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Tre anni senza Ricky Magherini, in attesa della vera giustizia

Tre anni fa veniva ucciso a Firenze Riccardo Magherini. In primo grado la sua vita valeva 8 mesi, la pena inflitta ai carabinieri che intervennero nell’arresto violento e negligente

di Checchino Antonini

magherini

Il prossimo 10 aprile inizierà il processo d’appello ma oggi, 3 marzo, per la famiglia Magherini è il terzo anniversario della morte di Ricky. Ucciso in un violento tentativo di arresto. Violento e negligente. Lo scorso 13 luglio, la giudice Barbara Bilosi ha dichiarato i tre carabinieri responsabili, in concorso colposo, di aver determinato la morte di Riccardo Magherini, 39 anni, avvenuta «per arresto cardiocircolatorio per intossicazione acuta da cocaina associata ad un meccanismo asfittico». Il dispositivo è stato letto in un’aula gremita di amici (molti con la maglietta gialla con la scritta «Siamo tutti Ricky») e di volontari della Croce Rossa. Nel dispositivo si afferma che i tre carabinieri condannati (è stata concessa dal giudice la sospensione della pena) durante il loro intervento in Borgo San Frediano, «dopo averlo non senza difficoltà immobilizzato e ammanettato», tennero Magherini «prono a terra», in una «situazione idonea a ridurre la dinamica respiratoria». I tre militari sono stati condannati al pagamento delle spese processuali sostenute dalle parti civili per il 30% (2.200 euro) per ogni difensore, e al rimborso delle spese generali. Il restante 70% delle spese del giudizio saranno compensate tra le parti.

Acad Firenze ha seguito tutte le tappe della vicenda, dalle prime indagini fino alla sentenza. Oggi, sulla bacheca dell’associazione contro gli abusi in divisa, si può leggere questo post:

Accadeva ormai tre anni fa, durante la notte a cavallo fra il 2 e il 3 Marzo. Nel quartiere di San Frediano a Firenze moriva schiacciato sotto il peso di quattro carabinieri il quarantenne Riccardo Magherini.

Riccardo muore mentre sta gridando e chiedendo disperatamente aiuto, un aiuto che non arrivera’ . Ad oggi dopo tre anni, il ricordo e’ piu’ vivo che mai nella battaglia perseguita dalla famiglia e nel ricordo di tutti noi.

Un altro anno è passato ma non per questo smetteremo di lottare e giorno dopo giorno di mettere in evidenza come uno Stato, che si professa protettore dei suoi cittadini, troppo spesso si rivela colpevole e resta totalmente impunito, sotto lo sguardo tacito e complice di molti, di troppi.

Riccardo Vive

Per la morte di Riccardo Magherini, deceduto a Firenze la sera tra il 2 e il 3 marzo 2014 mentre veniva fermato nel centro di Firenze, il pm Luigi Bocciolini aveva chiesto 9 mesi di condanna per omicidio colposo a carico dei carabinieri Stefano Castellano, Davide Ascenzi, Agostino Della Porta e della volontaria della Croce Rossa Claudia Matta. Più un mese per percosse per il carabiniere Vincenzo Corni. Chiesta l’assoluzione, per non aver commesso il fatto, per un’altra volontaria della Cri, Janeta Mitrea mentre un altro soccorritore, anche lui imputato, è deceduto in corso di procedimento. Nella requisitoria, le percosse, contestate dal pm Bocciolini a un solo carabiniere, riguardano uno o due calci tirati a Riccardo Magherini mentre i militari lo stavano bloccando a terra. La condanna per la volontaria è stata chiesta perché non avrebbe praticato manovre di rianimazione che forse avrebbero potuto salvare Magherini. L’assoluzione per un’altra volontaria della Cri è stata chiesta perché stava medicando un altro carabiniere, ad un certa distanza. Il pm Bocciolini ha detto che se coloro che intervennero avessero messo Magherini seduto, consentendogli di respirare, l’ex calciatore non sarebbe morto. «Fu una procedura non legale, di sicuro non fu certo un intervento da manuale, Riccardo Magherini morì per asfissia lenta”, mentre lo bloccavano e lo ammanettavano», aveva ricordato in aula Fabio Anselmo, illegale che assiste la famiglia Magherini. «Magherini venne ammanettato, ma non doveva essere arrestato. Non aveva ferito nessuno. Aveva fatto dei danneggiamenti solo perché stava male. Sono danneggiamenti legati alla sua richiesta di aiuto. Invece lo bloccano, lo comprimono, lui urla perché sta morendo. Ma nel centro di Firenze si deve stare zitti, Magherini non deve urlare, rompe i c… Ma lui urlava perché stava male. Ha lesioni da ‘cavalcioni’, gli tirano calci, non lo fanno respirare, Riccardo Magherini muore per asfissia». Tra i carabinieri, secondo Anselmo, «c’è stato un cortocircuito psicologico che non riescono a controllare, hanno fatto diventare un intervento di ordine pubblico, di sicurezza, quello che era un soccorso a una persona che stava male, sotto effetto di cocaina, essendone Riccardo Magherini un assuntore».

