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Se ne è andato Paolo Ramundo, il compagno “Capinera”

Il 29 agosto, dopo una lunga malattia, è morto Paolo Ramundo promotore e leader de “Gli Uccelli”, architetto, animatore negli anni ’70 delle lotte per la terra e l’agricoltura sociale, fondatore della Cooperativa Agricola Sociale Co.Br.Ag.Or. Dal ’68 ad oggi un percorso d’impegno civile, sociale e politico controcorrente e fuori dagli schemi che lascia il segno

Con la morte di Paolo Ramundo (detto Capinera), l’ispiratore del gruppo degli “Uccelli”, Roma ha perduto un interprete del lato migliore della sua identità popolare, un uomo semplice, collezionista di 30 e lode, ma tanto discreto da sembrare ignorante e con un disarmante sorriso sulla bocca, dotato di scanzonata ironia, ma anche di una incrollabile fede nel fatto che il mondo, la vita, si possono e si devono cambiare in meglio.

Questo l’incipit della commemorazione di Paolo Ramundo che Paolo Portoghesi ha pubblicato ieri su “la Repubblica”.

Paolo Ramundo se ne è andato il 29 agosto, dopo una lunga ed inesorabile malattia. Un’assenza, un vuoto che si sente e sentiremo, a Roma e non solo. Colmato, però da un lascito di valori, di idee, esperienze, sogni e progetti che lascia il segno e che non possono essere abbandonati e devono essere portati avanti.

Da studente di Architettura – “collezionista” di 30 e lode, come ricorda Portoghesi – alla Facoltà di Valle Giulia, a Roma, porta la contestazione per le strade delle città, contro la retorica velleitaria delle assemblee e dei collettivi ed il leaderismo strisciante.

Lo fa nel 1967, attraverso un gesto fortemente simbolico: uscire dalle aule occupate e arrampicarsi sugli alberi. Come a dire, contrapporre alla pesantezza delle discussioni la leggerezza della libertà della provocazione come atto politico al tempo stesso simbolico e concreto.

Da questa azione libertaria, tanto silenziosa quanto clamorosa, probabilmente nasce, insieme a Martino Branca e Gianfranco Moltedo, il gruppo de “Gli Uccelli”, di cui era leader riconosciuto, che durante il ’68 e negli anni successivi si rese protagonista di azioni eclatanti.

A partire dall’occupazione, il 19 febbraio 1968 e per trentasei ore – complice proprio Paolo Portoghesi, allora, a meno di quarant’anni, Professore di Architettura – del tortiglione, la cupola sommitale del campanile della chiesa romana di Sant’Ivo alla Sapienza, considerata uno dei capolavori del Maestro del Barocco Francesco Borromini.

Un gesto che smosse, in qualche modo, le paludose acque in cui navigava in quel momento la contestazione a Roma e richiamò gli studenti in corteo con una fiaccola a sostegno e in difesa di questa azione inedita ed eterodossa. Piazza che non sarebbe stata, da allora, lasciata sgombra dalla protesta studentesca.

Teaser del Docufilm “1968 gli Uccelli: una storia mai raccontata”

La notizia fece il giro del mondo. Piero Sansonetti, allora liceale impegnato nelle assemblee studentesche ricorda su “il Riformista”, che, non a Parigi, a Berlino, a Milano o Torino, ma a Roma, con questo gesto, si diede effettivamente fuoco alle polveri del ’68.

Gli Uccelli sul campanile di Sant'Ivo alla Sapienza
Gli Uccelli sul campanile di Sant’Ivo alla Sapienza

“Quando la notizia della scalata di Sant’ Ivo venne pubblicata dal «Figaro», Max Ernst, l’inventore di Dada, scrisse una cartolina a Guttuso per esprimergli il suo entusiasmo”, ricorda inoltre Paolo Portoghesi su la Repubblica.

Una settimana dopo, il primo marzo del 1968, è il giorno della “Battaglia di Valle Giulia“, quando la tensione tra studenti che occupano la Facoltà è alle stelle, è l’occasione di una nuova provocazione.

“Quel giorno Gli Uccelli escono dalla Facoltà di Architettura di Valle Giulia occupata, in mezzo ai cordoni di celerini, pronti allo sgombero in tenuta antisommossa, con delle pecore sulle spalle. E ai poliziotti che gli chiedevano: «E voi chi siete?», «Pastori», rispondevano, «pastori di questa valle»”, ricorda ancora Piero Sansonetti.

