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Save the children: nessuna testimonianza contro Jugend Rettet

Save the children smentisce la partecipazione all’inchiesta contro la ong Jugend Rettet a cui la procura di Trapani ha sequestrato la nave Iuventa

di Checchino Antonini

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Il teorema contro Jugend Rettet. La Iuventa naviga verso Trapani ma la notizia del giorno è la smentita di Save the children. Solo che non è un titolo su nessuno dei media mainstream che ieri avevano usato la celebre Ong per suffragare il teorema della procura di Catania. Come dire: perfino le ong diffidavano di questi ragazzi tedeschi. Il teorema ha regole precise. Save the Children precisa che «le persone indicate nominalmente da alcuni media come testimoni dei fatti non fanno parte del personale umanitario della Organizzazione a bordo della nave Vos Hestia. Sono invece componenti del personale di sicurezza che fanno parte della società che collabora con l’armatore dal quale è stata noleggiata l’imbarcazione e che da esso è stata segnalata». Save the Children non può «corroborare alcuna altra informazione, che ha appreso soltanto dai media, ma conferma la propria fiducia nella magistratura per il più rapido chiarimento della situazione, nell’interesse delle missioni umanitarie di ricerca e salvataggio». In sintesi, la security delle navi di Stc è pagata dall’armatore e probabilmente sul libro paga di qualche servizio o forza dell’ordine. Siti di solito ben informati da settori di barbe finte parlano di “poliziotti infiltrati”. «Di certo si sa solo che il sequestro della nave è preventivo e la denuncia di collaborazione con il traffico di esseri umani è contro ignoti, nessuno dei membri degli equipaggi passati o attuali è indagato», spiega a Popoff, Tommaso Gandini, collaboratore di Melting Pot ed attivista della campagna #overthefortress, nonché giornalista free lance, da tempo impegnato in un reportage sulle rotte più calde della Fortezza Europa. Qui il suo diario di bordo dalla Iuventa.

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Ecco cos’è è Jugend Rettet e cosa ha fatto la Iuventa

16 missioni, 325 volontari, 14mila persone soccorse: Jugend Rettet è una ONG fondata nel 2015 da un gruppo di ragazzi poco più che ventenni a Berlino con lo scopo di salvare i migranti nel mare mediterraneo. Jakob Schoen, 20 anni, e Lena Waldhoff, 23 anni, nell’aprile del 2015, dopo aver appreso dell’ennesima drammatica morte nel mare nostrum da parte di migranti partiti dalle coste africane per raggiungere l’Europa, decidono di mettere in piedi l’associazione Jugend Rettet. Attraverso una campagna di crowdfunding l’organizzazione ha acquistato la Iuventa, una nave da pesca riconvertita in imbarcazione da salvataggio attrezzata con ospedale di bordo.

Obiettivo: dotarsi di una barca per pattugliare il mare e salvare migranti. L’equipaggio è composto da nove giovani attivisti e marittimi professionisti. La Iuventa è stata attraccata al cantiere navale Faldis di Venezia per manutenzione prima della partenza per le missioni umanitarie programmate da Marzo per tutto il 2017.

Ora, secondo i magistrati trapanesi, in tre distinte occasioni la Iuventa avrebbe caricato a bordo migranti che si trovano in imbarcazioni che non erano in immediato pericolo di affondare e che erano scortate da vicino da quelli che sembravano degli scafisti e da imbarcazioni della Guardia costiera libica, che sembravano non interferire nell’operazione. Da qui l’ipotesi di reato di favoreggiamento dell’immigrazione figlia di un teorema ancora più funambolico, quello del procuratore catanese Zuccaro che ha ipotizzato fantomatici accordi tra scafisti e ong per destabilizzare l’economia della nazione. Un teorema che ha trovato in Luigi Di Maio, premier in pectore del M5s, e in Salvini, omologo leghista, uno dei più accesi sostenitori.