«E’ una sentenza importante perchè le forze dell’ordine devono capire che questi tipi di comportamenti non possono essere tenuti; una persona fermata deve essere messa subito in condizioni di poter respirare», disse nell’immediatezza anche l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia di Riccardo Magherini (reduce di molti processi di “malapolizia”, da Aldrovandi a Cucchi, da Budroni, Uva, Ferrulli, Diaz ecc…). «Per quanto riguarda la responsabilità, il giudice ha riconosciuto, secondo Anselmo, «che sono esclusive dei carabinieri e non dei volontari, come noi abbiamo sempre sostenuto». «Il comportamento dei carabinieri meritava un trattamento sanzionatorio, e così il giudice ha stabilito», ha aggiunto Anselmo. E’ la capacità professionale di vedere il bicchiere mezzo pieno a fargli pronunciare queste parole nella consapevolezza che la battaglia va avanti. Perchè anche per chi ha difeso i carabinieri la sentenza è «equilibrata» e si pensa a impostare le ragioni dell’appello. E perché quel sapore di una giustizia avara, incompleta, strabica, accusato dall’attivista di Acad, è fortissimo nelle parole di Andrea, il fratello di Riccardo Magherini: «Rimane una ferita aperta, che è quella che per dare una degna sepoltura a Riccardo siano dovuti passare sette mesi. Certo la sentenza di oggi ci rende almeno in parte giustizia». «Sono soddisfatto perchè tutto quello che avevano detto i carabinieri non è stato creduto dal tribunale, in particolare sono soddisfatto per Brando (figlio di Riccardo Magherini, ndr), perchè suo padre non era quello che qualcuno voleva far credere», ha detto Guido Magherini, padre di Riccardo, calciatore professionista molto amato in città. «È stata ribaltata la posizione dei carabinieri – ha aggiunto – il giudice non ha creduto alla loro versione. I carabinieri sono stati condannati perchè hanno ucciso Riccardo. Siamo soddisfatti; non è certo una vittoria, perchè nessuno ci renderà Riccardo».

Ricky restò almeno dodici minuti senza essere soccorso. Braccia ammanettate dietro la schiena e la pancia a terra. Questa la ricostruzione dopo l’audizione di 80 persone (94 i verbali agli atti dell’inchiesta ma qualcuno è stato sentito più di una volta), altri sono stati rintracciati suonando i campanelli delle case affacciate su Borgo San Frediano. Quella notte c’erano 20 persone alle finestre e otto in strada. Sono stati acquisiti i tabulati del 112, 113, 118 e due video registrati dalle finestre (uno è senza immagini, l’altro è più chiaro) in cui si sentono urla e voci.

