30.6 C
Rome
sabato 27 Luglio 2024
30.6 C
Rome
sabato 27 Luglio 2024
Homeconsumare stancaSblocca Italia, depositati quesiti contro trivellazioni

Sblocca Italia, depositati quesiti contro trivellazioni

Dieci Regioni bocciano la deriva petrolifera del decreto Sblocca Italia del governo Renzi e depositano sei referendum in Cassazione

di Francesco Ruggeri

imgres

I rappresentanti dei Consigli regionali di dieci Regioni – Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise – stanno depositando in Cassazione sei quesiti referendari contro le trivellazioni entro le 12 miglia e sul territorio.

Capofila dell’iniziativa è la Basilicata.  I sei quesiti chiedono l’abrogazione di un articolo dello Sblocca Italia e di cinque articoli del decreto Sviluppo. Questi ultimi si riferiscono alle procedure per le trivellazioni. Su cinque articoli oggetto dei quesiti referendari presentati stamani in Cassazione dai dieci Consigli regionali, è attesa anche la decisione della Consulta che si pronuncerà da gennaio ad aprile sulla questione trivellazioni.

“Il messaggio che lanciano oggi i delegati dei 10 consigli regionali al Governo Renzi, depositando in Cassazione sei quesiti referendari contro le trivellazioni previste dagli articoli dello Sblocca Italia, è forte e chiaro: il Paese non ha bisogno di inutili e dannose trivellazioni serve piuttosto urgentemente una diversa strategia energetica che liberi il Paese dalle fonti fossili e garantisca la qualità del territorio ed il benessere della popolazione, non gli interessi dei petrolieri. È ora di ascoltare la voce e le richieste delle associazioni e dei cittadini, come hanno fatto le Regioni depositando i quesiti referendari per l’abrogazione delle norme pro trivelle approvate da questo Governo e da quelli precedenti. L’Esecutivo non può più pensare di fare il finto sordo e il finto cieco dato che nei giorni scorsi sono stati ben dieci consigli regionali, (di Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania, Molise), i due terzi delle regioni costiere, a deliberare a favore del referendum anti-trivelle. Un numero importante visto che si è superata ogni più rosea aspettativa, oltrepassando di gran lunga la condizione minima prevista dall’articolo 75 della costituzione (5 consigli regionali) per poter depositare i requisiti in Cassazione e dimostrando bene quale sia il sentire del paese”. Lo dice Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente.

“Il referendum – aggiunge Cogliati Dezza – rappresenterà dunque un’importantissima occasione per scegliere un futuro energetico diverso per il nostro Paese. Nell’attesa che la Cassazione si pronunci sul referendum, continueremo con azioni di mobilitazione e impegni concreti per fermare i progetti petroliferi in mare recentemente sdoganati. Due in particolare quelli più urgenti: Ombrina Mare, la piattaforma petrolifera che dovrebbe sorgere a largo della costa abruzzese, di cui si discuterà il prossimo 14 ottobre al Ministero dello Sviluppo economico con una conferenza dei servizi, e Vega B, la piattaforma prevista nel canale di Sicilia a largo della costa ragusana, che ha da poco ricevuto il nulla osta ambientale, e su cui Legambiente e altre associazioni hanno già fatto ricorso al Tar. Tra gli impegni concreti anti trivelle, è quindi fondamentale che le amministrazioni si impegnino per chiedere fin da subito una moratoria che blocchi qualsiasi autorizzazione relativa alle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi”.

Polemiche nelle regioni dove i presidenti non hanno voluto seguire la via della democrazia referendaria. Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna è uno di questi. Ed è del Pd. “Non vuole il voto popolare e preferisce la fedeltà a Renzi alla tutela del territorio”, dice Rifondazione comunista con Stefano Lugli, segretario regionale, e Sara Visintin, responsabile ambiente dei comunisti, il segnale di Bonaccini è stato chiaro: Renzi può fidarsi dell’Emilia-Romagna e del suo presidente”. Infatti, “non si spiega altrimenti- proseguono i due- il no alla richiesta di referendum mentre altre dieci Regioni, la maggior parte delle quali a guida Pd, hanno gia’ chiesto la consultazione permettendo ai cittadini di andare al voto senza dover raccogliere 500.000 firme”.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento, prego!
Inserisci il tuo nome qui, prego

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ultimi articoli

Una cinepresa puntata sulle banlieue in rivolta

La guerra civile che avanza. L'arte per leggere le eterotopie delle banlieu parigine [Luca Cangianti]

Dietro lo stallo del Nuovo Fronte Popolare, due strategie opposte

Francia, la sinistra è lacerata su un governo destinato a durare poco. I socialisti stanno inviando segnali di apertura al campo macronista [Mathieu Dejean]

E’ sbagliato tifare per la Nazionale? Noi compagni e il calcio

Europei: football, politica e società. Uno sguardo con gli occhi di un socialista inglese [Dave Kellaway]

Francia, la gauche in stallo, cresce l’impazienza popolare

Duello Ps-LFI per chi guiderà il governo del NFP. Ma intanto Macron punta a dividerlo. Se resisterà sarà solo per la pressione dei movimenti

Il passepartout del sionismo

L'accusa di antisemitismo e altre sfumature retoriche per negare le responsabilità di Israele nel massacro di Gaza