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Siamo in guerra (con tutti gli imbrogli del caso)

La tecnica è quella dell’escalation: entrare in guerra a piccoli passi. Ma è sempre quella che porta a casa le bare dei soldati, che importa profughi e, prima o poi, importerà kamikaze

di Giorgio Cremaschi

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Escalation è il termine con cui negli USA si definì il progressivo impegno del paese nella guerra del Vietnam negli anni 60 del secolo scorso. La scalata del coinvolgimento della guerra fu il prodotto delle decisioni furbesche dei tre presidenti, Kennedy, Johnson e Nixon, che così tentarono di evitare decisioni improvvise e traumatiche per l’opinione pubblica. Gli USA si trovarono così in guerra un poco alla volta, partendo da piccoli commando, istruttori e voli di ricognizione e giungendo a milioni di soldati sul campo e migliaia di bombardieri in volo.

In questo modo i presidenti tentarono di evitare la dichiarazione formale di guerra, ma alla fine gli USA entrarono nella guerra vera e totale; e furono sconfitti. 
La decisione di Renzi di autorizzare la partenza dalla base di Sigonella dei droni USA che bombarderanno la Libia e forse anche la Siria è un folle atto di guerra, che ci fa fare un altro passo nella escalation verso la catastrofe. Ridicola la giustificazione secondo la quale Renzi autorizzerebbe le missioni caso per caso. Buffonate, forse sarà interpellato se i droni dovessero volare fino ad Addis Abeba, ma su tutto il resto metterà solo i timbri a decisioni altrui. 
È proprio la classica escalation di cui i governi americani sono maestri. Quando le azioni dei droni saranno considerate insufficienti tocchera ai bombardieri con piloti in carne ed ossa. E quando anche questo non basterà sarà la volta delle truppe di terra, alle quali da tempo la grande stampa italiana sta preparando la via. 
La guerra quindi, quella che porta a casa le bare dei soldati, quella che importa profughi a milioni dalle zone bombardate, quella che prima o poi importerà kamikaze.

Se dalla sera alla mattina tutto questo fosse presentato all’opinione pubblica, anche quella anestetizzata di oggi si ribellerebbe. Quindi si fa un passo alla volta, in modo da poter dimostrare che quello successivo è inevitabile. E alla fine si è dentro al disastro come risultato inevitabile di un percorso senza alternative. Non ci sono alternative non è forse il motto di tutte le politiche econcimi he liberiste di questi trenta anni? L’escalation verso la guerra viene guidata dalla stessa logica e dalle stesse persone. 
Renzi e Gentiloni hanno più volte fatto intendere di condividere il giudizio diffuso secondo cui l’intervento militare in Libia del 2011, voluto da Obama, Cameron, Sarkozy e Napolitano, sia stato un colossale errore.

Ora però quell’errore lo rifanno con tutte le aggravanti. Perché questa è la logica guerrafondaia della NATO che si è autonominata gendarme del mondo, questo il vincolo a cui devono sottostare tutti coloro che, come noi per nostra sventura, ne fanno parte. E se l’Italia versa 80 milioni di euro al giorno per spese di guerra, prima o poi nella guerra sarà coinvolta. 
Mentono sapendo di mentire Renzi e Gentiloni quando affermano che la decisione di fare della Sicilia la portaerei dei droni USA non ci trascini ulteriormente nella guerra. È vero l’esatto contrario e bisogna gridarlo per svegliare un’opinione pubblica imbrogliata ed addormentata.
 Bisogna che il Parlamento discuta e voti, anche per smascherare le vergognose furbizie e gli infami opportunismi che sempre accompagnano le guerre. Bisogna fermare l’escalation verso la guerra totale e uscire dalla NATO prima che sia troppo tardi.
Il12 marzo per questo manifesteremo davanti a tutte le principali basi della guerra.

Ps. Voglio qui esprimere solidarietà agli studenti di Bologna che hanno civilmente contestato Panebianco e per questo sono stati criminalizzati. Anche questo produce la guerra

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