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283 a 1 a S.Maria Capua Vetere, chiesto un processo per 108 guardie

Violenze in carcere a S.Maria Capua Vetere: la procura chiede un processo per 108 tra agenti penitenziari e funzionari Dap

«Li abbattiamo come vitelli», «domate il bestiame», «chiave e piccone», dicevano gli agenti penitenziari nelle chat finite agli atti dell’inchiesta della procura sull’«orribile mattanza», la spedizione punitiva condotta da 283 guardie carcerarie nella prigione di S.Maria Capua Vetere nell’aprile del 2020.

«Dai filmati della “mattanza” sappiamo ora che, dei 283, uno solo ha cercato di frapporsi e limitare le violenze sui reclusi. Un percentuale che dice quel che c’è da sapere. E che dovrebbe preoccupare seriamente tutti i cittadini e forse prima ancora l’istituzione», ha scritto Sergio Segio nei giorni successivi all’emersione dell’inchiesta del quotidiano Domani, la scorsa estate, sul gigantesco episodio di malapolizia.

Ora è stata fissata per mercoledì 15 dicembre alle ore 9.30 nell’aula bunker del carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) l’udienza preliminare sulla richiesta di rinvio a giudizio per 108 dei 120 indagati dalla Procura sammaritana per le violenze sui detenuti. Si tratta di appartenenti al corpo della polizia penitenziaria e funzionari dell’amministrazione penitenziaria, per i quali i pm ipotizzano a vario titolo i reati di tortura, lesioni, violenza privata e abuso di autorità. Per essere precisi la mole di reati fa impressione: tortura pluriaggravata ai danni di numerosi detenuti, maltrattamenti pluriaggravati, lesioni personali pluriaggravate, abuso di autorità contro detenuti, perquisizioni personali arbitrarie, falso in atto pubblico anche per induzione, calunnia, frode processuale, depistaggio, favoreggiamento personale, rivelazioni di segreti d’ufficio, omessa denuncia, e cooperazione nell’omicidio colposo ai danni di un detenuto di nazionalità algerina Hakimi Lamine, deceduto nella casa circondariale Francesco Uccella il 4 maggio dello scorso anno.

Lo scorso 28 giugno è stata eseguita un’ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti di 52 persone, tra cui l’allora provveditore dell’Dap della Campania Antonio Fullone, poi interdetto dal servizio. Tra gli atti dell’inchiesta figurano numerosi video registrati dalle telecamere di videosorveglianza del carcere, nei quali si vedono le violenze ai danni dei detenuti eseguite come «punizione» per la rivolta scoppiata il 6 aprile 2020 a seguito di alcuni casi di positività al Covid-19 in carcere.

Nel frattempo le parti offese sono state trasferite in altri penitenziari tra centro-sud Italia però «non in carceri vicini, e possibilmente scelti in base all’assenza di prepotenze e violenze da parte dei custodi (il che forse non sarebbe stato facile), bensì in remote destinazioni, sino a 600 chilometri di distanza dalle famiglie. Giusto per premiarli del coraggio avuto, a proprio rischio, nel rompere il clima di paura e omertà e nel chiedere verità e giustizia.

I 42 detenuti sono stati, peraltro, prelevati in piena notte, a ribadire se ce ne fosse bisogno, la logica e lo spirito col quale questa “protezione” sia stata disposta ed eseguita. Lo hanno denunciato il Garante dei detenuti campano Samuele Ciambriello, assieme a quello di Napoli Pietro Ioia e a quella della provincia di Caserta, Emanuela Belcuore. Proprio Ciambriello aveva per primo, e da solo, 15 mesi fa denunciato i pestaggi, impedendo che calasse per sempre la coltre del silenzio e la coperta dell’impunità. Naturalmente, contro quei Garanti è già partita la virulenta campagna di attacco e delegittimazione da parte di alcuni sindacati dei poliziotti», si legge ancora nell’articolo di Segio.

Tra coloro che rischiano il processo vi sono Pasquale Colucci, comandante del Nucleo Operativo Traduzioni e Piantonamenti del centro penitenziario di Secondigliano e comandante del gruppo di ‘Supporto agli interventi’, tuttora agli arresti domiciliari, l’ex capo delle carceri campane Antonio Fullone, interdetto dal servizio, Tiziana Perillo, comandante del Nucleo Operativo Traduzioni e Piantonamenti di Avellino, Nunzia Di Donato, comandante del nucleo operativo ‘Traduzioni e piantonamenti’ di Santa Maria Capua Vetere; Anna Rita Costanzo, commissario capo responsabile del reparto Nilo (ai domiciliari), l’ex comandante della polizia penitenziaria del carcere di Santa Maria Capua Vetere Gaetano Manganelli (ai domiciliari).

 

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