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Rai, complotti e sovranismo. Prossimamente su questi schermi

Sovranisti, omofobi, complottisti, bufalari e perfino un po’ amici di Renzi: i nuovi vertici Rai designati dal governo giallo-verde

Nel suo primo post dopo la nomina Marcello Foa ha garantito che sarebbe stato attento “hai bisogni degli italiani”. Ma magari l’errore blu è solo colpa del T9. Però, con l’avvento dei nuovi vertici Rai, i giornali più attenti apriranno una nuova rubrica che potrebbe titolarsi “L’ultima di Foa”. Il nuovo presidente della Rai, vicinissimo alla Lega, lavora in Ticino dove è noto soprattutto per le bufale o per le sparate sessiste e razziste per le quali, a volte, s’è dovuto scusare anche il direttore del suo giornale, il Corriere del Ticino. Ultimamente se l’è presa con l’omosessualità di Macron dando la stura alla libera espressione della materia grigia dei suoi follower che Gas Social, sito ticinese, definisce “il branchetto“. Non è un caso se tra gli entusiasti per la sua nomina ci siano i noti filantropi di Casapound, la sigla dell’ultradestra coccolata in qualche piano alto del Viminale:

Nemmeno il tempo di essere eletto che già la macchina del fango è partita. Del resto, uno come Marcello Foa è un personaggio scomodo all’establishment sinistrorso dei grandi palazzi. Perché è un giornalista che ha sempre cercato di indagare la verità, non fermandosi a quanto di preconfezionato viene proposto dal mainstream.

In Ticino c’è chi pensa l’opposto:

Ora torniamo a Foa, e domandiamoci se è giusto che un uomo che insegna nella nostra università ai corsi di giornalismo, un uomo che rappresenta il maggiore gruppo mediatico in Ticino, un uomo a capo della RAI, non si vergogni e non reprima pubblicamente le schifezze che seguono i suoi post. Noi, che siamo cattivi, ve ne forniamo un ricco campionario, siate voi a decidere e a giudicare.

Giornalista e scrittore, originario di Milano, classe 1963, Marcello Foa è il nuovo presidente indicato della Rai. Nomina che ora dovrà passare al vaglio della Commissione di Vigilanza, al momento convocata per mercoledì primo agosto. Allievo di Indro Montanelli, Foa è stato per molti anni caporedattore Esteri e inviato speciale del Giornale, quotidiano della famiglia Berlusconi, che però ha lasciato nel 2011. In un post pubblicato sulla sua pagina Facebook Foa ha cosi commentato la notizia: «Sono orgoglioso ed emozionato per la nomina a presidente Rai, che è giunta inaspettata nell’arco di pochissime ore. Ringrazio di cuore il primo ministro Giuseppe Conte, i vice premier Matteo Salvini e Luigi di Maio, il sottosegretario alla presidenza Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’economia Giovanni Tria per la fiducia accordatami». «Mi impegno sin d’ora per riformare la Rai nel segno della meritocrazia e di un servizio pubblico davvero vicino agli interessi e ai bisogni dei cittadini italiani».

Sette anni fa il neo-presidente indicato della tv di Stato è diventato prima direttore generale e poi anche ad del gruppo editoriale Timedia Holding SA di Melide (Svizzera) e del quotidiano Corriere del Ticino, controllato da una Fondazione che dal 1891 ha come mandato la difesa della libertà di stampa e del pluralismo nella Svizzera italiana. Paese nel quale peraltro Foa cominciò la sua carriera giornalistica, da giovane studente lavoratore, nel lontano 1984. Dal 2014 è vicepresidente di Asimmetrie, l’associazione italiana per lo studio delle asimmetrie economiche fondata e presieduta dal leghista Alberto Bagnai. «Sin dai tempi del mio maestro Indro Montanelli – aggiunge Marcello Foa su Fb -, mi sono impegnato per un giornalismo intellettualmente onesto e indipendente e da oggi rinnovo questo impegno morale nei confronti dei giornalisti e di tutti i collaboratori della Rai». «Grazie di cuore al Gruppo Corriere del Ticino – conclude – per questi splendidi anni trascorsi assieme. È stato un onore, lascio con commozione una squadra meravigliosa». Fin qui le note d’agenzia che sorvolano sulla collaborazione assidua di Foa con la Tv putiniana Russia Today o con siti come Silenzi e Falsità. Al di là della frontiera di Chiasso la notizia desta l’allarme del giornalismo e dell’opinione pubblica progressista:

«Foa, vicino alla Lega e al pensiero sovranista, ha recentemente incontrato l’ex direttore del sito di estrema destra Breitbart e spin doctor del presidente Trump, Steve Bannon. Noto per le teorie del complotto nel suo blog, è stato ripreso più volte dal nostro sito per bufale per cui si era scusato persino il direttore del Corriere del Ticino Fabio Pontiggia», si legge sul sito Gas Social.

Ancora:

« Marcello Foa insegna ai corsi di giornalismo in Ticino ed è già stato colto più volte a propinare bufale ai suoi lettori. Le sue frequentazioni con elementi della Lega italiana o delle destre internazionali sono plateali e le sue idee politiche anche, basta leggere il suo blog. Inoltre sul suo blog Foa sposa ipotesi complottisitiche, quelle si, al limite del ridicolo. Se non volete leggere l’importante bibliografia sul personaggio a opera di GAS, fatevi un giretto su BUTAC, Bufale Un Tanto Al Chilo, uno dei maggiori siti anti-bufale italiani.

