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Nucleare: costa più dell’eolico, per questo piace a Cingolani

Impianti pericolosi, scorie ingombranti, costi esorbitanti. Il nucleare fa schifo ma il governo è pronto a dire “è l’Europa che ce lo chiede”

«Stiamo attenti quando parliamo di nucleare. Qui si parla di tecnologie nuove che se mai funzioneranno lo faranno tra 10/20 anni, non si tocca il referendum sul nucleare. Noi aspettiamo la decisione della commissione europea come tutti». Ritirata (ma solo strategica) del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani che, intervenuto a Radio anch’io, ha risposto ad alcune domande poste dagli ascoltatori.

Ma poche ore prima, la sera del 3 novembre, con lo stesso cipiglio di chi inizia una frase con “io non sono razzista ma…” il controverso ministro aveva ripetuto: «L’ho detto, sono stato chiaro, lo ripeto: lo abbiamo escluso. Il nucleare, c’è un referendum», il nucleare di prima, seconda e terza generazione «abbiamo detto che non si fa». Poi, dice, «ci sono delle cose che si chiamano nucleare di striscio che potrebbero, se dimostrato, essere migliori di del gas. Allora io non so se questa cosa succederà. La vera rivoluzione sarà quando fra 70 anni forse avremo la fusione nucleare, cioè come funzionano le stelle». Insomma, sul nucleare cosiddetto pulito, Cingolani prende tempo: «Facciamo finire alla commissione la nuova tassonomia», ovvero la decisione su quale tecnologia sia green e quale no. «Poi gli Stati faranno le loro valutazioni». Qualcuno lo chiama ministro della finzione ecologica anche per questa sua inclinazione nuclearista che ha esplicitato spesso, ad esempio alla scuola dei quadri di Italia Viva, il partito di chi ha coniato lo Sblocca Italia, lo scorso settembre: il nucleare non deve essere un tabù, soprattutto ora che «si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione». E ancora: «Il mondo è pieno di ambientalisti radical chic ed è pieno di ambientalisti oltranzisti ideologici. Loro sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati se non facciamo qualcosa di veramente sensato». Sul nucleare, disse Cingolani, «si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante. Se a un certo momento si verifica che i chili di rifiuto radioattivo sono pochissimi, la sicurezza elevata e il costo basso è da folli non considerare questa tecnologia». Più o meno le cose ripetute al G20 e a Glasgow: «Vediamo quali sono le regole poi si fanno le strategie; non bloccherei lo studio di queste cose». C’è da scommetterci che, come per la tagliola del debito, anche per il nucleare, il governo è pronto a recitare il mantra “è l’Europa che ce lo chiede”.

La tassonomia verde Ue con ogni probabilità stabilirà, come ha chiesto a gran voce la Francia, insieme ad altri Paesi Ue, che l’energia nucleare può essere considerata verde, non producendo emissioni climalteranti. La Francia sta valutando di costruire i cosiddetti Small Modular Reactors, reattori a fissione molto più piccoli, e meno costosi, dei colossali impianti tradizionali. E la lobby dell’atomo prova a recuperare terreno. Chicco Testa, ad esempio, già ambientalista e ora a capo di Fise Assoambiente, la confindustria delle imprese private che gestiscono servizi ambientali. Bene, proprio a Testa pare «una vera follia che l’Europa, per inseguire le fisime dei tedesche, debba escludere il nucleare dalla tassonomia. Cosa che non succede per il gas visto che la Germania sta importando quantità enormi di gas che sarà il combustibile principale con cui alimenteranno la loro economia. Lo dimostra il fatto che hanno appena siglato un accordo con la Russia per altri 70 miliardi di metri cubi di gas». La ricetta sarebbe dunque «appoggiare questa proposta della Francia e di altri 10 paesi europei che è anche un modo liberarsi dalla dipendenza dalla Russia».

