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Alan Shearer, riportando tutto a casa

Una strada lunga, percorsa con impegno e sacrificio, con Kevin Keegan in testa e il Newcastle nel cuore. È la carriera di Alan Shearer, il Geordie da 15 milioni

di Carlo Perigli

shearerInizierò da qui, da quando è partito inseguendo un sogno ed un pallone. Un sogno che restava a guardarlo, mentre lui se ne andava. Sapeva cosa stava facendo, l’ha sempre saputo, e forse è per questo che parlare di Alan Shearer è sempre così difficile. Su di lui il materiale non abbonda, e spesso si basa su leggende metropolitane, emerse nel corso del tempo per dare un tocco di colore ad una vita e una carriera tremendamente razionali e semplici da descrivere: impegno, determinazione e grinta. E passione, tanta, per ogni squadra con cui ha giocato. Dagli esordi al Southampton allo scudetto con il Blackburn, Shearer in campo ha sempre dato tutto, tenendo costante un impegno che l’aveva guidato da bambino tanti anni prima, quando con la maglietta del Wallasend Boys Club sognava di eguagliare le gesta di Kevin Keegan.

Perchè, alla fine, l’unico sogno per cui valesse la pena dare tutto era a tinte bianconere. Era il Newcastle United, la squadra della sua città, quella che ogni domenica al St. James Park raduna 52mila persone, circa un quinto degli abitanti della città. Capirete quindi che, da quelle parti, ciò che ogni padre desidera più di ogni altra cosa è vedere il proprio figlio indossare la casacca dei Magpies. E così era per Alan Shearer, operaio di Newcastle, che tutte le domeniche portava il figlio a vedere le imprese dei vari Beardsley e Keegan. Che poi, la leggenda vuole che il signor Shearer fece di tutto per indirizzare il piccolo verso il golf, sport ritenuto più nobile, utile a completare una scalata sociale che in quegli anni l’uomo cercava in maniera ossessiva. Per quanto affascinante però, sembra che questa storia sia destinata a rimanere nel mondo della fantasia. Perchè se Alan, il piccolo, crescerà con il gol come supremo piacere, il merito è del padre, fonte naturale di una passione trasmessa con tutto se stesso.

Il golf, per concludere il discorso, diventerà l’hobby preferito da Shearer in età adulta. Ma da bambino vive per due passioni: il calcio e il Newcastle. E Kevin Keegan, appunto, che tra il 1982 e il 1984 trascorre gli ultimi anni della sua gloriosa carriera sulle rive del Tyne. L’attaccante inglese diventa l’idolo di Shearer, che non perde occasione per vederlo all’opera. Al primo gol in bianconero, quando è sugli spalti con il padre, così come all’ultimo, visto da raccattapalle a bordocampo. Shearer è sempre là, a cercare di carpire i segreti del gol. Riesce anche a strappargli qualche battuta, quando vince un concorso indetto da un giornale locale, e passa una giornata ad allenarsi con i suoi beniamini. «Ma ero emozionato, e ho parlato veramente poco». Più che comprensibile.

shearerInsomma, mentre Keegan delizia Newcastle prima di appendere gli scarpini al chiodo, Alan Shearer inizia a gettare le basi del suo futuro. Tecnicamente non è particolarmente dotato, ma ha un dono, del quale si accorgono i sapienti occhi di Jack Hixon, pluridecorato talent scout del Southampton. «Ciò che mi ha impressionato fin da subito – dirà più avanti – è stato l’elemento competitivo nel gioco di Alan, il suo spirito combattivo. Non era particolarmente robusto, ma aveva una forza notevole».

