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Acqua. La grande sete di Chieti

Disastro idrico nella provincia di Chieti. Interi comuni improvvisamente senz’acqua, emergenza continua. Un’estate da incubo sulla costa teatina

da Chieti, Alessio Di Florio

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Un’estate da incubo per decine di migliaia di cittadini in provincia di Chieti. Nell’estate in cui i cambiamenti climatici stanno mostrando le loro devastanti conseguenze l’acqua, in riva al mare, sta diventando sempre più un incubo. Comuni improvvisamente senz’acqua, tantissimi cittadini che per settimane non vedono sgorgare nulla dai rubinetti, attività turistiche letteralmente piegate dall’emergenza. E’ la denuncia, per esempio, del sindaco di Casalbordino Marinucci. Il primo cittadino del comune costiero, dopo che il 5 agosto un improvviso totale svuotamento del serbatoio a servizio del comune ha lasciato senza preavviso tutto il territorio senz’acqua, chiede in un’intervista alla testata Zonalocale “come si può pensare  di fare turismo senz’acqua? Richiamiamo turisti da ogni parte d’Italia e anche dall’estero grazie alla Costa dei Trabocchi e poi non abbiamo nemmeno l’acqua?” Il sindaco di Furci, nell’Alto Vastese, già a giugno scorso, ha denunciato che una “grossa perdita all’interno del centro abitato”, che per mesi non era stata individuata, aveva portato ad una razionalizzazione dell’acqua erogata da un anno (inverno nevoso compreso!).  Lo stesso presidente della Sasi, la società che gestisce l’erogazione idrica, ha ammesso che una delle maggior cause del problema sono “reti e serbatoi di 50 anni fa” e che le criticità maggiori sono nel vastese.

Una situazione che non poteva non portare a durissime e indignate risposte dei movimenti impegnati nelle mobilitazioni per l’acqua pubblica. E che da anni denunciano e si battono per una gestione pubblica e trasparente diversa. “E’ necessaria una svolta il prima possibile, una netta svolta verso la difesa e garanzia di un diritto sacrosanto della cittadinanza” dichiarano Arci Provincia di Chieti, Associazione Antimafie Rita Atria, Confederazione Cobas Chieti, PeaceLink Abruzzo, Rifondazione Comunista Chieti e Sinistra Anticapitalista Abruzzo. “Al centro di tutta l’azione amministrativa e politica, prima di qualsiasi altra istanza devono esserci il bene comune acqua, le esigenze della popolazione e la fine delle ripetute emergenze idriche (soprattutto estive ma che vediamo anche in altre stagioni)” sottolineano i sodalizi che attaccano “la sensazione che si aveva nel seguire gli scontri tra i grandi partiti (gli stessi che sul territorio “litigavano” e poi a Roma insieme votavano le macellerie sociali di Monti) e alcune scelte era che il primo pensiero fossero i nomi nei consigli di amministrazione, lo spartirsi poltrone”. Il riferimento è al Consiglio di Amministrazione della Sasi e alle recenti scelte dell’anno scorso, quando a ridosso delle elezioni appena scaduto il CdA fu immediatamente rinnovato con una terna in cui il presidente e uno dei consiglieri erano espressione del PD e del centrosinistra (il consigliere proveniente da Vasto).

Il quadro odierno sembra affondare le radici negli anni, in una gestione sovente criticata e attaccata. Sono oltre 10 anni che i movimenti per l’acqua pubblica portano avanti denunce ed esposti. WWF e Abruzzo Social Forum nel 2013 tentarono anche la strada della magistratura ordinaria e contabile per chiedere di “verificare i danni per la collettività e accertare le responsabilità sulla malagestione dell’acqua in Abruzzo”, 3 anni prima lanciarono il concorso “Colabrodo d’Oro” per i sindaci del pescarese che avvaloravano “una gestione dell’acqua assolutamente inaccettabile”. Nell’ottobre 2007, esattamente dieci anni fa, al Consiglio Regionale fu presentata la “Relazione della Commissione di Vigilanza sul Servizio Idrico”. Una relazione che i commissari concludono scrivendo chiaramente “che gli ATO abruzzesi non hanno dato buona prova di sé; che la gestione del Servizio Idrico Integrato loro affidata dal 1999 sconta molti ritardi; che nella maggior parte dei casi esistono situazioni di grave squilibrio tra risultati attesi e raggiunti; che in fatto di gestione trasparente, efficiente, efficace ed economica si è fatto troppo poco”. Sulla base di questa relazione il 30 novembre 2007 la Regione ha commissariato i 6 Ambiti Territoriali Ottimali. Il 1 luglio 2008, basandosi su quanto rilevato dai Commissari, una Delibera di Giunta Regionale traccia un quadro catastrofico: su 322 milioni di euro di investimenti previsti dai Piani d’Ambito nel periodo 2002-2006, ne risultavano effettivamente impegnati solo 102. L’ATO 6 Chietino, ovviamente, non manca all’appello. “Nel 2011 (con retroattività all’anno precedente) – ricordano Arci Provincia di Chieti, Associazione Antimafie Rita Atria, Confederazione Cobas Chieti, PeaceLink Abruzzo, Rifondazione Comunista Chieti e Sinistra Anticapitalista Abruzzo –  fu varato un nuovo Piano d’Ambito, che ha previsto aumenti delle bollette fino al 2023. Aumenti con i quali i cittadini si sono ritrovati a pagare per 105.881.397 euro di investimenti mai effettuati e 65.000.000 di euro di ricavi in meno rispetto al previsto”.

 

Alessio Di Florio

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