Gli Uccelli erano gruppo eterodosso e a geometria variabile, che coinvolse molti altri studenti – tra cui Annachiara Zevi, figlia del grande architetto Bruno, Paolo Liguori (straccio), Roberto Federici (diavolo) e Giovanni Feo, dei quali Paolo, per età, era una sorta di fratello maggiore – e si rese protagonista di molte altre provocazioni.

Dal sacrificio di un agnello nell’Ara Pacis, al viaggio a Berlino per solidarizzare con le comuni. Dall’incursione al Politecnico di Milano per interrompere una assemblea con il getto degli idranti al viaggio Matera dove occuparono un vicinato dei Sassi in solidarietà con contadini sfollati nei villaggi dell’UNRA Casas.

Gli Uccelli a Matera
Gli Uccelli a Matera

“Poi, sorpresi dal fatto che alle donne non era consentito di partecipare alla vita sociale organizzarono in piazza una scandalosa festa in costume da bagno, sottoponendosi così a una specie di linciaggio al quale si sottrassero rifugiandosi in una caserma”, ricorda Portoghesi. Risultato: qualche giorno in guardina.

Altro capitolo significativo di questo percorso politico fu lo sbarco a Marsala, come i Mille, per andare a solidarizzare con i terremotati di Gibellina e aiutarli ad occupare gli uffici della Regione Sicilia, per protesta contro le precarie condizioni abitative del post-terremoto.

1968 gli Uccelli: una storia mai raccontata
1968 gli Uccelli: una storia mai raccontata

Alle gesta de “Gli Uccelli”, cura dell’Archivio del Movimento Operaio, è dedicato il bel documentario “1968 gli Uccelli: una storia mai raccontata” di Silvio Montanaro e Gianni Ramacciotti .

Non solo politica. Paolo Ramundo era provocatore anche come architetto e “artista“.

A metà degli anni settanta del secolo scorso, lanciò l’idea di trasferire il Monumento al Milite Ignoto da Piazza Venezia all’Eur, al posto del Palasport di Pier Luigi Nervi, che, a sua volta, doveva essere spostato ai piedi del Campidoglio. Propose, inoltre, di costruire un tunnel sull’argine del Tevere per ricongiungere il quartiere di Tor di Nona, che è situato alcuni metri sotto il piano stradale del lungotevere, al fiume e alla città.

Nel 1976, con Carlo Zaccagnini, Lorenzo Mammì e Isabella Rossellini, dipinse le pareti del quartiere di Tor di Nona con affreschi, di cui l’unica traccia che resta è il famoso “asino che vola“, simbolo, a suo modo, di una testardaggine che sa essere leggera.

Le battaglie politiche nelle periferie di Roma e la svolta dell’agricoltura sociale

Dopo il sessantotto, Paolo Ramundo aderì, con altri de “Gli Uccelli”, a Lotta Continua di cui divenne uno il punto di riferimento nella Capitale.

A metà degli anni settanta, però, Paolo matura la sua svolta politica a partire dalle battaglie politiche e di rivolta in vari quartieri di Roma, soprattutto nelle periferie, fino alla partecipazione come leader, alla stagione dell’occupazione delle terre nel 1977.

Proprio in quell’anno è tra i fondatori della Cooperativa Braccianti Agricoli Organizzati, Co.Br.Ag.Or., insediata in un vasto territorio agricolo occupato vicino all’ospedale San Filippo Neri e all’ex manicomio di Roma, il Santa Maria della Pietà – oggi Riserva Naturale dell’Insugherata e Parco Agricolo di Casal del Marmo, nel quadrante nord-est della Capitale – divenuta, negli anni eccellenza e punto di riferimento, non solo a Roma, per l’Agricoltura Sociale e Sostenibile. È nella cooperativa, di cui è stato, non solo anima e cuore, ma anche braccia, che Paolo Ramundo ha continuato a combattere le sue battaglie per oltre quarant’anni.

L'occupazione delle terre a Casal del Marmo
L’occupazione delle terre a Casal del Marmo

Pur conoscendo le gesta de “Gli Uccelli”, anche, ma non solo, attraverso il recente documentario, ho avuto il privilegio di conoscere Paolo Ramundo proprio nella sua veste di animatore dell’agricoltura sociale nell’ambito delle iniziative di RomAgricola, un movimento che raccoglie varie realtà, anche a livello nazionale, per promuovere un nuovo modello di rapporto tra tessuto urbano e campagna, a partire da Roma, la più grande città agricola d’Europa.

Anche lui era parte di questo esperimento trasformativo della città in un ottica di sostenibilità e partecipazione dal basso e ne era uno dei promotori. Ci mancherà la sua presenza, ma ci restano le sue idee e il suo esempio: cocciuto e leggero come l’asino che vola.

 

 

 

 

 

 

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