A discapito di quegli stereotipi che vorrebbero i Geordies – nome attribuito agli abitanti di Newcastle – pigri e particolarmente dediti all’alcool, Shearer vive l’allenamento costante come suo unico vizio. Studia poco – «preferivo di gran lunga allenarmi che studiare, ma forse ora non dovrei dirlo» – ma sfrutta ogni attimo libero per cercare di migliorarsi, sia da solo che con il Wallasend, piccola squadra giovanile di un circolo ricreativo nella quale milita intorno all’età di tredici anni. Il Southampton se ne innamora, e lo convince, a discapito di altri club ben più blasonati, ad entrare nelle sue giovanili.



Troviamo così l’occasione per sfatare un altro mito, secondo il quale Shearer non sarebbe stato cercato dal Newcastle, o, secondo altre versioni, sarebbe stato impiegato come portiere per l’intera durata del provino. Tra i pali, lo ha rivelato lo stesso attaccante nella sua autobiografia, ci andò di sua spontanea volontà, ma solo per quindici minuti, all’interno di uno stage il cui esito fu comunque positivo. Ma allora, se il sogno di una vita era indossare la maglia del Newcastle, perchè scelse di trasferirsi a Southampton? «Quando fu il momento di prendere la decisione, la testa dominò il cuore e firmai per le giovanili del Southampton. Il mio istinto mi disse che era la cosa giusta da fare. Era un club più piccolo, con il quale avrei potuto crescere lontano dai riflettori».

La scelta, decisamente inattesa per un quindicenne, si rivela saggia. Con i Saints, in compagnia dei vari Tim Flowers e Matt Le Tissier, Shearer matura, rifilando una tripletta all’Arsenal all’esordio nella vecchia First Division, mentre con il Blackburn esplode definitivamente, vincendo due volte la classifica marcatori e conquistando lo storico scudetto del 1995. Protagonista anche negli Europei di casa, nei quali si laurea come miglior marcatore, Shearer capisce che il momento è maturo per spiccare il volo. Già, ma dove andare?

shearerSulle sue tracce ci sono i più grandi club europei. C’è il Barcellona, che terminato il ciclo Romario-Stoichkov sta cercando una stella da cui ripartire; c’è il Manchester United, che dopo la cessione di Mark Hughes – tra l’altro l’avversario per il quale Shearer ha nutrito più stima – sta cercando un partner da affiancare ad Eric Cantona, e infine c’è la Juventus neo-campione d’Europa, che sogna di affiancare l’inglese al giovane Alex Del Piero. C’è solo l’imbarazzo della scelta, ovunque verrà posta la firma, entro breve tempo Shearer verrà sommerso da trofei.

Ma se nove anni prima era stata la testa a dettare il passaggio, questa volta è il cuore a riprendersi il posto che gli spetta. Shearer ringrazia, ma è arrivato il momento di recuperare il terreno perduto, è giunta l’ora di firmare per il Newcastle United, per riunire la sua storia con quella di Kevin Keegan, che dal 1992 siede sulla panchina dei Magpies. Quindici milioni di sterline, la cifra più alta  mai pagata all’epoca da una squadra britannica. Il peso di una campagna acquisti faraonica, delle ambizioni di una squadra che vuole tornare a vincere, sono tutte su di lui, sul geordie che torna al suo posto per guidare la sua squadra del cuore. Ci si aspetta dichiarazioni in pompa magna, da salvatore della patria, superstar a cinque stelle pronto finalmente a risolvere tutti i problemi. Niente di tutto questo. Alla conferenza stampa Shearer sorride raggiante ed emozionato. “A volte penso di sognare. Alan Shearer che indossa le strisce bianconere, Alan Shearer che indossa la numero nove del Newcastle United. I Geordies sanno quanto questo mi faccia sentire orgoglioso. Non me ne andrò mai più, la mia vita è qui“. Non aveva cambiato squadra, era tornato a casa, portando con sé una valigia piena di gol. Niente genio né sregolatezza, la carriera del più grande attaccante inglese è il manifesto che ogni bambino dovrebbe leggere. E scusate se è poco.

Alan Shearer, riportando tutto a casa
www.storiedelboskov.it

 

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