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A Gaza la tregua è finita: razzi su Israele, raid sulla Striscia

Puntuali come un orologio, un istante dopo la fine della stregua sono partiti i raid su Gaza, e i razzi su Israele. Prima vittima un piccolo palestinese di 10 anni. 221.554 gli sfollati gazawi.

di Marina Zenobio

Come prevedibile Israele non ha accetto le richieste di Hamas di revocare il rigido embargo in vigore dal 2007 e di poter costruire a Gaza di un porto marittimo; Hamas da parte sua non ha accettato la richiesta israeliana di disarmare le Brigate Ezzedin al Qassam, e immediatamente dopo la fine della tregua di tre giorni, alla 8 di questa mattina da Gaza sono partiti i primi razzi verso Ashqelon e altre località del sud di Israele e l’aviazione israeliana è tornata in azione uccidendo un bambino di 10 anni e ferendo altre 3 palestinesi vicino a una moschea di Gaza city, mentre nel Negev frammenti di mortaio hanno ferito un soldato e un civile israeliani.

Con la ripresa delle ostilità le strutture Unrwa presenti nella Striscia di Gaza sono di nuovo piene di sfollati, secondo l’agenzia dell’Onu sono 221.554.

Il Portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha annunciato che il movimento islamico continuerà i negoziati al Cairo anche durante i combattimenti con Israele, ma non si sa con chi visto che Tel Aviv ha congelato la trattativa finché continuerà il tiro di razzi contro Israele.

Dopo la ripresa del lancio dei razzi da Gaza, l’esercito israeliano ha ripristinato le misure di sicurezza alle quali si deve attenere la popolazione. Per le comunità entro 40 chilometri dalla Striscia sono proibite tutte le riunioni con più di 500 persone, così come le attività di asili e campi estivi sono permessi solo laddove esistono rifugi. Per le località da 40 a 80 chilometri (comprese Tel Aviv e Gerusalemme) sono vietate tutte le manifestazioni con più di mille persone.

Da un comunicato del ministero degli esteri egiziano risulta che l’Egitto ha chiesto a israeliani e palestinesi di “tornare immediatamente” al cessate il fuoco e, “il prima possibile”, al tavolo delle trattative indirette al Cairo. Ma per il momento sono le armi a parlare.

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