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Genova, il tesoro di pirati stropicciati dalla vita

Genova, il “famigerato” mercatino di Corso Quadrio: oltre 700 persone che usufruiscono dello spazio rispettando delle regole ma il nuovo sindaco di destra ha già detto che li sposterà

da Genova, Arianna Destito Maffeo, foto Gianni Ansaldi

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foto Gianni Ansaldi

Eccolo qui. Il mercatino.

Il famigerato mercatino di Corso Quadrio.

Quello della discordia, quello che  “Lì non può stare”, “ è abusivo”, ” una brutta immagine per i turisti in una zona cartolina della città”.

Si è detto tanto di questo spazio a cielo aperto. È stato il cavallo di battaglia del centro destra nell’ultima campagna elettorale di Genova che ha portato all’elezione del sindaco Marco Bucci, sostenuto da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Il sindaco del ventiquattro per cento dei genovesi. Il sindaco di pochi.

Si è detto tutto su Corso Quadrio e ancora si dirà. Ma soprattutto che fine farà?

C’è chi urla che vuole un parcheggio in quello spazio. Sembra che a Genova sia sempre una questione di parcheggi, finiremo per parcheggiare in spiaggia i suv superaccessoriati. Ma c’è chi non vuole nemmeno quello. Piuttosto il nulla ma “loro”, il degrado, proprio no.

foto Gianni Ansaldi
foto Gianni Ansaldi

C’è chi “loro”, gli immigrati, proprio non li vuole vedere. Come se non esistessero.

Ma è davvero così indecoroso questo bazar in una città di porto che ha fatto della sua apertura sul mare la sua forza, da sempre, dai tempi della Superba?

Girando in quel lembo di terra, li vedi lì, seduti o in piedi, che gesticolano, alcuni rumorosamente altri con più discrezione.

Eccole le facce da mercatino.

Eccole lì, che arrivano al mattino presto con i loro trolley e i sacchi pieni di speranza e ciarpame, in mezzo al quale trovi qualche piccolo tesoro, un libro  o quelle vecchie tazzine di porcellana che ti ricordano un po’ quando tua nonna offriva il caffè nel servizio buono a un ospite inatteso. Scarpe usate, maglie vecchie strappate, vecchi telefoni di un tempo lontano.

Ecco le facce di giovani ragazze africane che rovistano tra maglie ammucchiate, affamate della vita e si illuminano quando trovano qualche abito o pantalone o una vecchia decollete rossa con il tacco che aspettava proprio loro. Sembra che tutto, in quello spazio, prenda improvvisamente forma. Sembra che tutto si rianimi.

C’è anche qualche faccia genovese che curiosa, anzi, sempre più facce della città si mescolano tra loro e fanno un giro lì in mezzo.

Ognuno ha un tesoro da ritrovare, persino tra le macerie di una vita sgangherata, che ti ha messo da quella parte della carreggiata, quella degli ultimi. Al termine della mattinata resta la piazza di nuovo vuota, ripulita e pronta ad ospitare le auto, per buona pace di chi cerca parcheggio ma che curiosamente permane vuoto per tutto il resto della giornata.

foto Gianni Ansaldi
foto Gianni Ansaldi

Qualche mamma per distrarre i bambini piccoli e invogliarli a fare qualche passo in più verso il centro storico si inventa la caccia al tesoro, qualche rimasuglio scintillante della mattinata conclusa, un orecchino, una perlina, una forcina con i brillantini, un braccialetto verde, un anellino. Il tesoro di pirati stropicciati dalla vita.

Sono di ogni nazionalità, Marocco, Senegal, Mali, Italia, arrivano con i trolley e i sacchi della speranza che custodiscono le loro cose, cianfrusaglie, per lo più, che li aiutano un po’ a sopravvivere e a riciclarsi un pezzo di mondo insieme agli oggetti che trovano qua e là. Oggetti regalati, abiti dismessi, e altri presi direttamente dai cassonetti. Tutto per ricominciare a vivere, ogni giorno, in quelle poche ore, in quella piazzetta che li ospita. Rituali quotidiani di merci appoggiate a un telone per terra. In uno spazio che nessuno ricordava nemmeno che esistesse a Genova fino a poco tempo fa. Per anni adibito a cantiere in seguito a lavori pubblici. Uno spazio vuoto che ora pullula di persone per un paio di ore alla mattina. Una sorta di Mercato delle pulci. È il Progetto Chance e lo aveva promosso il Comune di Genova con la giunta del Sindaco Doria attraverso l’impegno dell’assessora alla legalità Elena Fiorini. Nato nell’ottobre 2015 per affrontare e combattere l’illegalita dei mercati abusivi nelle zone più turistiche della città, in piazza San Giorgio. Sono oltre 700 gli iscritti al progetto che si riuniscono e usufruiscono legalmente di questo spazio di scambio e rispettando delle regole.

Almeno fino ad oggi.

Il nuovo Sindaco ha già detto che sposterà il mercatino.

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Modou, il referente di quello spazio e che coordina un po’ tutto ci racconta che lui è positivo e ottimista. “E’ innegabile il valore aggiunto che questo mercatino ha portato alla città e il nuovo Sindaco ne è consapevole sebbene questo posto non sia adatto, come lui stesso aveva riferito durante un sopralluogo prima delle elezioni, e noi condividiamo e speriamo si possa trovare un posto migliore, un posto chiuso e più sicuro, dove c’è tranquillità e più spazio per esporre la merce”.

Anche tra le cianfrusaglie si racimola un po’ di dignità per andare avanti. Anche l’ottimismo è un’arte della sopravvivenza di questi giovani uomini dai quali si dovrebbe ammirare la forza anziché condannare la debolezza a prescindere, per il gusto del pregiudizio.

Appurato che il mercatino non è illegale, non vende merce contraffatta ed è controllato, c’è da chiedersi ma davvero tutto ciò da fastidio? Ma davvero c’è qualcuno che vorrebbe eliminare tutto questo progetto?

C’è qualche genovese che si sente di dire che il mercatino non gli appartiene?

Si. Evidentemente c’è.

E ancora, siamo sicuri che i turisti non lo trovino caratteristico così come è? In fondo anche le mercha aux puches di Parigi sarà nato da un semplice bazar.

Il centro storico è di tutti, si parla italiano, francese, inglese, arabo e cinese. Si vivono mondi diversi nello stesso quartiere. È un valore non è una condanna.

A breve sembra che Corso Quadrio si trasformerà in un parcheggio a tempo pieno. Nulla di pericoloso. Solo macchine, metallizzate e inanimate. Niente a che fare con i colori di un suq all’aperto.

In attesa che il nuovo Sindaco si pronunci.

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foto Gianni Ansaldi

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