimiditi e minacciati, ammoniti e avvisati sui possibili risvolti negativi che un’eventuale azione potrebbe avere per loro. Nel basso vicentino, la gente pur essendo contro l’opera e vedendone i danni, è rassegnata, ha paura di testimoniare, e si sente lasciata sola da chi nel 2005 aveva promesso di difenderli. Persone che temono per la loro salute e quella dei figli e nipoti, e per le loro colture ed allevamenti. Tutto questo poteva essere fermato, solo che non c’è stata la volontà di procedere al sequestro dei cantieri. La Comet (rifiuti speciali), una delle ditte che opera in alcuni tratti della Valdastico Sud, è indagata insieme ad altre, per ecomafia, e secondo il rapporto di Roberto Mancini, il poliziotto morto di cancro a causa dei materiali cancerogeni, i rifiuti che andavano al sud, tornavano al nord nella gomorra del nordest – come dichiarato dal P.M. Cristina Ribera – cambiando i codici dei materiali; e si sospetta venissero interrati anche sotto il manto autostradale della A31 sud. Se questo rapporto non fosse stato chiuso per anni in un cassetto, come altre denunce dell’ex presidente del “Comitato Vicentino No Ecomafie”, Nosarini, si poteva evitare parte del disastro ambientale della Valdastico Sud. A giorni (30 giugno) sarà inaugurata l’uscita di Agugliaro, dove la tratta vicentina si fermerà, visto che dove non è riuscito il movimento ci sta provando madre natura e sorella acqua. La Liona (fiume Liona) continua a piangere nella galleria scavata sotto il suo letto, la falda a sgorgare nelle trincee di Finale di Agugliaro e di Saline di Noventa Vicentina, e il casello di Noventa, già costruito, si trova in mezzo ad una palude. L’acqua invade l’autostrada anche a Santa Margherita d’Adige. Agugliaro è il paese che ha votato per la quinta volta il sindaco Andriolo, un sindaco che ha acconsentito alla sua trasformazione idraulica ed urbanistica, contornandolo con un’autostrada il cui tracciato è molto discusso, poiché è una variante d’opera, a quanto sembra non proprio così regolare, che non entra nel vincolo primario della quattrocentesca villa Saraceno-Franchin solo perché i muri della villa hanno “camminato”, e per cui l’attuale proprietario ha fatto più ricorsi anche al Presidente della Repubblica. Questo lo si può notare sovrapponendo le mappe napoleoniche ed austriache con quelle del catasto attuale. E quindi due sono i casi: o le mappe austriache sono errate (poco probabile conoscendo la precisione del catasto austriaco), o lo sono quelle del catasto attuale (molto probabile visto varie vicissitudini delle mappe catastali digitali). Agugliaro è completamente devastata e questo lo si nota arrivando in questo paese. Il sindaco Andriolo, che a quanto sembra risulta tra gli indagati sulla questione inerente alla variante di Agugliaro, asserisce che ha avuto il consenso tramite un referendum comunale. È da chiedersi quanto regolare fosse questo referendum, poiché non previsto, per statuto, all’epoca, e in più riguardava un’opera extra-comunale. A questo c’è da aggiungere che non c’è stata un’ampia partecipazione, e quindi il si all’opera è stato dato da una stretta cerchia di amici, i quali non sapevano cosa si celava sotto. Un sindaco che trova tutti gli espedienti per rendere la vita difficile ai suoi concittadini, attivisti, ed opposti all’opera da lui tanto amata, che tengono al loro paese, alla preservazione agricola e storica del loro territorio. Per non parlare dei cantieri, i quali, a quanto sembra, dando un’occhiata dall’esterno, da un qualsiasi casolare a confine con l’autostrada, non sembrano proprio così a norma, come forse non lo sono molti della manodopera che vi lavora, e per cui sono in corso delle indagini. Per non parlare dell’affaire cave che è di contorno, non regolato dal “Piano Cave”, ma gestito direttamente dall’assessorato regionale competente. Ci si chiede, quindi, perché tutto questo silenzio, perché la Magistratura permette che tale opera continui con le sue irregolarità, e a devastare l’ambiente, la salute dei cittadini, a crescere di giorno in giorno, di apertura di casello in casello. Perchè se la “Brebemi” è stata messa sotto sequestro per i stessi motivi, questo non avviene per la Valdastico Sud, e che fine ha fatto l’inchiesta dell’esperto super-parters, nominato dalla Procura distrettuale anti mafia? Perchè i sindaci non intervengono? Non ci venga data la risposta che ormai l’opera è pressoché conclusa, che è di utilità al basso vicentino poiché permette di risparmiare 5 minuti da Vicenza ad Agugliaro, che c’era bisogno di una strada di collegamento con il rodigino, poiché l’Autobrenero – A22 sud (Modena – Verona) non è sufficiente (?), che ormai si sono spesi troppi milioni di euro e non si può fermare. A costo di deviare la falda visto che le pompe di drenaggio non sono sufficienti. Perchè non si vuole scoperchiare tale pentola, cosa ci sta sotto? *Presidente del Comitato Vicentino No Ecomafie.

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