24.7 C
Rome
sabato 27 Luglio 2024
24.7 C
Rome
sabato 27 Luglio 2024
Homein fondo a sinistraDiario da Atene, proletari senza rivoluzione

Diario da Atene, proletari senza rivoluzione

La vittoria di Syriza appare triste e precaria, posta com’è sotto la spada acuminata di Damocle. Fuori dal palazzo c’è una popolazione impoverita e disillusa, che si prepara alla tempesta 

da Atene, Nicoletta Dosio

12038104_10206704854514977_63517141055124745_n

Nuvole di temporale nel cielo di Atene, stamattina; la gran luce si è spenta e un vento freddo spira dal mare.
La natura si fa metafora del momento storico.
La vittoria di Syriza appare triste e precaria, posta com’è sotto la spada acuminata di Damocle.
Con la sconfitta di Unità Popolare viene meno una presenza coerente e dignitosa che avrebbe potuto portare nel palazzo la voce delle lotte e si consolida un parlamento pericolosamente squilibrato a destra, che vede crescere Alba Dorata nel Dodecaneso e al nord lungo le vie dell’esodo migratorio, là dove i derelitti in fuga dalle guerre e dalla fame si assiepano alle frontiere della fortezza Europa. Rimane, sì, il KKE, ma isolato e asserragliato.
Fuori dal palazzo c’è una popolazione impoverita e senza illusioni, che si prepara alla tempesta che verrà. L’astensione dal voto è quasi del 50%, segno di chi deluso torna a casa, ma anche di quanti si preparano a trasformare la delusione in conflitto senza deleghe.
Ha veramente poco da gioire il futuro governo Tsipras: gli dei invidiosi e vendicativi che siedono sul trono della fortezza Europa ne hanno già decretato la resa senza condizioni o la morte.
lo sanno bene i sostenitori di Syriza, che dopo i balli e i canti della vittoria, spenti i riflettori delle televisioni, ripiegate le bandiere, sfollavano silenziosi da piazza Klaftimonos, verso i Propilei, incontrando il tendone di Unità Popolare, in quella piazza che, solo otto mesi fa, visse il tripudio della prima, grande, gioiosa vittoria collettiva che prometteva contro il memorandum lotta ferma e coerente.
Sotto quel tendone, ho seguito, insieme alla delegazione italiana, i risultati elettorali ed ho incontrato delusione sì, ma non abbattimento e men che meno pentimento; si respirava piuttosto la tranquilla tenacia di chi viene da lontano e sa adattare il passo alla strada che ancora lo aspetta: “abbiamo affrontato il golpe dei colonnelli, sapremo affrontare il golpe delle banche” ci ha detto un compagno nel salutarci.
La differenza la farà purtroppo il memorandum che da domani, secondo gli impegni, il governo uscito dalle urne dovrà applicare: allora si constaterà concretamente chi ha vinto e chi ha perso.
Dalla piccola stanza che è la mia casa ad Atene vedo scatenarsi la tempesta. Il giorno si è fatto notte; in cielo rotola cupo il carro di Zeus signore del tuono e del fulmine.
Oggi la città sembra precipitare nell’inverno, ma domani il sole tornerà a far splendere giardini e viali lavati dalla pioggia; e ci rimetteremo in cammino.

1 COMMENTO

  1. chi si è illuso che la rivoluzione deve essere pacifica dovrà ricredersi…………ricordiamoci della rivoluzione Francese……no pasaran

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento, prego!
Inserisci il tuo nome qui, prego

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Ultimi articoli

Una cinepresa puntata sulle banlieue in rivolta

La guerra civile che avanza. L'arte per leggere le eterotopie delle banlieu parigine [Luca Cangianti]

Dietro lo stallo del Nuovo Fronte Popolare, due strategie opposte

Francia, la sinistra è lacerata su un governo destinato a durare poco. I socialisti stanno inviando segnali di apertura al campo macronista [Mathieu Dejean]

E’ sbagliato tifare per la Nazionale? Noi compagni e il calcio

Europei: football, politica e società. Uno sguardo con gli occhi di un socialista inglese [Dave Kellaway]

Francia, la gauche in stallo, cresce l’impazienza popolare

Duello Ps-LFI per chi guiderà il governo del NFP. Ma intanto Macron punta a dividerlo. Se resisterà sarà solo per la pressione dei movimenti

Il passepartout del sionismo

L'accusa di antisemitismo e altre sfumature retoriche per negare le responsabilità di Israele nel massacro di Gaza