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Iran-Usa, i droni e i venti di guerra

L’Iran rivendica l’abbattimento del drone spia Usa. Il Rapporto di Archivio Disarmo sull’immagine dei droni nei mass media e nell’opinione pubblica italiana

Se Trump è sincero quando dice di non volere una guerra con l’Iran, dovrebbe dimostrarlo togliendo le sanzioni che stanno strangolando l’economia della Repubblica islamica. Hessameddin Ashena, consigliere del presidente Hassan Rohani twitta così: «La guerra e le sanzioni sono due facce della stessa moneta…Se non volete la guerra, dovreste fare qualcosa a proposito delle sanzioni». L’Iran risponde alla diplomazia con la diplomazia, al rispetto con il rispetto e alla guerra con la difesa, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Abbas Mousavi, replicando al messaggio su Twitter del rappresentante speciale per l’Iran degli Stati Uniti, Brian Hook, secondo cui il suo Paese è ancora impegnato nella diplomazia. «Come può descrivere come diplomazia anni di guerra degli Usa contro l’Iran, il terrorismo economico contro il Paese e il mancato rispetto degli impegni e delle risoluzioni» internazionali?, ha detto Mousavi. Il messaggio dipana il mistero sull’intenzionalità dell’abbattimento anche alla luce di quanto riferito alla tv statale dal comandate dell’aviazione dei Pasdaran, il generale Ali Hajizadeh: «Lo scopo dell’Iran, abbattendo il drone, era di mandare un avvertimento alle forze terroristiche degli Usa, perché» se avesse voluto «avremmo potuto colpire anche un aereo militare americano P-8 che volava accanto al drone MQ-4C abbattuto», ha detto il brigadiere generale Hajizadeh, ribadendo che, prima che fosse abbattuto il drone, il suo comando era stato avvisato due volte, l’ultima 10 minuti prima che venisse distrutto. «Il P-8 volava vicino (al drone) con circa 35 persone a bordo. Due settimane fa gli Stati Uniti hanno detto che l’Iran avrebbe abbattuto i loro aerei. In effetti quello è stato un avvertimento dell’Iran, e gli americani non gli hanno prestato nessuna attenzione. Avremmo anche potuto colpire un aereo MQ-9 degli Usa, ma non l’abbiamo fatto», ha aggiunto il generale dei Pasdaran. Le Guardie della rivoluzione islamica iraniana hanno diffuso il video dell’abbattimento del drone americano sullo stretto di Hormuz da parte della loro contraerea. Nelle immagini notturne, che durano circa 30 secondi, si vede il lancio di un missile seguito da una forte esplosione in cielo e dall’urlo di soddisfazione «Allahu Akbar». Il drone era un velivolo da ricognizione del tipo Mq-4c Triton della Us Navy. Washington ha inizialmente smentito l’accaduto, poi lo ha confermato, facendo sapere però che il proprio drone si trovava nello spazio aereo internazionale, sopra lo stretto di Hormuz.  Quanto accaduto conferma come il drone, veicolo terrestre, navale o aeronautico controllato a distanza o in modo automatico, si sta imponendo con prepotenza nei processi di ridefinizione dei conflitti internazionali.

epa07659405 A handout photo made available by the US Navy provided by Northrop Grumman, a RQ-4 Global Hawk unmanned aerial vehicle conducts tests over Naval Air Station Patuxent River, Maryland, USA 25 June 2010. Media reports on 20 June 2019 state that Iran’s Islamic Revolution Guards Corps (IRGC) claim to have shot down a US spy drone over Iranian airspace, near Kuhmobarak in Iran’s southern Hormozgan province. The US military has not confirmed if a drone was hit. EPA/Erik Hildebrandt / US NAVY/ HAN HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

«Se esperti e addetti ai lavori sottolineano i rischi derivanti dall’utilizzo dei droni, considerati il primo passo verso una progressiva “automazione del campo di battaglia”; l’opinione pubblica internazionale, e quella italiana non fa eccezione, presenta una consapevolezza ancora parziale della portata del fenomeno – spiega un rapporto di Archivio Disarmo – tuttavia proprio l’opinione pubblica rimane, insieme ai media, tradizionali e nuovi, un attore decisivo nell’elaborazione e realizzazione della politica internazionale dei paesi occidentali».

