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La cannabis non è dannosa, e ora chi glielo dice a Salvini e Fontana?

Droghe. L’OMS chiede di riclassificare la Cannabis, depennandola dall’elenco delle sostanze dannose per la salute e ne raccomanda l’uso terapuetico

 

Riclassificare la cannabis, depennarla dalla black list delle sostanze. Dopo decenni di attesa, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha inviato il proprio parere all’Onu dopo la review delle proprietà terapeutiche e della pericolosità della cannabis. La raccomandazione è di rimuoverla dalle sostanze più pericolose e di favorirne l’uso terapeutico. «Ora i governi ne prendano atto e non ostacolino il processo di riforma delle politiche sulle droghe», commenta Forum Droghe lanciando in rete questa notizia.

Per la prima volta da quando è stata inclusa nelle convenzioni internazionali sulle droghe, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha deciso di raccomandare la modifica dello status della cannabis. Dopo un lungo lavoro di review della ricerca scientifica sugli usi terapeutici e sugli eventuali danni e pericoli derivanti dal suo uso, l’OMS ha inviato in questi giorni il suo parere all’ONU. Il processo era iniziato a maggio scorso, quando anche Forum Droghe, con l’Associazione Luca Coscioni, DRCNET e Società della Ragione avevano inviato una nota rispetto all’esperienza italiana. L’esito era atteso nello scorso dicembre, ma nella sorpresa generale l’OMS si era preso qualche altra settimana definendo ancora “riservato” il rapporto finale.

L’esito del processo, reso ora pubblico da FAAT – il Think Tank che più di tutti ha seguito l’iter – è molto positivo: riconosce le applicazioni mediche di cannabis e cannabinoidi, di fatto li reintegra in farmacopea, equilibra i danni fatti in questi anni dalla proibizione e sconfessa la precedente posizione dell’OMS del 1954 che chiedeva «sforzi verso l’abolizione della cannabis da tutte le pratiche mediche legittime». Fu uno dei regali più cospicui alle narcomafie, e una potenete suggestione per anime proibizioniste come quella di Giovanardi. Ancora oggi la cannabis è la prima voce nel pil della ‘ndrangheta.

Nel documento l’OMS raccomanda in primis la rimozione della cannabis dalla tabella IV della convenzione del 1961, ovvero quella che contiene le sostanze particolarmente dannose e di valore medico o terapeutico estremamente ridotto e l’inserimento di determinate preparazioni farmaceutiche a base di cannabis nella tabella III della stessa convenzione, quella delle sostanze con valore terapeutico e con basso rischio di abuso. Inoltre il THC viene rimosso dalla Convenzione del 1971 e ricondotto alla sola tabella I della convenzione del 1961. Infine l’OMS esplicita che le preparazione di cannabidiolo puro, con meno dello 0,2% di THC, non devono essere sotto controllo internazionale.

Questa presa di posizione della massima autorità sanitaria mondiale rappresenta un importante passo avanti nella politica internazionale della Cannabis e una chiara vittoria delle prove scientifiche sull’ideologia. «Ora i decisori politici, a livello globale e nazionale dovranno tenerne conto, una volta recepite dalla Commission on Narcotics Drug (CND) dell’ONU. 53 Paesi delle Nazioni Unite ora dovranno approvare le raccomandazioni dell’OMS in sede di CND, modificando così le tabelle delle Convenzioni, con un voto a maggioranza semplice. La decisione era inizialmente pianificata per marzo 2019 a Vienna, ma è ora del tutto possibile che il ritardo di due mesi nella pubblicazione dei risultati rimandi il voto fino a marzo 2020. E’ evidente che non solo si aprono le strade per una maggiore diffusione degli usi terapeutici, ma si incoraggia la ricerca scientifica sulla cannabis e si tolgono ombre da quei paesi, che proprio in questi anni, stanno promuovendo riforme rispetto alla regolamentazione della cannabis», spiega un comunicato del forum.

«Ora aspettiamo di capire chi rappresenterà l’Italia all’appuntamento di Vienna 2019 – dice Maria Stagnitta, Presidente di Forum Droghe – e se intende, come fatto dai precedenti governi, avere un rapporto franco e aperto con le organizzazioni che si occupano di politiche sulle droghe».

Per Leonardo Fiorentini, direttore di Fuoriluogo, «la decisione dell’OMS dovrà ora trovare seguito all’ONU. Ci auspichiamo che i Governi, a partire dal Governo italiano, non intralcino un processo di riforma che trova le basi nella scienza e sull’efficacia delle politiche. Solo l’oscurantismo ideologico può ora impedire che anche il nostro paese affronti il tema della cannabis con rigore scientifico e pragmatismo. A partire dagli usi medici, che sono ancora in Italia un percorso ad ostacoli per troppi pazienti. Infine è importante la raccomandazione di non sottoporre ad alcun controllo previste dalle convenzioni dei preparati di CBD che contengono meno dello 0,2% di THC. Salvini, Fontana e Serpelloni se ne dovranno fare una ragione».

Ecco il documento dell’OMS  ECDD-cannabis-final-outcome

e qui la lettera delle tre associazioni italiane ALC-Statement-ECDD(2)

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