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L’umano dell’inumano

“Aguzzino non si nasce”, scriveva Primo Levi, non è un mostro perché l’aguzzino è un uomo comune e chiunque può diventarlo. Il video dell’esperimento Milgram

di Marina Zenobio

 Entrata dell'Esma a Buenos Aires, oggi diventato Museo della memoria
Entrata dell’Esma a Buenos Aires, oggi diventato Museo della memoria

Durante gli anni della dittatura militare in Argentina, dal 1976 al 1983, sono passate ufficialmente per la Escuela de Mecanica de la Armada (ESMA), struttura militare interna al Plan Condor, migliaia di oppositrici e di oppositori politici. Arrestati illegalmente, torturati e diventati “desaparecidos”, in Argentina se ne contarono 30.000.

Ora si viene a sapere che alcuni membri delle Forze Armate in servizio all’ESMA hanno avuto o hanno, per chi è ancora vivo, problemi di salute mentale derivanti dai crimini commessi durante quel periodo di terrorismo di Stato: incubi, insonnia, stress, e anche malattie più importanti. Ma non è affatto strano, anzi, è auspicabile che questo accada a qualsiasi essere umano che abbia torturato, violentato, assassinato. Strano è invece che qualcuno di essi creda che i propri problemi derivino dal fatto che le efferatezze commesse siano diventate di dominio pubblico e non per il fatto stesso di averle perpetuate. Nessun indice di pentimento.

E’ noto l’esperimento di psicologia sociale fatto negli anni ’60 dal dottor Stanley Milgram [1], che chiamò degli sconosciuti a torturate altrettanti sconosciuti utilizzando la corrente elettrica. Ovviamente era una simulazione: i “torturati” sapevano che non avrebbero ricevuto alcuna scossa elettrica, ma i “torturatori” no. E non si sono tirati indietro. Lo scopo dell’esperimento era quello di studiare il comportamento di soggetti a cui un’autorità (nel caso specifico uno scienziato) ordina di eseguire delle azioni che vanno a confliggere con i valori etici e morali dei soggetti stessi..

Il video che Popoff vi propone “Autorità e responsabilità”, tradotto da Azione Prometeo, è una replica più recente di quell’esperimento effettuato presso l’Università di Londra.

Il risultato dell’esperimento, in sintesi, ci dice che una persona qualunque, in determinate condizioni, potrebbe diventare un torturatore. Ci dice che gli autori di orrendi delitti non sono mostri ma persone in carne ed ossa. Soprattutto se inseriti in un sistema, un meccanismo, con regole e rigidi ordinamenti. Fermatevi, non partite in quarta, ciò non esime assolutamente da colpe gli autori dei delitti, ma può aiutare a ripensare la domanda che è sempre in agguato: “come è stato possibile?”

Sì, i detenuti illegalmente all’Esma, torturati, violati e fatti sparire nel nulla erano persone. E’ tranquillizzante pensare a chi ha commesso simili atrocità come a dei mostri. E’ vero che fecero cose mostruose, ma non a causa di una malattia geneticamente ereditata. Riferendosi ai nazisti Primo Levi scrisse: “Non erano aguzzini nati, non erano (salvo poche eccezioni) dei mostri: erano uomini qualunque. I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere veramente pericolosi: sono più pericolosi gli uomini comuni, i funzionari pronti a credere e a obbedire senza discutere”.

Scena da Abu Ghraib 291x173I repressori dell’ESMA in Argentina, o di altri centri clandestini al servizio delle dittature (passate ma anche presenti) in qualsiasi altra parte del mondo, ma anche di non dittature, come ci ricordano i soldati nordamericani di stanza ad Abu Ghraib, hanno distrutto l’identità delle loro vittime, le hanno disumanizzate al fine di poter fare di quei corpi ciò che ne hanno fatto. E ciò nonostante, a volte, anche negli aguzzini può insinuarsi una traccia umana nell’essere disumano, proprio perché non sono mostri.

Pensare a quegli aguzzini come dei mostri può limitarci nel pensare al sistema che c’è dietro di essi. Può impedirci di pensare alle ragioni politiche ed economiche dietro i loro crimini. Perché non si è trattato, e non si tratta mai, di pazzi o sadici casuali, ma di sistemi organizzati per sbarazzarsi di oppositori politici e, al contempo, seminare terrore generalizzato tra la popolazione. Nel caso argentino, che è solo un tragico esempio, si trattò di un sistema che aveva bisogno di tanto orrore per imporre un piano economico.

Pensare ai torturatori come ingranaggi di una macchina, come detto, non esclude la colpa. Ognuno è responsabile degli atti di cui artefice si fa. La responsabilità degli assassini, dei sequestratori, degli stupratori, dei torturatori è evidente. Però filtrare con la lente di ingrandimento tutti gli attori di questi macabri spettacoli colloca ognuno al proprio posto. Gli imprenditori che ne hanno tratto benefici economici, i giudici che lo hanno permesso, quelli che si sono appropriati di figli altrui e i sacerdoti che tutto questo hanno benedetto.

[1] Stanley Milgram ( 1933 – 1984) è stato uno psicologo statunitense che trascorse la sua carriera di ricercatore e professore presso le università di Yale e Harvard, per poi trasferirsi alla City University di New York. Ideatore di raffinate tecniche di ricerca, ha dato vari contributi riguardo la vita nelle grandi metropoli, la relazione tra il potere di condizionamento esercitato dalla televisione e i comportamenti antisociali. Ma il suo nome è soprattutto legato agli studi riguardanti la determinazione del comportamento individuale, da parte di un sistema gerarchico e autoritario che impone obbedienza. Nel 1961 condusse un celebre esperimento della durata di un’ora, presso i locali dell’Interaction Laboratory dell’Università di Yale, teso a verificare il livello di aderenza agli ordini impartiti da un’autorità, nel momento in cui tali ordini entrano in conflitto con la coscienza e la dimensione morale dell’individuo. Tale esperimento è noto come esperimento Milgram.

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