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Paola e quel brindisi alla vita

E’ morta Paola Staccioli, attivista, scrittrice, fondatrice di Osservatorio Repressione

Care compagne e cari compagni, per chi vuole salutare Paola, la camera ardente sarà aperta presso il policlinico Campus bio-medico di Roma, dalle 8 alle 9 di martedì 3 agosto. Paola verrà poi portata nei locali dell’associazione Lignarius e della Fondazione “La Rossa Primavera”, in Via Mecenate 35 dove la ricorderemo tutti insieme, dalle 9,30 alle 11. (Vi preghiamo entrando nei locali di usare la mascherina e di rispettare le precauzioni anti Covid). Chi lo desidera, potrà poi accompagnarla fino al cimitero di Prima Porta. Per espresso desiderio di Paola, a settembre ci sarà una grande festa in suo ricordo.

Il messaggio rimbalza nel pomeriggio domenicale sui social, sui telefonini di migliaia di persone che in questi anni hanno conosciuto Paola Staccioli, attivista e scrittrice, il suo nome, tra l’altro, spicca tra quelli di chi fondò l’Osservatorio Repressione. Poche ore prima era stata sempre La Rossa Primavera, la fondazione di cui Staccioli era il perno, a ricordare le ultime parole: “Sono felice, felice per quanto abbiamo vissuto e lottato insieme, con le mie compagne, i miei compagni”.

Ecco il racconto:

«Abbiamo vissuto gli ultimi suoi momenti, con intensità, con una sofferenza mitigata dalla dolcezza dei nostri rapporti e di chi, proprio perché ama la vita la riconosce nella sua dimensione collettiva, sociale, che va oltre i nostri limiti personali. Quella sua attitudine profondamente umana, altruistica che la fa amare così tanto. La stessa Fondazione La Rossa Primavera esiste perché lei ha voluto legare il suo lascito politico e materiale alla causa collettiva. Continuare cioè a contribuire al movimento di liberazione sociale, alla lotta rivoluzionaria. Trasformando, in particolare, il suo ricco fondo documentale in un inizio di Archivio concentrato sulle lotte di classe e i loro sviluppi politici dagli anni sessanta in poi. Salvaguardare innanzitutto il patrimonio documentale delle storie rivoluzionarie più conseguenti, e più a rischio di censura e distruzione da parte del pensiero dominante. Ma anche per poterne fruire in quanto materiale vivo – frutto di lotte accanite e duramente pagate – alimento per le presenti e future esperienze, per una nuova progettualità e nuovi tentativi di “assalto al cielo”. Le iniziative poi promosse su varie tematiche – l’ultima proprio sul cancro e la malattia in quanto “assassinio sociale” provocato dal capitalismo – scadenzano la vita, l’attività della Rossa Primavera, cercando di contribuire, rapportarsi alle dinamiche in corso nei movimenti sociali e politici, di classe. Fra queste la mobilitazione solidale contro la repressione, e a sostegno dei militanti in carcere, sia perché queste sono diventate una realtà inevitabile nel corso delle lotte, e sia perché è ancora vivo il filo rosso della resistenza che ci lega ai precedenti cicli di lotta (in Italia ci sono ancora prigionieri/e dei primi anni 80). Ciclo e filo rosso che coinvolgeva la stessa Paola che ha attraversato, alla sua maniera, quegli anni e quelle esperienze. Così all’occasione delle sue “60 rosse primavere” organizzammo una gran bella festa per lei. Già festeggiava il fatto non scontato di esservi arrivata, la sua lotta contro il cancro era in pieno svolgimento, smentendo a più riprese le funeste previsioni mediche. E fu, appunto, occasione di un formidabile ritrovo di varie generazioni militanti o di impegno sociale, culturale. La foto che pubblichiamo ne è un frammento, di tutta una serie e pure di un bel video che si trova sul nostro sito. Paola ha fatto della lotta contro il cancro un fatto pubblico, per far uscire la malattia e i/le malati/e dalla condizione di emarginazione, talvolta stigmatizzazione, e trasformarla in una occasione di solidarietà e di critica alle precise cause e responsabilità di sistema rispetto al malessere, alla sofferenza, alla morte precoce. In questo senso anche in continuità con un altro suo fondamentale campo di attività, quello tramite l’Associazione Lignarius, di artigianato artistico rivolto al sostegno solidale agli strati proletari più fragili e precari. Cercando la bellezza sia nel lavoro fino che nella solidarietà, nella condivisione. Ci sarebbe ben altro da dire, ma potremmo concludere con un suo tratto distintivo, che al tempo stesso spiega e contempla questa sua multiforme attività: per lei la rivoluzione è un processo ampio, profondo, sconvolgente certo, che deve tenere insieme vari apporti, superando settarismi e particolarismi. Un grande sforzo e lungo percorso per appropriarci della nostra umanità, lottando e lavorando. O come amava dire “La vita è lotta”. Grazie Paola, ci hai regalato tanto fuoco e, rubando le parole a un nostro poeta, “perché il fuoco non muore!”».