La carriera di Foa sarebbe costellata di bufale ma anche di giravolte: «Così – si legge ancora – dopo aver fatto per mesi campagna per Trump e dipinto un mondo bellissimo, pieno di pace, amore e olio di ricino con la sua nomina, l’autorevole (?) Foa si è trovato nella scomodissima situazione di dover scegliere: la destra di Putin o la destra di Trump? Siccome il primo amore non si scorda mai, alla fine l’autorevole (?) Foa ha scelto Putin. Quindi, via con le bufale anti Trump». Una vita in bilico tra la destra e l’ultradestra. Da Trump a Putin e ritorno passando per post contro il gender. Già L’Espresso aveva raccontato i rapporti tra Foa, il mondo leghista, quello pentastellato e le voci di Putin in Italia. L’uomo perfetto per il minculpop dell’era Salvini e Di Maio, politici che non avrebbero salito i gradini di Palazzo Chigi se il Pds-Ds-Pd non fosse stato quel feroce antipopolare soggetto politico e se l’anomalia italiana non fosse anche cresciuta con un’informazione servile e bufalara del mainstream.

Il timore, dall’altra parte delle Alpi, era che, nel caso fosse passato il referendum contro il servizio pubblico (fortunatamente stoppato dagli elettori svizzeri) un personaggio del genere divenisse il più autorevole esponente del mondo dell’informazione, ad dell’unico polo informativo di un certo rilievo. «Perché così non ci sarà più nessuno in Ticino a far da contraltare alle sue panzane». Ora quel rischio sembra essersi spostato drammaticamente più a sud. Il titolo del blog è eloquente: MARCELLO FOA PRESIDENTE RAI, COMINCIATE A PIANGERE.

Tra i suoi capolavori la bufala dei riservisti americani pronti alla guerra, quella sul golpe dei grandi elettori contro Trump o quella della polizia tedesca e di suoi documenti segreti. Si legge su Butac:

«Foa, col suo blog su Il Giornale è uno dei tanti che da tempo racconta le sue verità, verità che spesso non hanno a supporto nulla se non articoli di complottari noti, possiamo definirli editoriali, opinioni, ma non cronaca giornalistica. Foa è lo stesso che prende le difese di soggetti come Giulietto Chiesa, che ci racconta del golpe contro Trump, e dei filmati falsi di Al Qaeda, lo stesso che sosteneva la storia dei brogli in Austria, non avendo evidentemente dimestichezza con la lingua italiana. Che titoli ha per parlare di fake news?».

E l’altro personaggio designato direttore generale Rai? Salini, manager di Fox News di Rupert Murdoch, determinante nella campagna Trump. Fox News è di orientamento repubblicano e liberista ha posizioni negazioniste sul riscaldamento climatico e un orientamento razzista e sessista. Originario di Roma, 51 anni, una laurea in scienze politiche, Fabrizio Salini il nuovo Ad della Rai è stato indicato dal ministro del Tesoro Tria, dopo che Luigi Di Maio aveva puntato su di lui. Salini è un manager di vecchio corso da Fox a La7 passando per Sky. Dal 2003 al 2011 Salini ha ricoperto il ruolo di vice president of entertainment channels di Fox International Channels Italy, gestendo tutta l’area dei canali di intrattenimento del gruppo. In questo periodo ha contribuito alla nascita di canali come Fox Life, Fox Crime e Fox Retro, prima di passare a Sky Italia come head of entertainment and cinema programming gestendo i canali Sky Uno e Sky Cinema. Nel 2012, entra nel board of directors di Switchover Media con il ruolo di head entertainment & factual channels curando il lancio dei canali Giallo e Focus. Nel 2013 diviene vice president content fiction & kids di Discovery che nel frattempo ha acquisito Switchover Media. Dal febbraio 2014 è amministratore delegato di Fox International Channels Italy, per passare nel novembre del 2015 a La7 dove viene nominato direttore (incarico che lascerà nel maggio 2017 «per motivi personali» sostituito da Andrea Salerno). Ma è l’ultimo incarico del super manager a far interrogare i più maliziosi, da gennaio scorso, Salini è diventato direttore generale di Stand By Me, società di produzione televisiva riconducibile a Simona Ercolani moglie di Fabrizio Rondolino, giornalista e scrittore. La Stand by me è storicamente vicina all’ex premier ed ex segretario Pd Matteo Renzi, ne ha curato campagne e immagine e, dopo la sconfitta al referendum del 4 dicembre 2016, ha tentato di rilanciarne le sorti con lo slogan «In cammino», rivisitazione italiana di quell’«En marche!» che ha portato bene al presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron. Nonostante questo, il M5S ha puntato su di lui.

 

 

 

1 COMMENTO

  1. non commento le ……e di Foa….ma l’omosessualità di Macron è un segreto di Pulcinella che oggi non fa pi scalpore se non ai cerebrolesi tipo fontana…..al massimo si può parlare di un “menage a trois”” che era stato sperimentato anche da Alaine Delon….no pasaran

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