Si tratta di Rapporto di ricerca nell’ambito delle attività dello European Forum on Armed Drones e della collaborazione con Rete Italiana Disarmo che approfondisce in quale misura e con quali atteggiamenti i mezzi di comunicazione e l’opinione pubblica italiana fanno i conti con i droni. Lo studio si è basato su tre differenti rilevazioni: un’analisi del contenuto della stampa italiana: che ha contribuito a delineare il dibattito sulla carta stampata sviluppatosi in Italia in relazione al tema droni nel periodo 2015- 2017 su una selezione di 4 testate a diffusione nazionale (La Repubblica, Il Giornale, La Stampa, Il Fatto Quotidiano). Il principale risultato che emerge dall’analisi è che, in un contesto di progressiva diminuzione numerica degli articoli sui droni a scopo militare e di contemporaneo incremento del dibattito pubblico sui droni a scopo civile, la dimensione militare rimane sul piano semantico quella predominante. I droni tendono ad assumere un ruolo di “attore comprimario”: negli articoli vengono menzionati, ma non suscitano i commenti e gli approfondimenti adeguati.

Cinque focus group in altrettante città italiane hanno confermato che le conoscenze sui droni militari sono modeste, così come è scarsa l’informazione fornita dai media sull’argomento. Seppure i riferimenti ai droni militari siano più numerosi di quelli ai droni utilizzati in ambito civile, questi ultimi sono i veri attrattori dell’attenzione giornalistica. Anche da Google Trends si ricava che le ricerche correlate al termine droni si riferiscono principalmente al loro impiego in ambito civile. Spiegano ad Archivio Disarmo che «quando ai partecipanti al focus viene richiesto di esprimere una propria opinione rispetto l’utilizzo dei velivoli a pilotaggio remoto, si mostrano favorevoli nei confronti dei droni civili, mentre sono più cauti in riferimento a quelli impiegati in ambito militare, per la questione morale posta dal colpire il nemico senza doverlo affrontare sul campo di battaglia».

Infine, un’indagine demoscopica su un campione rappresentativo della popolazione italiana – effettuata nel febbraio 2019 – mostra la persistenza di una minoranza di intervistati (39%) che dichiara di conoscere poco o per niente i velivoli a pilotaggio remoto. Coloro che affermano di conoscere molto o abbastanza i droni esprimono un atteggiamento favorevole o contrario in proporzioni differenti a seconda del settore di impiego. Molto ampio è il favore circa un loro utilizzo in operazioni di soccorso (93,7%), nel controllo del traffico (87,4%), nell’ordine pubblico (82,3%) e nel settore agricoltura (80,3%). Gli intervistati si trovano in maggioranza d’accordo rispetto alle conseguenze positive dell’utilizzo dei droni, come il miglioramento delle attività di contrasto contro l’illegalità (74,8%) e di lotta al terrorismo (73,5%) o la creazione di maggiori servizi alla cittadinanza (69,1%). «Solo una minoranza – spiega il Rapporto – prevede conseguenze negative quali un possibile aggravio della disoccupazione o dell’inquinamento atmosferico. L’unico ambito che ha suscitato una prevalente preoccupazione (da parte del 67,6% dei rispondenti) riguarda la possibilità che l’utilizzo dei droni metta a rischio la privacy delle persone. Se ci concentriamo sull’impiego in operazioni militari vediamo che poco più della metà dei rispondenti (54%) si dichiara favorevole all’utilizzo dei velivoli a pilotaggio remoto se impegnati esclusivamente in operazioni di ricognizione e sorveglianza all’estero, mentre soltanto il 18% ne sottoscrive l’utilizzo per attacchi armati. Agli antipodi di tale posizione, si situa un 19% che è contrario all’uso dei droni militari italiani, in qualsiasi circostanza. Considerando le variabili strutturali, le donne si mostrano più riluttanti all’uso della forza. Per quanto riguarda l’età dei rispondenti, emerge una maggiore riflessività degli over 65, che sono contrari all’utilizzo dei droni militari. È anche cruciale l’orientamento politico degli intervistati: il maggiore favore verso i droni militari conferma che al continuum destra/sinistra corrisponde una maggiore/minore propensione all’uso della forza. La sorpresa è rappresentata dall’elevato numero di oppositori che l’uso militare dei droni suscita negli elettori di Fratelli d’Italia: una probabile critica da destra a un tipo di armamenti che contraddice la tradizionale etica del combattente orientato ad affrontare il nemico a viso aperto».

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