Centinaia e centinaia i post che la ricordano.

«Cara Paola – scrive Nicoletta Dosio – mi ero convinta che anche questa volta avresti vinto tu. La tua resistenza ci dava gioia e fiducia: se potevi tu, potevamo tutte e tutti. Avevo saputo delle tue condizioni e oggi ho voluto portarti con me in Clarea, nel senso che ho messo nel mio zaino il tuo ultimo libro e le lettere che avevi scritto un anno fa a me detenuta. Ma forse c’eri, sorprendentemente, con noi, su quel sentiero gremito di ragazze e ragazzi, in quei loro sguardi sinceri; ed erano anche tuoi i passi ad avanzare tra i boschi che ben conoscevi, verso e contro il cantiere. Paola, non accetto più di perdere coloro che amo, di vederli andarsene ad uno ad uno, un’intera generazione che ha lottato e sofferto, e non si è arresa, né alle lusinghe né alle minacce, affrontando a viso aperto la repressione, e non ha mai rinunciato ad agire perché la rossa primavera non fosse soltanto una bellissima, poetica metafora. Tra i ricordi che ho di te (sono tanti, pur essendo noi geograficamente lontane), me ne ritorna in mente uno in particolare. Anni fa ero venuta a Roma per un’assemblea. Si teneva in un quartiere popolare del centro storico, una saletta in un vecchissimo stabile. Ti vidi comparire e sederti discreta, in fondo alla sala: eri venuta proprio per me. Mi riaccompagnasti a piedi, lungo via Giolitti, verso la stazione Termini. Parlammo come sorelle che si vogliono bene, della lotta NO TAV e di quei boschi assediati dal cantiere, così amati da essere difesi caparbiamente, senza mediazioni possibili. Tu mi raccontasti della tua malattia, delle previsioni infauste e della tua decisione di dare battaglia, di strappare giorno dopo giorno il diritto alla vita e alla felicità. Mi raccontasti soprattutto del grande progetto a cui stavi lavorando, un archivio per tramandare i documenti e la memoria di anni ribelli e di storie che chiedevano ricordo e riscatto. La tua, la nostra Rossa Primavera è nata e vive, e tu con lei…”perché non muore il fuoco”. Alle nostre lotte, alla vita, Paola! Un abbraccio ad Alfredo ed a coloro che ti hanno amata».

Anche la RedStarPress ricorda le parole «con cui Paola ha salutato un mondo che, asciugandosi le lacrime, non smetterà mai di ricordarla per il coraggio con cui ha sempre sfidato il presente. La redazione della Red Star Press, onorata di aver potuto lavorare ai suoi libri, lista di nero le bandiere rosse che continueranno ora e sempre a svettare per lei».

«Un brindisi alla vita!», aveva scritto lei stessa, era il giorno della manifestazione per il decennale del referendum su acqua e nucleare,  nella dedica a Popoff di Vivere la tempesta. In lotta contro il cancro. «Confermo – ci ha scritto poi Paola – che nei prossimi giorni ti manderò una base per la proposta (videointerviste protagonisti delle lotte dagli anni Sessanta). Per la recensione pensavo, se va bene, visto che nel prossimo periodo sarai impegnatissimo, forse si potrebbe anche mettere il testo che ha scritto Nicoletta Dosio due tre giorni fa (e pubblicato sul suo account fb), così, ora, per non rinviare, poi si vedrà. E soprattutto vorrei parlassimo di quel progetto a cui tengo molto. Che dici? Ti giro qui sotto il testo di Nicoletta». Tardivamente, ecco dunque quelle parole di Nicoletta: «Viaggiare senza obblighi di lavoro. Felice di poter finalmente guardare osservando solo quello che mi va… Scrivere senza ansie, battute predeterminante, tempi tiranni. Scrivere per raccontare storie, tramandare memoria. La radice del presente e del futuro. Questo ho sempre fatto fuori dal lavoro, questo ora voglio fare in ogni minuto guadagnato alla malattia. Abbiamo due sole vite. La seconda deve essere il più possibile dedicata a me». Due vite: la salute e la malattia. Di questa seconda vita parla a noi e a sé stessa Paola Staccioli in Vivere la tempesta, il suo libro appena uscito da Red Star press. È la storia di una irriducibile resistenza che strappa al cancro giorni e anni, ben oltre l’infausto verdetto dei medici.Una lotta non facile prima di tutto contro il panico, che è più paralizzante della malattia stessa: «La paura può solo ingrigire il mio ultimo tratto di strada senza migliorare la realtà. Ma si sa, l’angoscia è a volte inafferrabile, corre più veloce della ragione».

L’ultimo post di Paola è del 28 luglio, lei non si vede. In primo piano la flebo.

