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Cisgiordania: soldato israeliano uccide ministro Anp

Ziad Abu Ein stava protestando con altre famiglie palestinesi contro la confisca di terre e la costruzione di nuovi insediamenti israeliani. Video dei suoi ultimi momenti di vita

di Marina Zenobio

Abu Ein trattenuto con forza alla gola da un soldato israeliano durante la protesta in Cisgiordania in cui di lì a poco ha perso la vita
Abu Ein trattenuto con forza alla gola da un soldato israeliano durante la protesta in Cisgiordania in cui di lì a poco ha perso la vita

Un colpo al petto con il calcio del fucile da parte di un soldato dell’esercito israeliano. Così sarebbe morto questa mattina Ziad Abu Ein, ex il ministro dell’Anp (Autorità Nazionale Palestinese) e da un mese capo della resistenza contro il muro e gli insediamenti delle colonie israeliane in Cisgiordania. In questa veste stava infatti partecipando ad una azione di protesta nel villaggio di Turmus Aya, nei pressi di Ramallah, capitale amministrativa e politica della Cisgiordania.
Secondo quanto riportato da Mahmoud Aloul, membro di Fatah, Abu Ein insieme a decine di attivisti stava portando alberi di ulivo da piantare, come protesta per la confisca delle terre palestinesi da parte delle autorità israeliane, dove potrebbero sorgere nuovi insediamenti israeliani.

All’azione di protesta le truppe di Tel Aviv hanno risposto lanciando gas lacrimogeni, picchiato Abu Ein fino al colpo al petto con il calcio del fucile che gli ha fatto perdere i sensi. L’uomo è stato subito portato all’ospedale di Ramallh dai suoi compagni, ma dopo un coma di trenta minuti il direttore sanitario, Ahmad Abitawi, ha confermato la morte. Secondo i medici oltre al colpo al petto, a provocare la morte di Ziad Abu Ein possono aver contribuito problemi respiratori causati dall’inalazione dei gas lacrimogeni lanciati dall’esercito israeliano contro l’azione di protesta palestinese.

[Video degli ultimi istanti di vita di Ziad]

Ziad Abu Ein aveva 55 anni, aveva conosciuto le carceri israeliane. Era membro del Consiglio rivoluzionario di Fatah e presidente della commissione dell’Anp contro il muro e le colonie. Era stato estradato dagli Stati Uniti nel 1981 per l’omicidio di due israeliani nel 1979 e condannato da Israele all’ergastolo. Fu rilasciato nel 1985 in un accordo di scambio di prigionieri.

L’esercito israeliano ha annunciato una inchiesta, ma fonti militari, approfittando della cardiopatia cui era affetto Abu Ein, già si stanno impegnando a fare girare la notizia che il dirigente palestinese è morto a causa di un infarto.

In risposta alla morte di Abu Ein, Al Fatah propone il blocco immediato della cooperazione alla sicurezza con Israele. Anche il presidente palestinese, Abu Mazen, oltre a proclamare tre giorni di lutto nazionale, sta prendendo in considerazione di sospendere la cooperazione alla sicurezza con Israele che le forze dell’Anp mantengono nei territori occupati con la guerra del 1967.

Anche da Hamas arriva la stessa richiesta, affidata ad una dichiarazione ufficiale emessa subito dopo la morte di Abu Ein, con la quale chiede all’Anp di interrompere ogni forma di cooperazione alla sicurezza con Israele: “E’ venuto il momento di unire tutte le nostre forze per combattere l’occupazione criminale sionista e interrompere tutte le forme di cooperazione con l’occupazione”.

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