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Il debito, l’arma di Draghi per strozzare le città

Draghi ha nostalgia della Troika e Napoli (e non solo) diventa Atene [Marco Bersani]

Sono in dirittura d’arrivo gli accordi tra Governo e alcune città metropolitane, che presentano un disavanzo pro-capite superiore a 700 euro. Stiamo parlando di Napoli (2303 euro), Palermo (1483 euro), Reggio Calabria (991 euro) e Torino (908 euro). A queste città, una norma della Legge di Bilancio 2021 riconosce per il periodo 2022-2042 un contributo complessivo di 2,67 miliardi, finalizzato al ripiano del disavanzo e all’ammortamento dei debiti finanziari.

Per chi pensa di trovarsi in un normale contesto di collaborazione tra istituzioni costituzionalmente riconosciute – Stato e Comuni- varrà la pena andare a verificare quali siano le condizioni per accedere all’erogazione del contributo.

Il Comune beneficiario si impegna ad assicurare per ogni anno dell’intero periodo risorse proprie pari ad un quarto del contributo ricevuto, da destinare ai medesimi scopi (ripiano del disavanzo e rimborso dei debiti finanziari) attraverso una serie di misure: incremento dell’addizionale Irpef, addizionale sui diritti di imbarco portuale e aereoportuale, piano di valorizzazione e alienazione del patrimonio comunale, riduzione strutturale del 2% annuo della spesa di parte corrente, snellimento della struttura amministrativa, contenimento della spesa per il personale in servizio, razionalizzazione delle partecipazioni societarie.

Il tutto sotto il rigido monitoraggio semestrale della Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali, operante presso il Ministero degli Interni, e dell’Agenzia delle entrate Riscossione, nonché la supervisione della Corte dei Conti, che può intervenire per la sospensione del contributo in caso di non ottemperanza ai vincoli imposti.

Come si può ben vedere, più che ad una relazione fra istituzioni, siamo di fronte ad un vero e proprio commissariamento da parte di uno Stato trasformatosi in Troika di quattro grandi città metropolitane, improvvisamente trasferite nella penisola ellenica.

E si ripete il copione dell’intangibilità del debito, scaricato sugli abitanti dei territori in termini di aumento di imposte e tariffe, di messa sul mercato dei beni comuni, di riduzione dei servizi pubblici e conseguente privatizzazione.

Il tutto avviene con la complicità delle amministrazioni locali, che corrono a firmare i cosiddetti piani di risanamento, invece di pretendere e rivendicare dallo Stato un intervento già previsto dalla normativa e volutamente disatteso da oltre due anni: l’accollo da parte dello Stato di tutti i mutui degli enti locali, la gran parte dei quali contratti con Cassa Depositi e Prestiti, al fine di ridurne drasticamente gli interessi – oggi da usura – che gravano sui bilanci dei Comuni.

Evidentemente intristito dalla mancata elezione a Presidente della Repubblica, Mario Draghi attraversa un periodo di profonda nostalgia di quando era parte della Troika e disponeva del destino delle popolazioni, senza noiose discussioni con i cortigiani che ora lo circondano.

E’ venuto il momento che le comunità locali si ribellino a questa indecorosa riverenza che ha l’unico scopo di espropriarle della ricchezza collettiva e della possibilità di un futuro dignitoso.

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