Il voto della vergogna sulla Casa dei Diritti e delle Differenze di Genere: Pd, Lega e Fratelli d’Italia votano uniti contro Caudo e la partecipazione
di Marina Zenobio
Da tempo c’erano tensioni nel III Municipio di Roma tra il presidente Giovanni Caudo [già ex assessore della giunta Marino ed eletto solo un anno fa alla guida dell’ex circoscrizione del Salario con una coalizione di centrosinistra] e una parte del Partito Democratico. Il bubbone è scoppiato giovedì scorso durante la votazione di una delibera riguardante l’apertura della Casa dei Diritti e delle Differenze di Genere che Caudo, anche su richiesta di diverse realtà territoriali di base tra cui il Centro antiviolenza Donna LISA, le associazioni III in Genere e Licei in Genere, auspicava come luogo di partecipazione e non solo di servizi. Un auspicio fallito vergognosamente quando i dem, insieme a Lega e Fratelli d’Italia, hanno votato e ottenuto la maggioranza su un emendamento aggiuntivo che riduce drasticamente la partecipazione, destinando la Casa esclusivamente a “enti associativi e cooperativi di comprovata esperienza pluriennale”, escludendo de facto reti informali e realtà attive e radicate da tempo sul territorio del III Municipio. La Casa avrebbe dovuto essere un luogo non solo di servizi, come ha preteso il Pd e i suoi complici di destra, ma anche di apertura ad incontri per favorire una Rete territoriale per politiche che riguardano i diritti e le differenze di genere.
«La maggioranza del consiglio, con una parte dei consiglieri del Pd che ha votato insieme alla Lega di Salvini e Fratelli d’Italia, ha modificato con un emendamento il contenuto della delibera, votando in difformità palese con il voto del presidente» è stata la prima reazione del presidente Caudo che ha poi denunciato «L’ulteriore dimostrazione dell’atteggiamento proprio di chi intende la politica in modo asfittico, non in grado di accogliere il bisogno di prendere parola, di partecipazione e di coinvolgimento che si respira nella Città. Si tratta di un atto politico ostile nei confronti del Presidente e della sua Giunta».
E’ crisi politica, dunque, e il minisindaco ha deciso di parlarne pubblicamente in una assemblea convocata per oggi alle 19 a Piazza Sempione.
Per l’associazione “Donne in Genere”, che da oltre vent’anni gestiste sul quel territorio il Centro antiviolenza Donna LISA, attraverso il voto di giovedì scorso «Si introduce un principio di riduzione della partecipazione, subordinandola al possesso di ‘documentazione comprovante esperienza e competenze pluriennali nel settore di specie o negli ambiti di c.d. scienze sociali’» Il Pd, Lega e Fratelli d’Italia vogliono la Casa dei Diritti e delle Differenze di Genere come luogo erogatore di servizi a persone in stato di fragilità che un’amministrazione ha il dovere di tutelare, si legge in un comunicato dem a giustifica del suo voto. Per il Centro donna LISA si tratta invece di «una visione paternalista e anche retrograda che vede le donne, i soggetti lgtb, le giovani e i giovani come soggetti svantaggiati da tutelare, una visione che pensa alla partecipazione come qualcosa da dover selezionare e tenere sotto controllo». Una visione, quella del Pd, totalmente opposta a quella sostenuta dalle realtà territoriali che immaginavano, e continuano ad immaginare, questa Casa «Come un luogo dedicato, che riconosca le istanze e i bisogni di genere, senza confinarsi ad essere mero luogo di svantaggio e di fragilità, ma pensato come luogo aperto a soggetti formali e non, di confronto e scambio, di progettazione e proposta, d’iniziativa per una diffusione della cultura di genere».
All’indomani del voto, preoccupati per le conseguenze e le ripercussioni che una crisi politica nel III Municipio di Roma avrebbe, non solo a livello locale, al Nazareno si è svolto un incontro tra il capo della segreteria politica di Zingaretti, Marco Miccoli, il vice segretario del Lazio e lo stesso presidente Giovanni Caudo. Un incontro voluto dai due esponenti del Pd per analizzare quanto accaduto durante il Consiglio comunale del III municipio di giovedì dove, ribadiamo, una parte del Pd ha votato insieme alla destra a favore di un emendamento di delibera cui Caudo aveva espresso la sua contrarietà. Miccoli e Foschi hanno assicurato pieno sostegno a Caudo e fortemente censurato il comportamento degli esponenti del Partito Democratico, che si sono resi responsabili di un atto che lo stesso presidente Caudo ha valutato come ostile. L’incontro si è concluso con la volontà comune di mettere in campo tutte le iniziative possibili per assicurare che si verifichino tutte le condizioni per dare continuità all’esperienza amministrativa anche per il suo indubbio valore cittadino.