Solo 1 km di democrazia per i dipendenti pubblici. La questura vieta il corteo, i sindacati obbediscono. Vogliamo il corteo
di Armando Morgia*
Un chilometro, nulla di più, è quello che la Questura di Roma ha concesso per il corteo regionale dei sindacati del settore pubblico di Cgil, Cisl e Uil del Lazio, previsto per il 25 maggio per il rinnovo del contratto nazionale: da piazza del Colosseo a Piazza Madonna di Loreto, nell’isola pedonale tanto cara all’ex sindaco Marino, nulla di più.
Dopo sette anni senza contratto nazionale, nonostante la sentenza della Corte Costituzionale imponga il rinnovo al governo, con il Presidente del Consiglio Renzi che prevede aumenti medi di 5 euro per ogni lavoratore ed ogni lavoratrice, questo lo spazio di democrazia e partecipazione concesso.
La Questura, in linea con la riduzione e compressione degli spazi di democrazia imposti dal Governo Renzi con la riforma elettorale e la riforma costituzionale, vieta il corteo nella Capitale in violazione dell’art. 17 della Costituzione.
Un caso sintomatico che mostra come la Questura si sia liberamente potuta permettere di rifiutare anche i percorsi, già restrittivi, concordati tra Roma Capitale, Prefettura e sindacati confederali; la sottoscrizione di quell’accordo si conferma ancora una volta errata perché capace di aprire la strada a restrizioni sempre più incisive.
Ad una piattaforma già debole che parla di competenza, innovazione e produttività dimenticando salari e diritti come parole d’ordine proprie del DNA della CGIL, si affianca l’accettazione di un ulteriore riduzione di democrazia e partecipazione per senso di responsabilità, grave malattia con la quale rischiamo l’estinzione.
La FP CGIL, che per anni ha segnato la sua storia con la difesa e la costruzione della democrazia nel nostro paese, rischia oggi, di fronte ad un sistema basato sulle politiche di austerità che dettano i margini entro i quali la democrazia può essere esercitata, di essere corresponsabile di questa involuzione dispotica a causa della propria inerzia.
E’ necessario che la FP riveda questa sua decisione e, insieme alla Cgil, lanci una campagna di disobbedienza contro questa scelta autoritaria per la costruzione di una giornata di lotta per il 25 maggio che ci veda, insieme ai lavoratori e alle lavoratrici, in difesa della democrazia, del salario e dei diritti.
*Rsu Cgil Comune di Roma