Elezioni, e se ci fosse un’alternativa anche a Pisapia e Bersani?

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Cremaschi sulle prossime elezioni: «Dobbiamo rassegnarci a questo triste scenario dove si rappresenterà uno scontro tra diverse versioni della stessa politica?

di Giorgio Cremaschi

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La dico in sintesi: le prossime elezioni si preparano con uno spareggio nel centro sinistra tra Gentiloni, Renzi e Minniti, nel centrodestra tra Berlusconi Salvini e Tajani, i vincitori sfideranno Di Maio. Fuori starà Pisapia, che con tutti i fuorisciti dal PD e dalla sinistra radicale spera di rifare il centrosinistra di Prodi. Questa contesa entusiasmante si svolgerà al massimo tra il 50% dell’elettorato, perché oramai il popolo che una volta più votava in Europa, ora diserta le urne.
Ci dobbiamo rassegnare a questo triste scenario? Dove si rappresenterà uno scontro violentissimo tra diverse versioni della stessa politica, o tra alternative sempre più inconsistenti.
Io vorrei non rassegnarmi, vorrei partecipare alla costruzione di una alternativa vera, che non avesse paura di dire no alla guerra e all’austerità e ai poteri e agli strumenti, NATO UE Euro, che ce le impongono. Un’alternativa fondata sulla dignità e i diritti del lavoro, sul pubblico e sulle nazionalizzazioni. Un’alternativa che quando usasse la parola “prima” lo facesse solo per i poveri e gli sfruttati, senza distinzioni di sesso o razza. Un’alternativa che avesse il coraggio di rifiutare e mettere in discussione tutte le bugie e le leggi di trent’anni di dominio del pensiero unico liberista. Un’alternativa che non avesse alcun bisogno di chiedere approvazione a Cernobbio, ai meeting di CL, alla Confindustria, al tavolo dei banchieri qui e a Bruxelles. Non ne avrebbe bisogno, perché lor signori la capirebbero benissimo.
Ecco vorrei un’alternativa che fosse tale, che pensasse al presente e finalmente anche al futuro e che non avesse alcuna paura di andare controcorrente. È il sogno isolato di un acchiappanuvole il mio?

 

 

 

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Checchino Antonini
Checchino Antonini quasi sociologo, giornalista e scrittore, classe 1962. Dagli anni Ottanta segue e racconta i movimenti sociali e la “malapolizia”. Ha scritto e trasmesso su Radio Città Futura, TeleAmbiente, Avvenimenti, Ultime Notizie, Liberazione, Micromega, Erre e Megafono quotidiano, InsideArt, Globalist, PostIt Roma, Retisolidali, Left, il manifesto, Diogene. Ha pubblicato, con Alessio Spataro, “Zona del silenzio”, graphic novel sul caso Aldrovandi. Con le edizioni Alegre ha scritto “Scuola Diaz vergogna di Stato” assieme a Dario Rossi e “Baro” Barilli. Il suo primo libro è Zona Gialla, le prospettive dei social forum (Fratelli Frilli, 2002). L'ultimo, per ora, è un'antologia di racconti di Gabriele Brundo che lui ha ideato e curato assieme a Rimaflow e Archivi della Resistenza: Cocktail Partigiani (ETS, Pisa)

1 COMMENT

  1. No compagno Giorgio, il tuo non è il sogno di un acchiappanuvole, posto che acchiappar le nuvole è uno sport per niente male, il fatto è che chi non lotta ha già perso in partenza e questo tu lo sai benissimo, altrochè, lo sai da tutta la tua vita militante.
    Il problema in questa temperie politica e culturale di arretramento generale della classe e delle sue istanze e di egemonia del pensiero liberale, oggi anche delle sue propaggini più becere, è trovare il bandolo della matassa per rovesciare le minchiate, che lorsignori ci propalano a vagonate, sulle loro teste e dirgli e fargli una lotta prima, o meglio – insieme, culturale, di senso e di segni, e di massa: sugli assi strategici dell’economia e dei diritti.
    Chessò una delle idee portanti potrebbe essere: a che servono le organizzazioni statuali e la politica stessa se non a dover fare vivere meglio i cittadini e aiutarli sulla via della realizzazione collettiva e personale? In somma per la felicita!

    un abbraccio fraterno
    Aldo Rotolo

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