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Amnesty: tutti i rischi della Taser

Taser, sperimentazione in 11 città. L’analisi del portavoce di Amnesty Riccardo Noury. Negli Usa oltre mille morti per l’uso di pistole elettriche

BOLOGNA – “Il confine tra letalità e non letalità purtroppo è molto sottile, facilmente valicabile per una serie di ragioni che vanno dalla potenziale disinvoltura con cui un’arma considerata non letale può essere usata alle condizioni del soggetto nei confronti del quale viene usata”. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, commenta l’avvio della sperimentazione dell’uso del taser, la pistola elettrica, in 11 città italiane (Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Palermo, Catania, Padova, Caserta, Reggio Emilia, Brindisi) per Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza. Il decreto è stato firmato il 5 luglio, ma già a marzo una circolare della Direzione anticrimine prevedeva l’avvio della sperimentazione in 6 Questure italiane. E già allora Amnesty era intervenuta per mettere in guardia sui “vantaggi apparenti” di queste armi e chiedendo di effettuare uno studio sui rischi per la salute a seguito del suo impiego e garantire una formazione specifica e approfondita per gli operatori che ne verranno dotati, sottolineando che, “anche se venissero soddisfatte queste due richieste, il rischio di violazioni dei diritti umani non verrebbe affatto azzerato”. Dopo la firma del decreto, il ministro degli Interni Matteo Salvini ha insistito sulla “non letalità” della pistola elettrica e sul fatto che il suo utilizzo “è un importante deterrente”. La preoccupazione però rimane. “Anzi, se possibile aumenta perché ora siamo nella fase operativa e non sappiamo se le cose che avevamo chiesto, la formazione scrupolosa e un esame degli studi medici, effettuati per esempio negli Stati Uniti, sull’uso delle pistole elettriche, siano stati adeguatamente presi in considerazione prima della partenza della sperimentazione”, afferma Noury.

Tra gli studi sull’uso del taser c’è anche “Shock Tactics”, l’indagine realizzata dalla Reuters che ha riferito di 1.005 persone morte in seguito all’utilizzo della pistola elettrica da parte della polizia: in 9 casi su 10 si trattava di persone non armate e in un caso su 4 di persone con problemi mentali o neurologici. “Negli Stati Uniti i proiettili fanno mille morti all’anno, i mille morti le pistole elettriche li hanno fatti in 20 anni quindi è chiaro che, dal punto di vista della pericolosità, non sono equiparabili – precisa Noury – Ma quando si dice che il rischio nell’uso della pistola elettrica è pari a zero, si dice una cosa inesatta”. Il taser, infatti, non prevede un contatto anzi, come spiega il portavoce di Amnesty International Italia, “è designata per essere utilizzata a distanza e quindi chi la usa non può avere la minima idea delle condizioni fisiche della persona nei confronti della quale verrà usata. Numerosi studi – continua – testimoniano la letalità di questo tipo di armi nei confronti di persone che hanno, ad esempio, problemi di circolazione o cardiaci. Il taser può essere usato al termine di un inseguimento con la persona inseguita in condizioni particolari di affanno, ciò significa che ci sono una serie di circostanze nelle quali il suo uso può essere letale, per questo bisogna essere particolarmente attenti”.

Massima prudenza, consapevolezza che la non letalità non comporta di per sé un uso più disinvolto, effetto deterrente maggiore con la sola esibizione della pistola elettrica. È quanto chiede Noury rispetto alla sperimentazione del taser: “Prima di tutto serve la formazione di chi la utilizzerà, poi il rispetto dei principi internazionali di condotta delle Nazioni Unite sull’uso delle armi da fuoco e si deve tener conto degli studi clinici sulla letalità perché non è che la persona che hai di fronte ha un certificato medico da esibire che attesti la sua vulnerabilità, quindi il rischio non è mai pari a zero”. (lp)

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