Secondo un documento presentato dal governo indonesiano, Canberra avrebbe pagato un gruppo di scafisti per deviare il tragitto di un’imbarcazione carico di richiedenti asilo verso Giacarta
di Carlo Perigli
Al momento si attendono ancora conferme, ma se quanto denunciato dal governo indonesiano dovesse corrispondere a verità, alcuni adoratori della politica migratoria australiana, da Salvini in poi, sarebbero quantomeno costretti a rivedere i loro “miti”. E non solo perchè il tanto decantato “modello australiano” di umanitario ha ben poco, basandosi perlopiù sul respingimento delle imbarcazioni fino al Paese di provenienza, caratteristica che ha più volte provocato le proteste delle Ong interessate. E nemmeno perchè le differenze geografiche tra i due Paesi renderebbero inutile, almeno per logica, qualsiasi richiamo, particolare – nemmeno piccolo – spesso trascurato nei talk show nostrani. Semplicemente perchè, a questo punto questi “brillanti esperti” di politiche migratorie si ritroverebbero ad osannare un Paese che, pur di non accogliere richiedenti asilo sul proprio territorio, sarebbe disposto a pagare gli scafisti.
Secondo un rapporto pubblicato dal governo indonesiano difatti, Canberra avrebbe offerto denaro all’equipaggio di un barcone carico di 65 migranti, tra cui donne incinte e bambini, per invertire la rotta e proseguire il loro viaggio verso l’Indonesia, senza considerare minimamente le condizioni dei migranti presenti sull’imbarcazione nè l’idea di prestare soccorso. All’interno del documento vi sarebbero le dichiarazioni e le ammissioni del capitano e di due membri dell’equipaggio, arrestati per traffico di esseri umani. Al momento, il premier australiano Tony Abbot si è rifiutato di commentare, citando non meglio precisate questioni di sicurezza. Le smentite sono arrivate dal ministro degli Esteri, Julie Bishop, e dal ministro dell’Immigrazione, Peter Dutton, che tuttavia, come riporta LaPresse, oggi non hanno voluto ripetere le loro dichiarazioni davanti al Parlamento. Ovviamente, le polemiche non si sono fatte attendere, con il partito laburista che ha chiesto al revisore generale l’apertura di un’inchiesta. Critiche sono arrivate anche dall’Alto Commissario per i rifugiati, Antonio Guterres: “Abbiamo bisogno di reprimere traffico e contrabbando, non di pagarli – ha dichiarato alla Bbc. Abbiamo bisogno di mettere in carcere (i criminali, ndr) quando possibile o perseguirli. Nel frattempo, il governo indonesiano ha convocato l’ambasciatore australiano a Giacarta, chiedendo spiegazioni su quanto accaduto.