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Bohinen, il mediano che disse no a Chirac

Lars Bohinen pensava con i piedi, come avrebbe detto Osvaldo Soriano. E aveva una vita e una dignità anche fuori dal campo. Come quando disse No a Chirac…

di Enrico Baldin

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Un tempo, in gergo calcistico, di certi calciatori si diceva che avevano i piedi collegati al cervello. Giocatori con visione di gioco, che distribuivano palloni con precisione dettando i tempi, accelerando o rallentando l’azione, toccando la palla di prima. Lars Bohinen aveva i piedi collegati al cervello. Era un motorino, un metronomo di centrocampo. In Inghilterra se lo ricordano quel ragazzo venuto dal nord della Norvegia, dalle fredde terre dei Sami. Con Nottingham Forest e Blackburn Rovers, all’epoca tra le più forti squadre inglesi, negli anni ’90 lasciò il segno.

Anche l’Italia all’epoca allenata dal mite Azeglio Vicini ha motivo di ricordarsi di Bohinen perché un suo gol costò l’eliminazione dalle qualificazioni per l’Europeo. Era il 1991 e gli azzurri persero 2-1 con la Norvegia, Bohinen fu autore della seconda rete. Prima di insaccare dietro a Zenga dopo una azione personale, il mediano scartò anche Baresi in una di quelle accelerazioni palla al piede che gli venivano bene.

Il norvegese aveva tecnica sopraffina, era centrocampista che segnava diversi gol, mai banali per giunta: quando in campo si ha uno coi piedi collegati al cervello tutto è più facile. Ma Lars aveva una vita e una dignità anche fuori dal campo, teneva alla sua cultura e teneva anche a etica e valori. E poi veniva dal paese dei Nobel per la pace, la Norvegia.

Forse è anche per questo che a luglio 1995 si assunse la responsabilità di dire un sonoro no. Un no che più che sportivo era tutto politico e fece discutere la Norvegia intera e non solo. Bohinen rifiutò una convocazione in nazionale per un’amichevole contro la Francia. Non ce l’aveva con la nazionale né col suo selezionatore Olsen. Solo era rimasto turbato da una notizia di quelle settimane, quella secondo cui il presidente francese Jacques Chirac, voleva riprendere gli esperimenti per testare armi nucleari nell’oceano Pacifico.

Era dal 1966 infatti che la Francia usava la Polinesia francese per compiere test nucleari nel Pacifico, in particolare nell’atollo di Mururoa. La prima bomba fatta esplodere nel luglio del ‘66 era più potente della bomba all’uranio che sconvolse Hiroshima. Di lì in poi altre 173 sperimentazioni nucleari, alcune atmosferiche, altre sotterranee, fino alla sospensione voluta dal socialista Mitterand nel 1992. Non fu dello stesso avviso Chirac, il gollista ex sindaco di Parigi che si insediò alla presidenza francese nel 1995 e che a poche settimane dalla elezione annunciò l’intento di riprendere le sperimentazioni belliche nel Pacifico. Apriti cielo: la scelta fu accolta con sconcerto in mezza Europa e il mondo pacifista e quello ecologista diedero battaglia nelle piazze e anche a bordo di imbarcazioni: nove parlamentari europei, giapponesi e australiani in compagnia dei leader di Greenpeace, si recarono in Polinesia ricevendo un’accoglienza non proprio calorosa da parte dei legionari francesi.

Ma la protesta coinvolse anche persone dello spettacolo e dello sport. Nulla però fu più eclatante della presa di posizione assunta da Bohinen che rifiutò la convocazione motivandola con la contrarietà alla scelta di Chirac e incitò i norvegesi a manifestare disapprovazione verso i test nucleari francesi. E così fu: in Norvegia nacque un dibattito pubblico sulla scelta del mediano che militava nel campionato inglese. La posizione pacifista di Bohinen era rispettata da tutti e largamente condivisa. Il capitano della nazionale – il portiere del Totthenam Erik Thorstvedt – disse a nome della squadra di condividere pienamente le ragioni del loro compagno di squadra. Pure mister Drillo Olsen – che oltre ad essere commissario tecnico era militante del partito comunista norvegese – disse di capire bene il suo calciatore, anche se avrebbe sperato manifestasse le sue ragioni in modo diverso. La Federazione calcistica norvegese invece, anche per bloccare sul nascere un eventuale ammutinamento di altri calciatori, minacciò sanzioni all’”obiettore di coscienza” e invitò a non mischiare il calcio con la politica.

Il giorno dell’amichevole a Oslo le due squadre si affrontarono di fronte a 12mila spettatori e a far più notizia era l’assente. In uno zero a zero piuttosto scialbo spiccò la protesta coreografica dei tifosi norvegesi che prima dell’inizio della partita, al momento dell’inno francese, alzarono centinaia di cartelli con la scritta NO che assumevano la forma di un fungo atomico. La partita per il resto filò via liscia, i commentatori vicini a Chirac cercarono di non dare troppo spazio alla cosa e Bohinen che non venne sanzionato dalla federcalcio rispose a tutte le convocazioni successive. I test nucleari di Chirac effettivamente ripresero ma degli otto previsti il governo francese ne realizzò solo sei annunciando pochi mesi dopo lo stop e la dismissione del sito.

A 22 anni di distanza Bohinen fa l’allenatore. In nazionale ha totalizzato 49 presenze segnando 10 gol. I test nucleari francesi nell’atollo marino di Mururoa nel Pacifico si son chiusi a gennaio 1996 anche sull’onda delle proteste dentro e fuori la Francia nonché nei paesi del Pacifico. Secondo i ricercatori le radiazioni scatenate in 30 anni di test nucleari hanno provocato centinaia di casi di cancro e di malformazioni tra gli abitanti delle isole della Polinesia, e pure in Australia e Nuova Zelanda che si trovano a un migliaio di km da Mururoa. A Tahiti i livelli di radioattività nel 2006 superavano di 500 volte il massimo consentito. Sulle conseguenze di quelle radiazioni è tutt’ora in corso un dibattito che ha visto il vecchio governo Hollande sulla difensiva di fronte alle ingenti richieste di risarcimento.

La protesta di Bohinen meritava davvero di esser fatta e in Norvegia, il paese dei premi Nobel, il calcio ha avuto tra le sue fila un giocatore coi piedi collegati al cervello, un cervello pensante capace di “andare in rete” anche senza scendere in campo.

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