Nella conferenza stampa il procuratore di Trapani Ambrogio Cartosio ha detto che, a suo avviso, la ong tedesca operava al limite delle regole per ragioni ideologiche e non per lucro: salvare più persone possibile. Ma, se le ong aspettassero per intervenire solo il momento in cui le imbarcazioni comincino ad affondare, il bilancio dei morti sarebbe ancora più grave. «Nella zona Sar negli ultimi due giorni sono stati recuperati 8 cadaveri di migranti. Il sequestro della nostra nave ci impedisce di lavorare nella zona Sar e di aiutare. In questa situazione difficile le parole gentili e l’aiuto pratico dai nostri sostenitori ci danno molto forza. Per noi il salvataggio di vite umane è e sarà la priorità e ci dispiace non poter operare nella zona di ricerca e salvataggio in questo momento. Non vogliamo fare alcuna ipotesi, per questo stiamo raccogliendo informazioni a tutti i livelli e solo dopo potremmo valutare le accuse. Speriamo di incontrare le autorità italiane prestissimo».», comunica Jugend rettet il giorno dopo l’innesto del teorema. «Attualmente – dice l’ Ong – i nostri avvocati stanno lavorando sodo per esaminare la normativa che ha portato al sequestro della nostra nave Iuventa». La nave è salpata nel tardo pomeriggio di ieri dall’isola di Lampedusa con a bordo alcuni uomini della Guardia Costiera. Ieri uno dei difensori della Ong tedesca, l’avvocato Leonardo Marino, ha annunciato che presenteranno ricorso contro il sequestro.

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Codice Ong e teorema: è la guerra ai migranti

Politicamente, il teorema di ritorsione contro la Jugend Rettet e il codice di condotta delle Ong, esaltato da Travaglio ma che i giovani tedeschi non hanno voluto firmare, sono episodi della guerra ai migranti che il governo sta scatenando nel Mediterraneo in combutta con i colleghi libici. Il Codice di salvataggio imposto nei fatti alle Ong e l’approvazione alla Camera della missione navale e militare in Libia, votata anche da Mdp, costituiscono un vero e proprio dispositivo di guerra, al contempo militare e poliziesco, volto a bloccare nuovi sbarchi sulle coste italiane. L’attività di salvataggio di donne, uomini e bambini che cercano disperatamente di attraversare il Mediterraneo deve essere imbrigliata. Per questo il governo vuole imporre la presenza a bordo delle navi della polizia giudiziaria con le armi in dotazione, il divieto di trasferire persone da una nave all’altra, senza tenere conto della stabilità di una nave nel caso di gravi emergenze, e soprattutto la collaborazione con le autorità libiche con l’obiettivo di riportare i salvati sulle coste del paese nord africano, posto assolutamente non “sicuro dove riportare le persone in fuga, né dal territorio europeo né dal mare”.  Le parole di Stefano Esposito, senatore Pd, sono emblematiche e a nulla vale, moralmente e politicamente, la sua goffa smentita successiva: «Alcune Ong ideologicamente pensano solo a salvare vite umane: noi non possiamo permettercelo…», ha detto ieri dai microfoni di Agorà, rubrica scandalistica della Rai, precisando in seguito che il tweet era solo «una frase che faceva parte di un mio ragionamento più ampio sviluppato nel corso del dibattito in studio». Stefano Esposito, volto notisssimo in Val Susa, il più Yes tav della zona. Attualmente si dedica soprattutto allo smantellamento del servizio di trasporto pubblico di Roma tifando accesamente per la privatizzazione dell’Atac. Personaggio di un grandissimo amore per cementi e calcestruzzi e di rara ferocia nei confronti dei movimenti popolari. Questo senatore del Pd, presidente della commissione Trasporti, è firmatario di una proposta di legge che vorrebbe equiparare il blocco stradale al sequestro di persona. Esposito è lo stesso parlamentare che aveva accusato i cittadini della Valle di essersi arricchiti con la lotta al treno ad alta velocità. Tutto ciò gli ha guadagnato i galloni di assessore ai Trasporti nell’infausta fase finale della Giunta Marino e una collaborazione, in qualità di sovrintendente del Pd per la legalità, con Sabella Alfonso catapultato anch’esso dall’inferno di Bolzaneto al Campidoglio.