«Questo gorgoglio alle spalle è rilassante. Naturale. È ossigeno. Vita. Dopo giorni di isolamento in reparti ospedalieri ora sono ricoverata di nuovo al Campus. Febbre, impossibilità di respirare autonomamente. Peggioramento del quadro della polmonite. E sempre in attesa di scoprire la causa. Sto facendo ripetute trasfusioni. Da giovane ero donatrice forse senza neanche rendermi conto dell’importanza. Grazie a chi da una parte di se per la vita degli altr+ Vi terrò aggiornati, per quanto possibile. Nella settimana è quindi saltato tutto. Anche la spedizione dei libri. Non mi prendete per matta ma in questo isolamento ora attenuato oggi mi verranno portate le copie prenotate e con la mano tremolante domani usciranno e sarà effettuata la spedizione».

Paola Staccioli ha pubblicato numerose opere sulla storia, cultura, tradizioni di Roma e vari reportage di viaggio. Dal 2003 ha sviluppato una proposta di “storia del presente”, per narrare, attraverso letteratura, teatro e altre forme di espressione artistica, i movimenti popolari e di opposizione dal dopoguerra a oggi. Nell’ambito di questo progetto ha curato la realizzazione di quattro raccolte di racconti di vari autori tra i quali Pino Cacucci, Andrea Camilleri, Massimo Carlotto, Erri De Luca, Francesco Guccini, Stefano Tassinari. Nei quattro volumi pubblicati si ricordano i manifestanti di sinistra uccisi nelle piazze d’Italia negli anni settanta (In ordine pubblico), le manifestazioni e le lotte operaie e studentesche nella seconda metà del Novecento (Piazza bella piazza), si affronta il tema della resistenza e dell’antifascismo (La rossa primavera). In Per sempre ragazzo (Tropea, 2011), poi, trenta scrittori italiani ricordano, attraverso testimonianze, racconti e poesie, Carlo Giuliani, il ragazzo ucciso a Genova da un carabiniere durante il G8 del 2001. Nell’ottobre 2011 è uscito un suo nuovo libro sulla storia di Roma declinata al femminile: 101 donne che hanno fatto grande Roma (Newton Compton). Nel 2012 sono stati pubblicati altri suoi due libri. Il primo Fatto a Mano (Iacobelli) raccoglie cento curiosità, guinness e personaggi dell’artigianato a Roma. Il secondo è un libro di racconti: Non per odio, ma per amore (DeriveApprodi), scritto insieme a Haidi Gaggio Giuliani, la mamma di Carlo Giuliani e con la prefazione di Silvia Baraldini. I racconti descrivono la vita – e la morte – di sei donne internazionaliste che a partire dalla seconda metà del ‘900 hanno dedicato la loro vita a una rivoluzione di un altro paese. Il lavoro di ricostruzione di memorie rimosse prosegue con Sebben che siamo donne, uscito nel gennaio 2015, dedicato a dieci donne italiane, prevalentemente militanti della lotta armata dagli anni Settanta del Novecento, che hanno perso la vita per ragioni legate alla loro attività politica. Le donne narrate nel libro sono Elena Angeloni (morta nella Grecia dei colonnelli), Margherita Cagol (Br), Annamaria Mantini (Nap), Barbara Azzaroni (Pl), Maria Antonietta Berna (Cpv), Annamaria Ludmann (Br), Laura Bartolini (Autonomia), Wilma Monaco (Udcc), Maria Soledad Rosas (anarchica), Diana Blefari Melazzi (Br-Pcc).

Nel suo contributo Una storia americana Silvia Baraldini ripercorre la propria esperienza personale. Ampie schede ricostruiscono la storia delle organizzazioni in cui hanno militato queste donne. Nel 2016 partecipa con un proprio racconto, dedicato ai lavoratori dell’Ilva di Taranto, al libro collettivo Mai senza rete (Marotta & Cafiero editori), realizzato dalla Rete Iside per promuovere una campagna civile per la salute e la sicurezza sul lavoro.

Dal 2016 ha raccontato la sua personale battaglia contro un cancro del polmone nel blog Le O2, sul sito di Repubblica.it, gestito insieme a Serena Ranieri. Nel dicembre 2016 ha costituito la Fondazione La rossa primavera, con l’obiettivo di difendere e creare sinergie tra:

1) La Memoria delle lotte di classe e dei movimenti. L’intento è di raccogliere e rendere fruibile un patrimonio documentario che rischia nel tempo di andare disperso, inserire documentazione on line, costruire percorsi multimediali. Un lavoro che non vuole ricercare o trasmettere una memoria condivisa, ma valorizzare la linfa vitale delle lotte di quella parte della società che si è identificata nei progetti più radicali di trasformazione politica e sociale. L’apporto e il cammino compiuti sono passi e tappe che possono aiutare il movimento attuale ad avanzare;

2) Il Presente delle lotte sociali e politiche. Lo scopo è favorire la creazione di una rete volta alla solidarietà, al sostegno e al rafforzamento delle forme più avanzate di opposizione di classe. Un “luogo” dove sia possibile leggere e intervenire nel presente attraverso l’analisi del passato, dove possano confrontarsi esperienze diverse per sostenere e promuovere culture e comportamenti militanti.

#lamemoriaèlotta

 

 

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