Magherini era all’hotel St Regis di piazza Ognissanti. I testimoni diranno che alternava momenti di lucidità ad altri in cui sembrava preda di allucinazioni. All’una meno un quarto chiama un taxi dal cellulare. Chiede di essere accompagnato a Porta Romana ma al ponte alla Carraia, prende a urlare, inveisce, accusa il tassista: «anche tu sei uno di loro, non puoi farmi questo…». Riccardo scende e inizia a correre, ormai è in preda al panico, sale su un’auto con 5 ragazzi che passa sul ponte, dice che è inseguito e che vogliono sparargli, poi corre verso San Frediano. A spallate rompe la porta a vetri di un locale ed entra. Vuole chiamare la polizia, strappa il telefono dalle mani del pizzaiolo, esce in strada e s’inginocchia chiedendo ai passanti di non sparare. Sale su un Doblò che passa per strada, poi fugge verso un’altra pizzeria ma sbatte la testa alla porta chiusa e finisce per terra. A quel punto arriva la prima gazzella. I carabinieri, al loro arrivo, avvertiranno l’ambulanza. Riccardo, senza opporre resistenza, restituisce il telefono al pizzaiolo. Arriva la seconda macchina dei carabinieri. I carabinieri riescono a immobilizzare Magherini di fronte al cinema Eolo: braccia dietro la schiena e pancia a terra ma lui continua a scalciare e a chiedere aiuto. All’1.21 arriva la chiamata alla centrale dell’Arma: «Lo abbiamo fermato». Uno dei militari chiede del 118 e la centrale conferma: «Sta arrivando l’automedica». I testimoni diranno che uno dei carabinieri, capelli rasati, sferra calci sul fianco destro di Magherini. Alcuni raccontano di un un altro che tiene il ginocchio sul collo di Riccardo, piantato sulle spalle o sulle gambe. Altri tre testimoni che all’inizio avevano parlato di comportamento corretto dei carabinieri, cambiano versione e confermano i calci. Nove persone che raccontano la stessa scena. In un video si sente la voce di un giovane che dice al carabiniere di non dare calci e il maresciallo che risponde «non rompere i coglioni». Riccardo urla, qualcuno dice «no, i calci no, chiamate l’ambulanza». Riccardo urla «ti prego, chiama l’ambulanza. Salvatemi». Un appuntato è a cavalcioni sulle gambe di Magherini. Il carabiniere ferito alla fronte è in disparte a identificare alcune persone. L’appuntato più alto, anche lui senza capelli, si trova sulla destra, all’altezza del bacino di Magherini, il maresciallo con i capelli si trova a destra all’altezza della testa.

All’1.33 l’ambulanza comunica di essere sul posto ma senza il medico. Un volontario chiede alla centrale «un dottore per poter sedare» l’uomo che è per terra, «gli sono addosso in due per tenerlo fermo». Riccardo smette di urlare e muoversi nei cinque minuti che vanno dall’1.28 all’1.33, così come emerge dall’orario di registrazione dei video (all’1.28 si sentono ancora le grida di Riccardo). Quando arriva l’ambulanza Riccardo è immobile, ammanettato pancia a terra. Ha gli occhi chiusi. Una volontaria gli solleva le palpebre e vede le pupille dilatate. Chiede di togliere le manette ma il maresciallo risponde che le toglie solo se necessario specificando che lui non risponde di eventuali gesti violenti di Magherini. Viene applicato il saturimetro al dito ma non c’è alcun parametro vitale. Pensano che non funzioni, nessuno capisce che Riccardo sta malissimo. L’auto medica arriva all’1 e 44 ma si ferma 50 metri prima. Riccardo è in arresto cardiocircolatorio, da almeno 12 minuti non si muove. Le manette verranno rimosse su richiesta del medico che tenterà una vana rianimazione.

Alle 5.50 un uomo chiama il 113: «Buongiorno, mi scusi se la disturbo. Sono il papà di Riccardo Magherini. Mi hanno detto di chiamare voi perché è successa una disgrazia…».

Stasera, alle 18.30, al Circolo Rondinella del Torrino, ci sarà un dibattito promosso dalla famiglia nel terzo anniversario, «in attesa della vera giustizia».

 

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