 

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Scheda. Le 8 Ong che soccorrono i migranti

Sea Watch 2

La Sea Watch 2, battente bandiera olandese, è la seconda imbarcazione impiegata da Sea-Watch.org, struttura fondata nel 2014 da tre imprenditori tedeschi. Hanno iniziato con un peschereccio vecchio di 98 anni. Il nuovo scafo di 32 metri può accogliere fino a 350 persone e lo scorso anno ha trasportato circa 20 mila persone.

Aquarius

È l’imbarcazione di Sos Mediteranée (associazione italo-franco-tedesca) e Medecins sans Frontiers. È lunga 77 metri e può trasportare fino a 500 migranti. Sos Mediteranée spiega sul proprio sito che «siamo da febbraio 2016 attivi nel Mediterraneo con operazioni di soccorso grazie alle quali abbiamo salvato 11.501 persone in condizioni disperate ed accolte a bordo altre 4.598 per un totale di 16.099».

Sea Eye

È un ex peschereccio di 26 metri tedesco costruito 60 anni fa riadattato e utilizzato per i soccorsi nel Mediterraneo dai primi mesi del 2016. L’organizzazione Sea-Eye.org, fondata nel 2015 da Michael Buschheuer, dichiara sul suo sito che «al 29 aprile 2017, ha salvato 7636 persone». Ha anche annunciato l’arrivo entro la fine del mese di maggio di un’altra imbarcazione, il Seefuchs.

Iuventa

È un’imbarcazione di 33 metri che può soccorrere al massimo 100 migranti e che appartiene a Jugend Rettet, che si presenta come un’organizzazione di giovani europei nata a Berlino nel maggio del 2015 «con lo scopo di impedire nuovi morti nel Mediterraneo». È attiva dal luglio dello scorso anno.

Minden

La nave di 23 metri (in grado di accogliere 150 persone) gestita dal Lifeboat Project, un’organizzazione tedesca, ha iniziato le operazioni di salvataggio nel mar Egeo nel 2016, all’interno di un piano coordinato dal governo greco. Una volta terminata quella missione, ha continuato a operare nelle acque attorno a Lampedusa.

Golfo Azzurro

Batte bandiera panamense e può trasportare dalle 250 alle 500 persone. Appartiene alla Proactiva Open Arms, un’organizzazione non governativa spagnola nata proprio con l’obiettivo di aiutare i barconi dei migranti. L’Ong ha dichiarato di aver raccolto 2,1 milioni di euro attraverso finanziamenti privati.

Phoenix

La Phoenix è un’imbarcazione di 40 metri (in grado di trasportare 400 persone) dell’organizzazione Moas (Migrant offshore aid station), fondata dagli imprenditori italo-americani Christopher e Regina Catrambone. Dopo la tragedia del piccolo Aylan, il bimbo di tre anni curdo siriano morto davanti alle coste turche nel 2015, il Moas ha ricevuto un’incremento di donazioni permettendogli di estendere la sua presenza non solo nel Mediterraneo ma anche nel sud est asiatico.

Prudence

Attiva dallo scorso mese di marzo, è una nave commerciale di 75 metri che può ospitare circa 600 persone e altre 400 in caso di estrema necessità. Appartiene a Medici senza frontiere che è presente a bordo con uno staff di 13 persone. Si affianca ad Aquarius, gestita da Msf in collaborazione con Sos Mediterranée.

1 COMMENTO

  1. Come sempre l’Italietta se la prende con i più piccoli, evitando di rompere le balle – seppur minacciando – alla “corazzata” internazionale MSF. Ma tutta la partita politica dell’immigrazione si mescola in un infame pot-pourrì con le sberle prese dalla Francia in Libia e negli affari franco italiani della TIM e dei cantieri navaliSTX. Il governicchio ha bisogno di mostrare gli attributi di Minniti e lo fa correndo il mino rischio possibile (sic!)

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