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Fascisti su Genova, la banalità del sindaco di destra

Genova, Casapound “rivendica” ma il sindaco di destra condanna la violenza in generale e minaccia di andare al corteo antifascista del 3 febbraio

di Checchino Antonini

Sarà convocato dagli investigatori della Digos nelle prossime ore l’antifascista accoltellato alla schiena venerdì sera in piazza Tommaseo. L’uomo è stato identificato grazie al referto del pronto soccorso dell’ospedale Galliera. Sette giorni di prognosi, dice il referto, ma per la Digos e la Procura di Genova se il fendente, che ha lacerato maglia e giubbotto prima di arrivare nella parte bassa della schiena, avesse colpito un po’ più in alto avrebbe anche potuto essere mortale. Per questo gli inquirenti hanno aperto un fascicolo per tentato omicidio. Per sopperire alla mancanza di una denuncia formale, oltre al ferito convocheranno a breve anche gli altri attivisti che hanno partecipato al volantinaggio. Solo in un secondo momento saranno convocati i militanti di Casapound che si trovavano in sede quella sera e che sono stati tutti identificati: sono quasi tutti genovesi e molto giovani. Alcuni farebbero parte dell’associazione giovanile di CasaPound, Blocco Studentesco. Questo elemento viene confermato anche da uno degli attivisti che ha partecipato al volantinaggio culminato nell’aggressione: «Quelli che ci sono venuti addosso erano tutti giovanissimi e tutti uomini – racconta l’attivista che chiede di rimanere anonimo per timore di ritorsioni – al contrario di quello che hanno scritto nel comunicato di Casapound di donne quella sera non ne abbiamo viste. Brandivano cinghie e bottiglie che hanno continuato a lanciarci fino in corso Buenos Aires». L’attivista racconta che il volantinaggio era cominciato intorno alle 23 in piazza Alimonda. «A un certo punto abbiamo sentito urlare ‘Daje, prendilo’ e abbiamo visto venir giù di corsa dalla sede un primo gruppo. Siamo scappati verso corso Buenos Aires ma un gruppetto di 3-4 di noi è rimasto indietro ed è stato raggiunto. Non avevamo alcuna intenzione bellicosa, per questo ci siamo tenuti lontani dalla sede, volevamo solo fare controinformazione come già avevamo fatto in quella zona. L’azione è stata veloce, poi ho visto che il mio amico perdeva sangue dalla schiena».

Dopo tre giorni trova fiato anche il sindaco Bucci, eletto da una sparuta minoranza di genovesi, primo sindaco di destra nella città medaglia d’oro della Resistenza. Banalità e logica degli opposti estremismi e intanto, con la scusa dei fascisti, si concedono col contagocce i permessi per i banchetti delle liste come Potere al popolo alle prese con l’obbligo di firma. «Io penso – ha detto il sindaco – che le violenze non debbano esserci, penso che la violenza sia una cosa pessima che non è nella nostra Costituzione e non è nelle nostre leggi. Quindi noi dobbiamo lottare contro la violenza, da qualunque parte questa avvenga».

Dell’aggressione gli antifascisti accusano Casapound, che però nega il ferimento e sostiene di essersi limitata a difendere la sede da un assalto di segno opposto. Mentre la Procura di Genova ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di tentato omicidio, la Digos indaga per chiarire l’accaduto e individuare eventuali responsabilità. «Casa Pound non solo non ha condannato l’aggressione di cui sono stati vittime alcuni antifascisti a Genova – spiega Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione, una delle gambe di Potere al popolo – ma di fatto ha ammesso che i protagonisti dell’aggressione squadrista sono stati i suoi militanti. Dichiarando che “CasaPound non ha attaccato ma difeso la propria sede” l’organizzazione neofascista ha ammesso la propria responsabilità. Rendendosi conto che il tirare coltellate difficilmente può dirsi “difesa” Casa Pound nega ovviamente che la coltellata sia responsabilità dei loro “difensori”. Vogliono farci credere che l’antifascista ferito si sia accoltellato da solo? Da tempo insieme all’ANPI chiediamo che organizzazioni come Casa Pound vengano dichiarate fuorilegge ma constatiamo che godono invece di coperture e anche di ribalta mediatica. La presenza di Casa Pound sta creando problemi anche al normale svolgimento della campagna elettorale. Da Genova ci comunicano che il Comune avrebbe per ora negato l’autorizzazione ai nostri compagni per l’occupazione di suolo pubblico indispensabile per la raccolta firme per la presentazione della lista “Potere al popolo”. I tempi di attesa per l’autorizzazione sarebbero dilatati a causa della volontà delle forze dell’ordine di evitare una sovrapposizione nelle strade fra i militanti che sostengono “Potere al popolo” e quelli dell’estrema destra. A maggior ragione dopo l’aggressione squadrista dell’altro giorno, con un attivista ferito da una coltellata, le istituzioni dovrebbero garantire la sicurezza e l’agibilità democratica, senza penalizzare una lista democratica nell’esercizio dei propri diritti».

Intanto domani in consiglio comunale a Genova approderà la mozione proposta dal centrosinistra per proibire la concessione di spazi pubblici a gruppi che non rispettino i valori sanciti dalla Costituzione, «professando o praticando comportamenti fascisti, razzisti, omofobi, transfobici e sessisti». Ma la giunta un po’ postfascista, un po’ forzista e un po’ leghista prova ad annacquare il senso dell’iniziativa. «Noi abbiamo cercato di fare una mozione più larga – fa sapere il primo cittadino parlando del secondo documento proposto invece dalla maggioranza di centrodestra – che comprende tutti gli aspetti che possono portare violenza in città. Io mi auguro che il centrosinistra capisca che la nostra mozione è più larga e quindi ritirino la loro e tutto il consiglio comunale approvi la mozione che riguarda tutti gli aspetti di violenza che potrebbero eventualmente intervenire in città. Ringrazio comunque il fatto che abbiano portato il problema sul tavolo, questo secondo me è un segno positivo». Il prossimo 3 febbraio intanto è stata organizzata una manifestazione antifascista che si muoverà per le vie del centro città. «Non so cosa ci sarà – ha concluso Bucci – ma se sarà una manifestazione contro la violenza sarò il primo ad esserci».

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