«Una vergogna scientifica che danneggerebbe gravemente l’agenda della finanza sostenibile dell’Ue e il Green Deal», gli risponde a distanza Henry Eviston, portavoce della finanza sostenibile presso il Wwf Europa al «non-paper» francese su gas e nucleare circolato tra paesi membri e Commissione nei giorni scorsi. Il documento, rincara la dose Eviston, «deve essere respinto dalla Commissione e osteggiato da tutti gli Stati membri», perché «con tutti gli occhi puntati sulla COP26, l’Ue deve mostrare una leadership climatica solida come una roccia». E anche Rifondazione: «Da Glasgow il ministro Cingolani rilancia i progetti della lobby nucleare dimostrando assoluta mancanza di rispetto nei confronti del popolo italiano che ha già detto no in due referendum. Cingolani e Draghi sono nemici dell’ambiente e estranei alla cultura ambientalista, il loro è greenwashing come testimonia il fatto che il governo vanti la collaborazione con la fondazione Rockfeller».

Legambiente, attraverso la sua campagna unfakenews realizzata insieme a La Nuova Ecologia e nata per contrastare le bufale ambientali, smonta anche alcune fake news sul nucleare, sintetizzate qui di seguito con domande e risposte. Il cigno verde ricorda che rispetto a questa tecnologia restano irrisolti tre problemi: la pericolosità degli impianti, il problema delle scorie nucleari e, infine, i costi esorbitanti.

Se utilizzassimo il nucleare la nostra bolletta elettrica sarebbe decisamente più bassa? No. Senza considerare i problemi della sicurezza, gli incidenti gravi e le scorie da smaltire, trent’anni fa questa affermazione poteva sembrare plausibile. Ma nei decenni i costi del nucleare sono saliti sempre di più, mentre quelli delle rinnovabili sono scesi a livelli sempre più bassi. Oggi il kWh di energia elettrica prodotto dal nucleare costa più del doppio dell’energia prodotta dal fotovoltaico o dall’eolico. Secondo il World Nuclear Industry Status Report, nel 2020 produrre 1 kilowattora (kWh) di elettricità con il fotovoltaico è costato in media nel mondo 3,7 dollari, con l’eolico 4,0 dollari, con il nucleare 16,3 dollari.

Con le tecnologie di IV generazione le centrali nucleari saranno sicure, senza nessun rischio per l’incolumità pubblica? No. Non esistono impianti industriali di quarta generazione e di conseguenza basi per tale affermazione. Le tecnologie di IV generazione prevedono inoltre lo sviluppo di reattori “veloci”, di tipo fastbreeder (autofertilizzanti), che presentano criticità di sicurezza maggiori e usano il Plutonio, che è il più radio tossico degli elementi radioattivi e, soprattutto, il più proliferante verso le armi nucleari.

Siamo rimasti fra i pochi Paesi al mondo a non investire sul nucleare. Questo ci condannerà alla subalternità? No. La Germania ha deciso di chiudere l’ultima centrale nucleare a fine 2022. E il successo elettorale dei Verdi nelle ultime elezioni rende improbabile una revisione di questa decisione. Nel mondo soltanto 13 Paesi hanno in corso progetti di costruzione di centrali nucleari. La vera subalternità la rischiamo nelle tecnologie delle fonti rinnovabili, se non vengono rimossi gli impedimenti burocratici che, ad esempio, stanno bloccando lo sviluppo del fotovoltaico. Ma il problema è soprattutto un altro: non c’è più tempo, entro il 2030 l’Italia deve raggiungere i propri obiettivi per il clima. Nel nostro Paese è impensabile costruire e mettere in servizio centrali nucleari che possano dare in tempo utile un contributo per il clima. E lo stesso Ad dell’Enel, Starace, ha riconosciuto poco tempo fa nella conferenza di Cernobbio che il nucleare non è per l’Italia una partita da giocare.

L’associazione ambientalista farà sentire la sua voce domani a Glasgow partecipando con una sua delegazione alla manifestazione dei FFF e a quella di sabato organizzata dalla COP26 Coalition.

 

 

 

 

 

#ChangeClimateChange

 

 

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