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#12D, lo sciopero è riuscito. Ma ora?

Un primo commento sullo sciopero generale. Sempre più urgente ricomporre i mondi che faticano ancora a trovare una convergenza su parole d’ordine unificanti

di Ensa

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E’ riuscito lo sciopero generale indetto da Cgil e Uil: adesioni di massa, si parla del 60%, alcuni milioni di lavoratori che hanno deciso di incrociare le braccia. Molti di loro, il sito Cgil parla di un milione e mezzo, hanno preso parte alle partecipate manifestazioni di Roma, Milano, Torino con Camusso, Genova – dove dal palco ha parlato Landini – e in altre 42 città. Hanno incrociato le braccia per 7 ore anche i ferrovieri, fino a poche ore prima precettati dal ministro Lupi che è stato costretto a una mediazione: il ritiro della precettazione in cambio della contrazione di un’ora dello sciopero. Hanno protestato contro il Jobs Act, le manovra economiche, la “buona scuola” e la riforma della Pubblica amministrazione anche gli studenti con cortei in 54 città.
E’ riuscito lo sciopero. Malgrado tutto e con manifestazioni numericamente rilevanti in alcune città. Va tenuto in conto che l’indicazione della mobilitazione generale arrivava solo nove giorni dopo l’approvazione del jobs act, che la Cgil, in alcuni territori, non si è spesa per questa scadenza con la stessa energia con cui aveva organizzato la manifestazione nazionale del 25 ottobre. E’ riuscito questo sciopero nonostante le ripetute manovre del governo Renzi per mettere all’angolo la Cgil con la collaborazione della stampa “amica”. Nelle principali città del nostro paese ci sono stati cortei massicci che hanno anche dovuto sopportare la repressione a bassa intensità della polizia. E anche stavolta importanti settori di movimento hanno intrecciato la scadenza del movimento operaio con le pratiche dello sciopero sociale.
A Milano centri sociali, studenti, precari e disoccupati raccolti nel Laboratorio dello Sciopero Sociale si sono dati appuntamento davanti al palazzo della Regione Lombardia. Un gruppo era vestito da babbo natale e voleva consegnare “regali” al presidente Maroni. Qualcuno è riuscito anche a superare la recensioni del Pirellone, poi la polizia in tenuta antisommossa è intervenuta con manganelli e gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti ed è stato scontro, come da immagine. Diversi contusi.
A Torino si segnalano scontri tra polizia e manifestanti in corso Regina Margherita, all’altezza del Rondò della Forca. I dimostranti, che si erano staccati dal corteo di Cgil e Uil, hanno tentato di proseguire lungo il corso forzando il blocco delle forze dell’ordine, che hanno risposto con una carica di alleggerimento. Fermati nove manifestanti.
A Roma un corteo dei movimenti partito da Porta Pia, dopo aver attraversato il quartiere di San Lorenzo, ha raggiunto la zona del Policlinico Umberto I. A piazza Galeno i manifestanti hanno occupato uno stabile in via Cisalpino dalle cui finestre hanno srotolato alcuni striscioni su uno dei quali c’era scritto “Il mondo di sopra si leva di mezza”. Dal megafono hanno poi dichiarato di protestare “contro l’ennesima provocazione dei fascisti davanti al campo nomadi di Monte Mario”. Polizia, carabinieri e guardia di finanza sono intervenuti in assetto antisommosa e con cariche per procedere allo sgombero del fabbricato. Importante l’iniziativa nella Capitale del Sindacato è un’altra cosa i cui attivisti, a Piazza Venezia, insieme agli autoconvocarti della scuola e ai militanti della lista Tsipras hanno raggiunto in corteo il Parlamento, per mandare un segnale forte al gruppo dirigente Cgil e a tutti i lavoratori presenti in piazza che la lotta deve essere contro le politiche di austerity del governo Renzi. Erano anni che non si riusciva ad arrivare in corteo fin sotto il parlamento. Dopo tanti slogan si è tenuta un’assemblea che ha ribadito la necessità di continuare la lotta e di andare avanti.
Due i cortei genovesi, più uno di studenti. Da Levante con i lavoratori del pubblico impiego, del terziario, del privato sociale e gli autoferrotranvieri dell’Amt. Da Ponente le fabbriche soprattutto. In piazza, dal palco, il leader Fiom Landini.
Almeno 30mila i manifestanti di Napoli: grande manifestazione sindacale nella quale è confluito un significativo corteo animato dai Clash city workers e un terzo corteo dell’area dello sciopero sociale ha fatto altro percorso e altra piazza. A Taranto la partecipazione allo sciopero è stata decisamente buona anche se il corteo di quella città non ha avuto le dimensioni di altre stagioni di lotta.
Lo sciopero, dunque, ha coinvolto diversi milioni di lavoratori che hanno risposto alla chiamata alla lotta da parte di due grandi organizzazioni sindacali in primis Cgil (la Cisl non ha scioperato e la Uil ha dimostrato di avere buone presenze in alcune città), un dato che dovrebbe far riflettere quei settori di sindacalismo di base che hanno scelto di non inserirsi in una dinamica di lotta che coinvolge i settori più avanzati della classe lavoratrice e milioni di lavoratori. Nonostante l’egemonia dei sindacati confederali, si aprono spazi per tutte le componenti del sindacalismo conflittuale se solo fossero capaci di inserirsi nelle contraddizioni esistenti. Unica eccezione che è la scelta operata da Si Cobas e Adl Cobas che invece hanno scelto di scioperare il 12 dicembre. Mentre le aree dei precari e dei centri sociali pur non partecipando ai cortei della Cgil hanno comunque scelto la giornata del 12 come giornata di lotta mettendo in campo delle azioni.
Va ammessa la scarsa partecipazione degli studenti nei cortei sindacali e la limitatezza dei loro cortei separati. Ovunque è sembrata quasi sottotono la presenza della sinistra radicale più attenta ai processi elettorali e, in parte, protesa nell’attesa quasi messianica della possibile condensazione organizzativa del “Patto degli Apostoli” in seguito a una scissione da “sinistra” del Pd. Quasi tutti i soggetti subiscono anche loro l’egeminia della burocrazia Cgil.
Il giorno dopo lo sciopero generale diventa ancora più urgente ricomporre i mondi che faticano ancora a trovare una convergenza su parole d’ordine unificanti: quello del lavoro tradizionale, che si mobilita e lotta quando le organizzazioni sindacali come la Cgil muovono i loro apparati (che hanno potuto contare comunque su una buona disponibilità degli stessi lavoratori) e il mondo dei precari, degli studenti, di “vecchi” e giovani lavoratori non sindacalizzabili da parte che si mobilitano con le aree più radicali di quella sinistra sociale che va dai luoghi occupati al sindacalismo di base e che con la parola d’ordine dello sciopero sociale aveva animato il 14 di novembre importanti mobilitazioni. Solo ricomponendo questi due mondi si potrà costruire un grande movimento di massa che a quel punto potrebbe sottrarsi al controllo delle burocrazie sindacali tentate dal miraggio di scampoli di concertazione. L’ottica con cui la burocrazia sindacale vorrà andare avanti con la lotta non è quella della cacciata del governo Renzi
La buona disponibilità che la classe lavoratrice ha dimostrato nella giornata del 12 dicembre obbliga la burocrazia sindacale ad andare avanti, anche perché il governo Renzi continuerà ad attaccare il sindacato ma più in generale il mondo del lavoro. Per questo diventa importante che il percorso dello sciopero sociale prenda delle iniziative per tenere alta la tensione nella società ed fare pressione quella stessa burocrazie confederale.

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